TRIBUTO A GIANLUCA BASILE. L’INIZIO DEL RACCONTO
Il 2 giugno alle ore 19.30 in Piazza Matteotti, Ruvo di Puglia regalerà il giusto tributo a Gianluca Basile. Per celebrarlo, rivivremo quotidianamente la sua storia partendo dalle origini, attraverso il racconto di Jacopo Gramegna.
Per chi, come me, racconta storie di sport, la vicinanza emotiva con una storia è una delle componenti fondamentali. In questo caso, la distanza sia emotiva che fisica dal protagonista è davvero risicata: un centinaio di metri. Ecco quanto separa il luogo dal quale sto scrivendo in questo momento dal punto di partenza di questa storia: la casa da cui Gianluca Basile è partito oltre vent’anni fa per segnare indelebilmente la storia del basket italiano, conducendolo assieme ad un gruppo irripetibile di campioni a successi che ci fanno ancora luccicare gli occhi. Ruvo di Puglia (in Provincia di Bari), città d’origine del campione azzurro e di chi vi sta scrivendo, non è mai stato un paese banale: possiede delle potenzialità culturali ed architettoniche fuori dal comune, che han fatto inarcare il sopracciglio, tra gli altri, a Vittorio Sgarbi. Addirittura la regista Lina Wertmüller, raccontando l’episodio Bari all’interno del film di presentazione dei Mondiali di Calcio del 1990 – 12 registi per 12 città – dedica spazio alla cittadina, tanto che, se doveste cercare la scheda del film sul Wikipedia, vi imbattereste nel rosone della splendida Cattedrale romanica del paese come foto-copertina per l’intera pellicola.
Questo tipo di humus, però, non ha mai prodotto sportivi di alto livello: finché non è arrivato Gianluca. I principali impianti sportivi della città risalgono addirittura ai Giochi del Mediterraneo del 1997 di Bari, quando Basile era già nella Nazionale che vinse l’argento. Il basket ruvese ricorda tanta B2 e un indimenticabile triennio in A dilettanti, nel quale ha anche sfiorato l’accesso alla LegaDue. Ma posso affermare, senza timore di smentita, che per questa zona Gianluca Basile abbia un’importanza paragonabile a Prometeo nel mito greco: ha rubato il fuoco ai bizzosi dei del basket e ha regalato il sogno di poter sfondare a tanti ragazzini che si sono affacciati alla pallacanestro in quegli anni.
Ciononostante, questa non è soltanto la storia di un ragazzo di un paesino dell’agro barese: è la storia di un campione nazionale, di un focoso latino, venerato anche in Spagna. Gianluca è molto di più: è colui che a Cantù, il 20 Maggio 2003, per primo ha accostato l’aggettivo “ignorante” (ora a dir poco inflazionato) all’ambito sportivo. Definì i propri tiri da 3 punti: <<Ignoranti come le entrate in scivolata di Gattuso>>. Che accostamento. Gennaro Gattuso è un ragazzo del profondo Meridione, proprio come lui. Può la durezza di un suo tackle essere paragonata all’estro di una tripla? Nel tiro di Basile c’è tutta l’incoscienza e la ponderata follia di una scivolata da ultimo uomo, l’ineluttabile consapevolezza di essere l’ultimo appiglio per i compagni. Ancora una volta, Wikipedia giunge in nostro aiuto e definisce così “tiro ignorante”: <<Con il termine “tiro ignorante” si identifica un particolare tiro da tre punti preso in emergenza, estremamente forzato, o più generalmente, un tiro “senza coscienza”>>. Questo è Gianluca Basile, a 40 anni: la strafottente leggerezza di ignorare il peso dei momenti sportivi.