Commercio

Vinitaly Restart: cool il rosè “Fuorilemura” della Cantina Crifo

A pochi giorni dalla conclusione del Vinitaly 2022, svoltosi a Verona dal 10 al 13 aprile 2022, è tempo di bilanci per la Cantina Crifo.

Ne parliamo col dott. Sebastiano Marinelli, presidente della nota Cooperativa ruvese.

Quest’anno si è tornati finalmente in presenza e l’edizione “Vinitaly Restart” non ha deluso le aspettative di produttori e buyer.

Il presidente Marinelli fa notare che se guerra e pandemia hanno ridisegnato la road map dell’export, aggiudicando il primato agli Stati Uniti che, comunque, rimane il maggior importatore con 2,2 miliardi di dollari l’anno investiti sul nostro vino, occorre registrare un netto calo di presenze tra clienti russi e cinesi. In verità il volume di acquisti del vino italiano nell’estremo oriente non ha mai superato il 3% dell’export made in Italy, venendo surclassato da Usa, Canada e paesi del nord Europa laddove c’è una forte fidelizzazione e richiesta di vino italiano.

D’altronde nel 2020 il calo delle esportazioni era stato di appena il 2% e alla sostanziale tenuta del 2020 è seguito un 2021 brillante con il nuovo record dell’export che ha superato i 7 miliardi di euro, a riprova del fatto che esiste un grande valore della filiera, una grande capacità del vino di essere l’eccellenza per antonomasia dei prodotti alimentari italiani.

Come Cantina Cooperativa –ci confida il presidente Marinelli– abbiamo registrato un buon riscontro con riferimento a 30 nuovi potenziali compratori, dislocati soprattutto nel nord Europa che auspichiamo ci possano fruttare vantaggiosi contratti di vendita in zone dove il vino italiano riesce facilmente a dimostrare tutto il suo indiscusso potenziale.

Ma a farla da padrone durante la tre giorni è stato certamente il nuovo “Fuorilemura”, il rosè Puglia IGP, ottenuto dalla vinificazione in riduzione di uve Nero di Troia, che da quest’anno si annovera nella gamma di prodotti Crifo. Già l’esordio, ad inizio anno, aveva fatto ben sperare, catturando il favore e l’entusiasmo dei consumatori, con quasi 7000 bottiglie esaurite in meno di due mesi.

L’etichetta, accattivante nella sua semplicità, riporta il testo dell’epigrafe lapidea, originariamente collocata su porta Noè ingresso principale della città di Ruvo, che ne riecheggiava gli antichi fasti (Quondam magna fui totum urbs celebrata per orbem, si modo non eadem splendida fama patet – Un tempo fui una grande città celebrata per tutto il mondo e se non sono più la stessa ne rifulge la splendida fama). Ed è proprio Ruvo di Puglia, sede di questa importante realtà vitivinicola italiana, ad essere omaggiata con questo rosé iconico che, coi suoi riflessi di luce primaverile e coi suoi sentori inebrianti di pesca e frutti tropicali, ne celebra la bellezza di terra rude ma faconda, carica di fascino, di cultura, di storia e di tradizioni.

Perché il vino può essere e deve essere anche poesia, leggiadria dell’essere. Come scriveva Mario Soldati “Il vino è come la poesia, che si gusta meglio, e si capisce davvero, soltanto quando si studia la vita, le altre opere, il carattere del poeta, quando si entra in confidenza con l’ambiente dove è nato, con la sua educazione, con il suo mondo. La Nobiltà del vino è proprio questa: che non è mai un oggetto staccato e astratto, che possa essere giudicato bevendo un bicchiere, o due o tre, di una bottiglia che viene da un luogo dove non siamo mai stati”.

 

Antonio Visicchio

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