Truffe su mascherine e gel, perquisizioni anche a Ruvo
Perquisizioni in 30 società di 22 comuni della provincia di Bari sono state eseguite dalla Guardia di Finanza nell’ambito di una indagine su presunte manovre speculative, fraudolente e truffaldine nella commercializzazione di mascherine protettive e dei presidi medico-chirurgici disinfettanti (30mila i prodotti sequestrati), «approfittando – spiega la Procura – dell’attuale contesto emergenziale di natura sanitaria che sta interessando il nostro Paese a causa della sempre crescente diffusione di Coronavirus».
Durante le perquisizioni sono state sequestrate mascherine protettive, gel e salviette per le mani per un valore commerciale di circa 220mila euro.
I titolari delle imprese commerciali sottoposte a perquisizione, prevalentemente operanti nei settori della produzione di cosmetici e del commercio all’ingrosso, al dettaglio e anche attraverso piattaforme di e-commerce, di saponi, detersivi, profumi, erboristeria e ferramenta, sono di nazionalità italiana e cinese.
L’attività dei militari, disposta dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, ha riguardato i comuni di Acquaviva delle Fonti, Altamura, Andria, Bari, Bitonto, Capurso, Castellana Grotte, Conversano, Gioia del Colle, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Locorotondo, Minervino Murge, Modugno, Mola di Bari, Monopoli, Noci, Palo del Colle, Polignano a Mare, Putignano, Ruvo di Puglia e Toritto.
«La presente attività costituisce una chiara testimonianza dell’attenzione rivolta da questa Procura e dal Comando provinciale dalla Guardia di Finanza di Bari, in un momento di particolare emergenza sanitaria ed economica dell’intero Paese, nel contrasto di ogni forma insidiosa di illecito economico con fini speculativi». E’ quanto si legge in conclusione della nota della Procura di Bari che ha disposto perquisizioni e sequestri di mascherine e gel igienizzanti nell’ambito di una indagine sulla commercializzazione di prodotti legati all’emergenza coronavirus.
«Il commercio di prodotti attinenti alla salute o di primaria necessità – si legge nella nota – rivenduti a prezzi aumentati ingiustificati o attribuendo loro, con messaggi ingannevoli, capacità di disinfezione o sanificazione inesistenti, danneggia i consumatori e il corretto funzionamento del mercato».
+6000% COSTO MASCHERINE – Alcune farmacie vendevano mascherine con una percentuale esponenziale di rincaro rispetto al prezzo di acquisto fino a + 6.000%. E’ uno dei particolari che emergono dall’esito delle perquisizioni in imprese commerciali della provincia di Bari, eseguite nell’ambito di una indagine della Procura su presunte frodi su prodotti per contenere il contagio da Coronavirus.
«Nello specifico – spiegano gli inquirenti – è emerso che gli esercenti, allo scopo di massimizzare il proprio guadagno, avevano acquistato maxi confezioni di mascherine per poi immetterle in consumo, dopo averle riconfezionate, in singole bustine trasparenti». In altri casi sono stati individuati venditori «che offrivano gel e salviette igienizzanti per le mani presentandoli, con scritte e simboli ingannevoli sulle confezioni nonché con messaggi pubblicitari, come prodotti con azione disinfettante».
«Come chiarito nella nota del 20 febbraio 2019 del Ministero della Salute avente per oggetto ‘Etichettatura prodotti disinfettanti’ – spiega la Procura – tutti i prodotti che vantano in etichetta un’azione di disinfezione o che riportano l’indicazione del termine ‘sanitizzante/sanificante’ (classificati come biocidi), sono posti in commercio solo dopo aver ottenuto una specifica autorizzazione da parte del Ministero della Salute o dell’Unione europea. Viceversa, i prodotti che riportano in etichetta diciture, segni, pittogrammi, marchi e immagini che di fatto riconducono a qualsiasi tipo di attività igienizzante e di rimozione di germi e batteri, senza l’indicazione della specifica autorizzazione di cui sopra, non sono da considerarsi come prodotti con proprietà disinfettanti/biocidi, bensì sono prodotti detergenti».