Un murale per il Palazzetto dello Sport di Via Colombo
Chi entra nel Palazzetto dello Sport di Viale Cristoforo Colombo sarà attratto dalle barbute teste e dalle delicate rocce corallo fluttuanti negli angusti spazi della parete laterale.
E’ l’opera di “urban art” realizzata da Patrizia Mastrapasqua, nota illustratrice pugliese, e da Andrea Casciu, conosciuto street artist sardo.
L’opera è l’eredità visiva dell’evento “Desiderare Desiderio”, organizzato da “La Capagrossa Coworking” nell’ambito della rassegna “Evoluzioni”.
“Desiderare Desiderio” ha consentito, dal 12 al 14 settembre, con il laboratorio di autocostruzione e un singolare pic nic, di scoprire nuovi modi di vivere le periferie urbane, spesso grigie, asettiche, pagine vuote da scrivere.
E un nuovo modo di vivere la periferia è colorarla, renderla vitale attraverso inconsuete espressioni artistiche.
Ivan Iosca, una delle anime de “La Capagrossa Coworking”, dice della street opera: “Questo esperimento di Arte Urbana nasce dalla necessità di fare ricerca sulla produzione di nuovi punti di vista. E’ un’opera che grida, forte di colori, immagini di desiderio. Andrea Casciu indaga il volto dell’uomo, costruisce una nuova identità del luogo e Patrizia Mastrapasqua, con le sue rocce fluttuanti, ne denuncia la perdita di peso”.
Gli fa eco lo street artist Casciu : “Non abbiamo voluto conferire al murale un significato recondito. Il lavoro nasce da alcune suggestioni, come il nome dell’associazione culturale che ha creato e promosso l’evento, “La Capagrossa” ed il nome del workshop “Desiderare Desiderio”. I grandi testoni si schiudono per rivelare idee e desideri, le grandi rocce fuoriuscite da questi personaggi-contenitore fluttuano in contrasto con la loro apparente pesantezza. La scelta dei colori è legata al nostro lavoro personale, io lavoro principalmente in bianco e nero e Patrizia usa tonalità molto sature.”
Patrizia ci racconta, poi: “Una delle cose belle che mi ha colpito è stato il rispetto per il nostro lavoro. Chi veniva al Palazzetto parcheggiava l’auto altrove pur di consentirci di lavorare serenamente. Gentilissimi e pazienti. Questo lavoro lo dedichiamo a loro e a tutti gli altri ruvesi.”
Abbiamo rivolto alcune domande a Ivan:
Prima hai parlato di esperimento nato per la ricerca sulla produzione di nuovi punti di vista: cosa significa?
“Significa che abbiamo fame. Abbiamo la necessità di scoprire il significato dei luoghi, meglio ancora: costruire. Molti sfuggono alla definizione di senso, risultano anonimi, quindi incompleti. E nel cittadino questo si amplifica: si riduce il senso di appartenenza e di appropriazione; il contesto in cui vive non è suo, non gli è pertinente.
Vedere con occhi nuovi ci educa alla cura e alla consapevolezza. Andrea Casciu e Patrizia Mastrapasqua sono stati in grado di dialogare su questi temi: Andrea indaga il volto dell’uomo, lo scompone, lo analizza, ricavandone relazioni sempre nuove; Patrizia mi fa pensare alla perdita di peso, all’assenza di gravità. E insieme mi ricordano Magritte e i suoi paradossi visivi: elementi irreali che costruiscono speranza. Visitatelo con occhi nuovi.”
Perché il Palazzetto dello Sport?
“A dire il vero non esiste una relazione tra il significato del Murale e il muro che lo ospita.
Abbiamo ricercato e mappato una decina di muri interessanti, su edifici di carattere specialistico, nella periferia prossima allo spazio di Coworking che a breve apriremo. Definire un tema per ogni edificio sarebbe stato complesso. Il Palazzetto era la nostra seconda scelta; la prima, per motivi tecnici è venuta meno (ma noi non demordiamo).”
Perché avete voluto inserire in “Evoluzioni”, tra gli altri eventi, questo esperimento di arte urbana? E’ forse un messaggio agli amministratori per replicarlo in altri luoghi?
“Evoluzioni è un po’ come il solco che si traccia sulla sabbia per cominciare un disegno: fondante, materno. “Desiderare desiderio” doveva farne parte. Ringraziamo l’Assessora alla Cultura Monica Filograno per il supporto e la disponibilità. Non dimentichiamo comunque gli sforzi fatti dall’ex Assessore Pasquale De Palo, che in noi ha creduto per primo, definendoci “germogli”.
Il lavoro da fare è immenso e come dicevo prima, non demordiamo. Ma oltre il Murale c’è stato un secondo esperimento di arte urbana, a tratti più interessante, perché basato sull’interazione tra persone. Il 14 settembre, nei pressi dello Spazio Coworking, in Via Martiri delle Foibe 23, abbiamo proposto un “Pic Nic Urbano”: un momento senza lo sfarzo del convivio. Ognuno ha portato il proprio cibo e l’ha condiviso col proprio vicino. I ragazzi del workshop di autocostruzione in legno, hanno progettato e realizzato i sistemi di illuminazione per la serata. Abbiamo avuto circa cento ospiti; una festa magnifica che ha permesso loro di rivalutare un luogo, la piazza progettata con i fondi del “Contratto di Quartiere (Decreto del Ministero LL. PP. 22.10.1997)” fino a quel momento, per alcuni sconosciuta. Gli abitanti hanno colto lo spirito e in quantità ridotte ma esemplari hanno interagito aiutandoci nella realizzazione. Gesti semplici che però attendono il caos.
Ragionare sulla costruzione del senso dei luoghi ci interessa e all’Amministrazione è chiaro. La loro costante presenza ci supporta e ci carica.”
Progetti, esperimenti creativi, “playable”, per una città più a misura di uomo.
Intanto il murale è un’opera di forte impatto che, come tutte le espressioni artistiche che “danno scandalo” perché inusuali secondo il senso comune, solleverà qualche polemica.
Ma molti desidereranno che questo esperimento di arte urbana sia replicato. In altri spazi da vivere o da rivivere.
(La foto in evidenza è di Valentina Caldarola; le altre foto sono di Veronique Fracchiolla)