Attualità

VINCENZO COLAPRICE RACCONTA LA STORIA DI DOMENICO DE PALO

Una ricerca intensa e meticolosa fatta per ridare storie ai ruvesi che hanno perso la vita da partigiani.

Grazie anche all’aiuto dell’Anpi, il ruvese Vincenzo Colaprice sta studiando per risalire alle origini di ciascun partigiano: “Mi permetto di aggiungere che in questi mesi è attiva una ricerca a Ruvo sul partigianato ruvese, che ha permesso di identificare i nomi di una settantina di partigiani riconosciuti ufficialmente e un numero largo e consistente di militari ruvesi internati nei campi di lavoro tedeschi”, ci spiega.

Dalle sue note preziose, riusciamo a risalire alle origini di Domenico De Palo a cui è stata intitolata una via a Prascorsano:

“Nato il 22/04/1923, fu Michele e Mazzone Biagia. Nasce a Monfalcone, nei pressi di Gorizia ma cresce a Ruvo di Puglia. Si arruola nei carabinieri ed entra a far parte della 6^ Divisione Alpina Giustizia e Libertà.
La Divisione nasce successivamente all’istituzione della Repubblica Sociale Italiana e alla pubblicazione del primo bando di chiamata alle armi di uomini e militari sbandati del 1° novembre 1943…
Nascono gruppi partigiani guidati dal tenente degli alpini Luigi “Bellandy” Viano e dal maresciallo dell’esercito Mario Costa, detto il “Diavolo nero”. Costa diventa un abile organizzatore inviso ai fascisti, che pongono una taglia sul suo capo. In seguito ad una delazione, Costa viene ucciso dai fascisti a Torino il 25/04/1944. La 6^ Divisione assunse il nome di Costa mentre il comando passò a Viano. A quell’altezza cronologica però De Palo era già morto.
La sua morte si inquadra nel contesto di mesi in cui tra l’autunno 1943 e la primavera 1944 calano considerevolmente le adesioni alla RSI e crescono i numeri dei renitenti.
La prima vera azione dei Moschettieri fu compiuta con un rastrellamento nell’Alto Canavese nei primi giorni del marzo 1944.
Lo storico Sergio Luzzato ha ricostruito questa particolare vicenda nel libro “Partigia”: il prefetto di Torino, Carnazzi e il capo della GNR, tenente colonnello Domenico De Filippi, mobilitano oltre 250 uomini tra militi e carabinieri che partono da Aosta dove i Moschettieri hanno sede. Il tenente Edilio Cagni è tra questi e presenta un dettagliato rapporto alla prefettura nel quale racconta il successo dell’operazione di rastrellamento. Attraverso quel rapporto si possono desumere le seguenti notizie: all’alba del venerdì 3 marzo la colonna del tenente De Filippi partì da Pont Canavese (Torino) muovendo verso ovest, direzione Sparone (Torino). Si spostò verso nord in montagna a Ribordone (Torino) e subì l’attacco dei partigiani. Diversi partigiani tentarono la tattica dell’attacco fugace subito seguito dal ritorno alle postazioni sui monti. Tuttavia nel corso di questi movimenti diversi partigiani furono catturati.
Il 4 marzo ripresero i rastrellamenti. Cani e militi si indirizzando verso sud costeggiando il monte Soglio fino a giungere a Prascorsano (Torino). Qui si consuma un attacco violento dei partigiani. Cagni da “grande” prova di sé e racconta nelle pagine di Luzzato: “scorgo, a cinque metri dalle nostre spalle, un borghese (in abiti borghesi e quindi non in uniforme, nda) che tranquillamente fa fuoco contro di noi. Gli impedisco di continuare a mezzo di una scarica di mitra che lo fulmina”.
Quel “borghese” è Domenico De Palo, che muore all’istante a neanche 21 anni compiuti. Il rastrellamento fu un successo e ne dette notizia “La Stampa”: nove furono i partigiani uccisi, cinque i feriti e quarantaquattro gli arrestati, oltre a cinque prigionieri di guerra e otto ostaggi (familiari). Si aggiunse un bottino di guerra in termini di automezzi sequestrati. Tra i repubblichini ci furonk tre morti e sette feriti. Di De Palo restano oggi una foto conservata presso l’Istituto storico della resistenza di Torino (oltre a documenti e dettagli della sua formazione partigiana) e la via intitolata a Prascorsano. A Ruvo in piazza Matteotti una lapide apposta sul municipio lo ricorda assieme ad altri due patrioti ruvesi deceduti: Vincenzo Ficco, fucilato in Grecia poche ore dopo l’armistizio dell’8 settembre e Saverio De Palo, il partigiano “Macchi”, figura di spicco della resistenza genovese””.

 

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