Un nuovo radiofarmaco per la diagnosi precoce delle patologie intestinali
La Medicina Nucleare dell’Ospedale Di Venere è la prima in Puglia a dotarsi di una innovativa metodica diagnostica che dà un contributo prezioso per individuare precocemente determinate patologie gastroenterologiche: si tratta della scintigrafia dell’intestino con acido tauroselcolico (nome commerciale SeHCAT), gold standard per diagnosticare il malassorbimento degli acidi biliari, patologia che colpisce un numero relativamente ridotto di pazienti, ma che può essere individuata agevolmente e rapidamente solo con il metodo scintigrafico.
Grazie al recente rinnovo e ampliamento dell’autorizzazione alla detenzione dei radiofarmaci compreso l’acido tauroselcolico marcato con 75Se, la Medicina Nucleare della ASL di Bari può avvalersi di una modernissima attività diagnostica, non invasiva, a supporto e a beneficio dei gastroenterologi, specie nei casi in cui c’è bisogno di verificare l’ipotesi del malassorbimento degli acidi biliari. Una indagine, questa, dotata di alta specificità e sensibilità, che finora costringeva i pazienti a spostarsi in altre regioni e che, al contrario, d’ora in poi, è a disposizione della utenza della provincia di Bari e dell’intero territorio regionale, anche grazie alla posizione geografica strategica dell’ospedale Di Venere.
“Si tratta di una svolta significativa per l’ampliamento della offerta assistenziale della Medicina Nucleare – commenta il direttore generale ASL Antonio Sanguedolce, – l’introduzione di questa metodica di nicchia valorizza ancora di più l’attività della Medicina nucleare che offre servizi trasversali, a supporto di diverse branche specialistiche ed è un pezzo importante del percorso dei pazienti oncologici all’interno della ASL”.
A spiegare nel dettaglio in cosa consiste il nuovo studio dell’intestino, è il direttore della UOC Medicina Nucleare, il dottor Domenico Rubini. “Il radiofarmaco di nuova introduzione per lo studio del malassorbimento degli acidi biliari è l’acido tauroselcolico marcato con 75Selenio – spiega il dottor Rubini – grazie al quale si può documentare con certezza e agevolmente, con immagini planari, il malassorbimento degli acidi biliari e consentire così ai gastroenterologi di prescrivere la terapia più adeguata; la metodica vanta alta sensibilità e specificità, ed è in grado di predire la risposta alla terapia”.
L’impiego di farmaci radioattivi a fini diagnostici è fondamentale nello studio di numerose patologie, specie in ambito cardiologico, oncologico, neurologico, ortopedico.
L’offerta assistenziale della Medicina Nucleare della ASL sarà ulteriormente potenziata a partire dal mese di marzo anche con la terapia medico nucleare delle patologie benigne della tiroide, grazie al recente rinnovo e ampliamento dell’autorizzazione alla detenzione dei radiofarmaci e all’arruolamento di personale esperto. Quello del Di Venere è l’unico centro in provincia di Bari a disporre di tale possibilità terapeutica per le patologie benigne della tiroide (ipertiroidismi).
La Medicina nucleare opera soprattutto in ambito cardiaco. La maggior parte delle 4mila prestazioni effettuate ogni anno dalla Unità operativa riguarda infatti lo studio delle problematiche cardiovascolari. In particolare l’esame più richiesto è la scintigrafia per lo studio della perfusione miocardica che viene effettuato con una gamma camera ibrida, sistema SPET CT, capace di fornire immagini di altissima qualità in quanto unisce la medicina nucleare con la radiologia CT e che sarà presto affiancata da una ulteriore analoga tecnologia acquisita con fondi PNRR nell’ambito del piano di ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero.