Politica

UN ANNO FA L’ELEZIONE DI PASQUALE CHIECO A SINDACO DELLA CITTA’

Lo scorso 19 giugno 2016, i ruvesi si recarono alle urne per eleggere il primo cittadino della propria città. Fu corsa a tre: astensionismo, Pasquale Chieco e Antonello Paparella. Con il 56% dei voti a vincere fu il candidato del PD, Sinistra Ruvese, Ruvo Futura e Movimento Schittulli, una vittoria netta malgrado le sensazioni della vigilia.

Il 24 giugno fu proclamato sindaco della città esprimendo da subito una dichiarazione forte e incisiva: “Sarò il padre putativo di tutti i ruvesi”.

Da quel momento in poi, Ruvo di Puglia è stata proiettata verso un cambiamento che non sempre è stato accettato di buon grado. Una visione differente della città, ponendo le basi del suo mandato sul sociale e su una visione della politica partecipativa.

Le casse a secco non gli hanno consentito di realizzare quello che ogni sindaco vorrebbe per la propria città e così nei bandi regionali ed europei ha intravisto la chance per rilanciare comunque la città.

Ha riposto piena fiducia in una giunta composta da tecnici, professionisti con l’handicap di non essere tutti ruvesi. Per questo i 365 giorni sono serviti soprattutto per ambientarsi e provare a dare uno slancio differente a una città imballata.

Un anno faticoso, difficile da gestire con alcune criticità emerse e che hanno reso il suo percorso ancor più complicato. “Non ho la bacchetta magica” ha chiosato più volte, respingendo le accuse di chi criticava aspramente il suo operato.

Sin dalla sua elezione la cronaca lo ha spesso messo a dura prova. Era il 12 luglio, quando la tragedia ferroviaria colpì l’intera Regione. Subito in prima linea, fu da valido sostegno per i familiari di Antonio Summo e per la città intera. Erano i primi giorni con la fascia tricolore addosso, di certo molto difficili anche dal punto di vista emotivo.

La partecipazione totale dei cittadini è stato un suo “diktat” dimostrato con i fatti a vari livelli. Ha dovuto tener botta a varie emergenze e a problemi ereditati dal passato. Ha fatto i conti con la fase di ambientamento e la conoscenza di una città molto particolare, ma al tempo stesso piena di energia positiva. Giovani in prima linea, mentre nell’ordinario l’immobilismo ha regnato con alcuni atavici problemi rimasti tali.

Dicembre è il mese della “barca” in Piazza Matteotti e delle “Luci d’Artista”, ma mentre si pensa al turismo e alle sue sfaccettature, la Città Metropolitana chiude la sede dell’I.T.E.T. costringendo sindaco e giunta a fare i salti mortali per trovare soluzioni per tamponare la problematica. Poi è la volta della criticità emersa a Palazzo Avitaja, con gli uffici trasferiti altrove per consentire la realizzazione di alcuni lavori di “somma urgenza”. L’unico intervento effettivo alla macchina amministrativa che urge di scossoni immediati.

Non sono mancati gli “scontri” spesso duri e aspri specie con l’opposizione, un qualcosa a cui la città non era abituata. Un modo di fare per nulla gradito sul quale dovrà lavorare molto, per cercare di essere meno istintivo. L’anno nuovo comincia con un’emergenza “neve” da ricordare: gelo e freddo che hanno paralizzato il territorio, con alcune zone rimaste isolate per diverso tempo.

Chieco sempre in prima linea su ogni fronte: dai rifiuti alle problematiche legate al commercio; dalla volontà di ridurre le tasse allo spazio da destinare alla cultura.

Alla ricerca dell’affermazione della bellezza e della legalità, l’incendio alla casa di campagna sfiancano lui e la sua famiglia. Un duro colpo al quale trova la forza di reagire parlando di “bellezza” e sottolineando a chiare lettere di non modificare il suo operato.

Porta a compimento gli accordi sulle cooperative edilizie già pre-esistenti con i comparti “A” e “L”, ma sul versante “C” e “M” tutto è rimasto invariato. E’ attorno a questa questione che ruota il futuro della città, perchè senza liquidità è difficile pure immaginare ogni tipo di intervento strategico che dia impulso alla città.

Poi è la volta dei problemi legati alla differenziata, alla non abitudine dei ruvesi a differenziare in maniera corretta. La strada dei mastelli microchippati è il primo passo verso il rispetto delle regole e l’avvio di una fase qualitativa della raccolta che porti a un risparmio concreto.

C’è tanto da lavorare, occorre rimboccarsi le maniche.

 

 

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