“VETERA APULIAE: Ruvo crocevia di culture antiche nelle età preistorica, peucezia e romana”, un volume di Angelo Tedone
“L’antica città di Ruvo non ha mai fatto parte della Magna Grecia dal momento che Taranto era da considerarsi l’unica colonia esistente in una Puglia popolata da centri di ascendenza e culture peucezie (Ruvo, Bitonto, Ceglie del Campo, Rutigliano) che sono stati a lungo interlocutori e antagonisti nell’ambito culturale, commerciale, socio economico della grecità italiota ionica (Taranto, Metaponto) non avendo però origine greca”. E’ quanto emerso da attenti studi del prof. Custode Silvio Fioriello, docente di Archeologia classica presso l’Università di Bari nell’introdurre il capitolo sulla Ruvo Peucezia facente parte del volume ‘Vetera Apuliae, percorsi di culture antiche scritto da Angelo Tedone e pubblicato con il patrocinio del Consiglio Regionale della Puglia e dell’UNPLI Puglia.
L’autore quindi affonda le sue ricerche tese a far emergere l’appartenenza di Ruvo alla ‘Grecia minore’ costituita da villaggi disseminati da Adria Picena (oggi Atri) fino al litorale pugliese con diverse colonie come Ancona, Arpi, Salapia, Siponto, Canusium e Respa. La Magna Grecia, invece già dal 533 a.C. era divisa in corpi di repubbliche come la Locride, la Crotonica, la Sibarita, la Tarantina e la Metapontina. Quando divenne dominio di Roma, la Magna Grecia perse la sua autonomia con l’insediamento delle colonie latine.
Già a partire dal Paleolitico medio la posizione geografica di Ruvo ha sempre favorito lo sviluppo di attività umane anche se la fase più documentata resta quella della Peucezia testimoniata da tante sepolture monumentali con ricchi corredi. Già dal XIII al XII sec. a. C. nella contrada Arena si stabilirono gli Japigi seguiti dai Pedicli e dai Peucezi come testimoniato da oltre 70 tombe di tufo carpino rinvenute anche nelle contrade Baciamano e Colajanni. Abitavano in villaggi costituiti da capanni su terreni fertili, con sorgenti di acqua, difesi da un muraglione.
Giungendo dalle coste dirimpettaie approdarono a Respa (variante di Rhyps) una cala marina che conduceva al Pulo adottata come zona di stazionamento, e quindi a Ruvo attraverso una mulattiera (oggi sp. Molfetta – Ruvo) lungo la quale sorsero piccoli villaggi, Molti oriundi provenienti dalla Grecia elessero quindi Ruvo e molti appezzamenti della Murgia in direzione Altamura come loro dimora servendosi appunto di quella mulattiera (denominata via orientata) che con il trascorrere del tempo divenne via istmica spingendosi fino a Metaponto.
Angelo Tedone si sofferma anche sugli itinerari fluviali costituti da ampi letti di acqua che collegavano la Murgia al mare (diventati poi lame) e sul collegamento tra Tirreno e Adriatico dovuto al congiungimento tra i fiumi Sele e Ofanto che permise scambi commerciali con gli Etruschi. Quindi Ruvo può essere descritta come crocevia di diverse culture in quanto nelle epoche successive altre vie come la Minucia, la Gella e la Traiana, grazie alla via orientata potettero collegarsi con la via Appia in prossimità di Altamura. Successivamente, siamo nel 1600, alcune di quelle mulattiere si trasformarono in ampi tratturi che hanno permesso per diversi secoli alle greggi di Abruzzo e Molise di raggiungere la Puglia per svernare
Ruvo può ritenersi a pieno titolo crocevia di strade antiche sin dall’epoca peucezia anche perchè era centro indigeno dominante (solo nel 789 d.C. sorse Bisceglie, Molfetta nel IV sec. d.C.,Trani e Corato dopo il 1000) dell’Italia inserito in una rete commerciale soprattutto di materiali (ora ritenti reperti archeologici) connessa anche alle vie dell’ambra proveniente dall’Etruria adriatica.