“Il viaggio di Darwish” al Museo Jatta, tra aroma di caffé al cardamomo e poesia
Era il 2008 quando un giovane attore veronese, in compagnia di un suo collega, Kamel El Basha (Coppa Volpi 2017, a Venezia) sale su una collina, a Ramallah, andando controcorrente rispetto a una fiumana di persone piangenti, declamanti poesie. Quel giovane attore era Bruno Soriato e quel giorno aveva appreso che era morto il «più grande poeta al mondo», come lo definì il Nobel José Saramago; era morto Mahmoud Darwish. «Un poeta che io non conoscevo, sino ad allora» ha ammesso.
A Marsiglia, quel giorno, un attore gerosolimitano, Jyas Jubeh, pedala per la città, quando un affranto signore algerino lo ferma e gli fa le condoglianze. Lui è stupito, ma poi apprende che è morto Darwish: piange perché non può essere lì, con il suo eroe, con l’eroe e il cantore dei Palestinesi.
In quel momento, per la legge delle connessioni che regola l’Universo, si intreccia un filo invisibile tra i due artisti, un filo che li condurrà a mettersi in viaggio insieme, a intraprendere “Il viaggio di Darwish”, in bicicletta.
Un viaggio fisico e metafisico che si snoda lungo la via Francigena del Sud, la via dei pellegrini, di coloro che raggiungevano i confini della Terra per ritrovare sé stessi e per riconciliarsi con Dio.
Ruvo di Puglia è stata una delle tappe di questo viaggio e il cortile del Museo Nazionale Jatta, ieri sera, è stato lo scenario di un reading letterario e di una conversazione al profumo di caffè al cardamomo, la bevanda che Darwish, grande fumatore, idolatrava. Un caffè prezioso per la ritualità della preparazione, degustazione e lettura dei fondi: un rituale che dura cinquanta minuti, nel corso del quale si intessono relazioni e si condividono storie, emozioni, poesie.
E in questo lasso di tempo, i numerosi spettatori che gremivano l’atrio di Palazzo Jatta hanno ascoltato Soriato e Jubeh che declamavano, in italiano e in arabo, gli immortali versi di “Murale”, il poema scritto da Darwish dopo essere uscito da uno stato comatoso, in cui la Morte lo ha sfiorato, in cui passato, presente e futuro lo hanno accarezzato e gli si son mostrati in diverse vesti.
Dinanzi alla dallah, il vaso di metallo con beccuccio allungato in cui si serve il caffè arabo, Soriato e Jubeh hanno intessuto una dolce conversazione, fatta di ricordi, giochi di parole con le lettere del proprio nome, pregno di profondi significati; hanno parlato del viaggio lungo la via Francigena («Si dovrebbe migliorare la relativa segnaletica»), di smarrimenti fisici, passi indietro, di meravigliosi incontri con le persone nelle città in cui si sono fermati; hanno offerto letture dedicate al caffè, la bevanda dell’ospitalità, la bevanda che fa sentire a casa propria lo straniero ovunque si trovi e che compone la propria identità. Come quella bella elegia del caffè tratta da “Una memoria per l’oblio”, scritta in occasione dell’assedio di Beirut nel 1982. La conversazione di Darwish con la Morte è il supremo esempio di come l’Arte sopravviva al Nulla: la Morte è sconfitta dai «poemi di Mesopotamia», dalle sculture, dalla musica. Il corpo d’argilla è sconfitto, ma lo spirito no.
Dietro i due artisti, campeggiava il logo, realizzato dal grafico Enzo Ruta, in cui le due iniziali in arabo di Darwish si trasformano in un viaggiatore. La serata si è conclusa con la degustazione di falafel e hummus, entrambi piatti arabi a base di ceci, con pane fatto in casa e vino locale.
La prossima tappa de “Il Viaggio di Darwish” è Bitonto.
L’evento letterario e teatrale itinerante è uno dei quarantaquattro progetti ammessi e finanziati, a seguito di partecipazione all’avviso pubblico, rientrante nel Programma “InPuglia365 ESTATE”, in linea con le strategie di marketing territoriale messe a punto con il Piano strategico regionale del Turismo Puglia365.
Inoltre, conclude la rassegna teatrale “Vedo il mare laggiù – Avvistamenti teatrali” (il titolo è tratto proprio dal poema di Darwish), curata dall’Associazione Culturale Kuziba, in collaborazione con Ascom Confcommercio. “Vedo il mare laggiù – Avvistamenti teatrali” ha fatto parte della rassegna culturale estiva “Relazioni“, organizzata e patrocinata dagli Assessorati alla Cultura, alle Politiche Sociali del Comune di Ruvo di Puglia.
«Voglio ringraziare – ha dichiarato Raffaella Giancipoli dell’Associazione “Kuziba” – tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione e de “Il Viaggio di Darwish”, che speriamo di portare all’estero anche grazie al vostro supporto, e della rassegna “Vedo il mare laggiù”, a dimostrazione che il teatro si può fare ovunque e che aggrega tutti, persone di ogni età».
La rassegna ha toccato, infatti, alcuni punti della città poco fruiti dal pubblico quali Piazzetta Turati, Largo Annunziata e Torre dei Guardiani, a 10 km dall’abitato. E anche rendere l’atrio di Palazzo Jatta scenario di una rappresentazione teatrale ha entusiasmato tutti, soprattutto la direttrice Elena Silvana Saponaro: «Il Museo deve diventare un luogo vivo, vissuto e ben vengano, quindi, queste manifestazioni. E dobbiamo ringraziare questa Amministrazione per tanta vivacità culturale».
«Io voglio ringraziare voi tutti per questa bella serata. – ha concluso l’assessora alla Cultura Monica Filograno – Voglio ringraziare tutti per aver condiviso con noi questo poema, questo linguaggio, per ricordare che tutti siamo stranieri».