Una Ruvo di Puglia ferita pronta a ripartire: "Gli animali non si toccano!"
In due sacchi neri di plastica, accanto alla mangiatoia, sono stati riposti, dai veterinari della ASL, le ventuno galline e i cinque conigli trovati morti, questa mattina, da chi li aveva voluti rendere protagonisti del Presepe artistico di Piazzetta Le Monache.
Questi sono i fatti, raccontati da un’affranta ma lucida Tina Caldarola che, con suo marito Vincenzo, ha realizzato l’opera:
“Questa mattina, verso le 7.40, mi sono recata al Presepe per spegnere le luci. Lì, dinanzi alla mangiatoia, ho trovato un cane accovacciato e un altro che dormiva nella culla. Mi sono meravigliata del fatto che si trovassero lì, visto che noi chiudiamo tutto ogni sera. I cani erano tranquilli, tuttavia. Mi sono avvicinata al quadro elettrico che si trova di fronte al pollaio e lì ho sentito ringhiare. Mi sono voltata e ho visto uno spettacolo orrendo: le galline e i conigli straziati, morti e un cane che mi fissava. Non ho toccato nulla, spaventata sono andata a casa e ho chiamato i Carabinieri per denunciare tutto.”
Poco dopo sul posto sono arrivate le Forze dell’Ordine e i veterinari della ASL che hanno accertato la morte degli animali per morsicatura: una gallina era dilaniata; le altre, come i conigli, presentavano morsi sul collo che li hanno soffocati. Sul posto è giunto anche il sindaco Chieco che si è messo subito a nostra disposizione: mi sono sfogata! Perché non c’è un sistema di vigilanza? Perché mancano telecamere?”
Una cosa è certa: l’atto efferato è di matrice umana.
Quindi, l’ipotesi avanzata dai volontari del canile potrebbe essere confermata e cioè che ignoti si sono intrufolati nel presepe, uccidendo gli animali e poi abbiano fatto entrare i cani per mascherare l’eccidio.
I cani, microchippati, sono del Comune di Ruvo di Puglia e sono stati lasciati liberi. Sono cani che, di solito, frequentano altre zone: perché si trovavano lì?
Una cosa, poi, è parsa subito strana: come può un solo cane aver compiuto una tale carneficina? E’ chiaro che, per quanto i cani sotto accusa siano mansueti, l’istinto predatorio riaffiora sempre, ma qui si tratta di una strage, ventisei animali sono stati uccisi. Un gesto feroce. Troppo per un animale, sia pure affamato.
Ma perché, poi, nessuno è stato svegliato dai versi degli animali? Nel pollaio si trovava anche un’anatra che è stato ferita ed è stata medicata dal dott. Roberto Gramegna, veterinario, questa mattina: mentre si trovava tra le mani amorevoli di Tina e del veterinario, la bestiola si lamentava, flebilmente e chi si trovava all’ingresso del presepe udiva chiaramente i lamenti. Possibile che tutti quegli animali, nella notte, quando si ipotizza sia avvenuto il fatto, non abbiano emesso alcun verso?
Un altro particolare: la gabbia dei conigli, nel pollaio, era chiusa con una retina fissata da puntine, trovata, poi, sollevata.
Non sono mancate le polemiche da parte degli animalisti, vicini sì alla famiglia Caldarola ma, al contempo, critici nei confronti della decisione di tenere gli animali all’interno di un presepe, per quanto lodevoli siano le intenzioni.
“Noi lo facciamo per i bambini!” è il commento di Tina Caldarola.
Il vero problema è la mancanza di vigilanza, necessaria sempre e, soprattutto, in questo periodo.
Accanto al problema della vigilanza, c’è quello della sicurezza e incolumità. Un residente della zona ha fatto notare che quella del presepe in Piazzetta è una bella iniziativa ma esso è costruito adiacente ad abitazioni che hanno poche vie di fuga. Ora, se si dovesse sviluppare un incendio, visto che il presepe è interamente costruito in legno, ci sarebbero grandi rischi per l’incolumità delle persone.
Intanto, è partita, tra i ruvesi, una gara di solidarietà per pagare le spese veterinarie necessarie a curare l’anatra ferita. Il presepe, poi, presto sarà ripopolato da nuovi ospiti: altri conigli e altre galline, secondo quanto riferito da Tina Caldarola.
Essendo impossibile un trasferimento quotidiano degli animali in posti più sicuri, l’unico rimedio è quello di aumentare la vigilanza.
(Foto di Veronique Fracchiolla)