I trentatré anni della C.A.S.A. di don Tonino Bello
Ieri, la Comunità che accoglie i più fragili della società e li fa nascere a nuova vita, ha compiuto trentatré anni. «Non siamo nati perfetti ma siamo in Cammino per diventarlo. A noi tutti la responsabilità di continuare a mantenere viva questa realtà fortemente da lui voluta» ha concluso Monsignor Domenico Cornacchia, Vescovo della Diocesi di Molfetta – Ruvo – Terlizzi – Giovinazzo, nell’omelia della Santa Messa celebrata per il 60° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Don Tonino e per il 33° anniversario della fondazione della Comunità.
Era l’8 dicembre 1984 quando una villetta sulla provinciale Ruvo-Terlizzi, messa a disposizione da un benefattore ruvese, accolse i primi quattro ragazzi della C.A.S.A., la Comunità di Accoglienza e Solidarietà Apulia (divenuta, il 23 giugno 1993, “Comunità di Accoglienza e Solidarietà Amicizia), istituita da don Tonino Bello, il compianto Vescovo in via di beatificazione. Poi il trasferimento a Parco del Conte a luglio del 1987 e, nel 1990, l’istituzione di un’altra sede, a Calentano, dove trovarono prima accoglienza non solo una decina di tossicodipendenti ma anche anziani soli, alcolizzati e minori a rischio.
Perché la C.A.S.A. era il posto dove gli ultimi, gli emarginati, quelli a cui Don Tonino invitava a pensare nei suoi auguri natalizi scomodi.
Si leggano la sua genesi, la sua mission(e), le riflessioni e i progetti sul sito internet della Comunità dove campeggia il simbolo di un uomo che abbandona il nero, l’oscurità di una vita irta di pericoli e dolore per lanciarsi in un mondo pieno di colori, di vita. E questo grazie ai laboratori dove gli ospiti imparano ad acquisire nuove professionalità, agli incontri con psicologi, alle attività culturali.
«…tra mille vicissitudini, problemi anche economici, entusiasmi, – si legge sul sito – “l’Associazione C.A.S.A. Don Tonino Bello” è una grande realtà, riconosciuta anche a livello nazionale, anzi si caratterizza sul piano operativo-terapeutico come trincea, laboratorio, palestra di allenamento. Vi sono passati centinaia di ragazzi, e molti hanno ritrovato la vita; e molti ne passeranno ancora. Vorremmo che questa realtà – divenuta scelta di vita per molti – fosse anche un forte richiamo all’impegno concreto per tutti coloro che vogliono vivere l’esperienza coraggiosa ed entusiasmante di camminare insieme, sul “passo degli ultimi”, di chi fa fatica a vivere, nello spirito del volontariato più autentico».