TRE ANNI DOPO RUVO RICORDA PINO: MA COSA E' CAMBIATO?
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Sono passati tre anni dall’omicidio di Giuseppe Di Terlizzi. Ruvo di Puglia ricorda quanto accaduto sperando che episodi di tale gravità non si ripetano.
Ma cosa è cambiato da quel 13 aprile 2012 a oggi? Poco, pochissimo se non nulla. E la riflessione nasce spontanea dopo aver ascoltato l’intervista che Lucia Di Bisceglie, moglie di Pino, ha concesso a noi di ruvesi.it. Senza entrare nel merito delle sue constatazioni personali sull’intera faccenda, occorre concentrarsi sul tema sicurezza.
Nessun impianto di videosorveglianza è stato installato nella nostra città, nessun piano di sicurezza è stato attuato. Malgrado le tante “chiacchiere” e le tante azioni garantite persino dall’ex Prefetto Nunziante. Si è parlato tantissimo di sicurezza, ma le cronache hanno portato alla ribalta, purtroppo, altre rapine a mano armata, per fortuna con esito differente. Accadde al “Take Away”, qualche settimana fa all’ex “Spaccio Due”. Cosa stiamo aspettando? Oggi Ruvo di Puglia ricorderà quel traumatico gesto, ma ad alta voce e senza strumentalizzare nessuna morte, chiede SICUREZZA.
Ma riavvolgiamo il nastro.
Dalla ricostruzione effettuata dai militari e’ emerso che erano passate da poco le 21,30 quando quattro dei giovani, con i volti coperti da passamontagna, fecero irruzione nella salumeria costringendo l’uomo a consegnare l’incasso della giornata. Di Terlizzi tento’ di reagire. A quel punto nacque una colluttazione durante la quale uno dei rapinatori fece fuoco esplodendo un solo colpo di pistola che raggiunse il salumiere alla testa.
All’alba del 1 giugno 2012 i militari del nucleo investigativo del reparto operativo del Comando Provinciale di Bari, in collaborazione con i colleghi della compagnia di Trani, eseguirono dapprima le perquisizioni e successivamente il provvedimento di fermo. I giovanissimi furono accusati di omicidio, rapina, porto e detenzione di arma da fuoco in luogo pubblico. Determinanti ai fini delle indagini sono state anche le immagini di una telecamera di videosorveglianza sistemata nelle vicinanze della salumeria della vittima.
Dal filmato erano ben riconoscibili gli abiti dei giovani, elemento investigativo che ha permesso ai militari di risalire in poco tempo alle loro identita’. Nei giorni scorsi si era gia’ diffusa la notizia della loro iscrizione nel registro degli indagati.
Durante le perquisizioni domiciliari eseguite in mattinata sono stati sequestrati un passamontagna e 34 cartucce calibro 7,65, lo stesso calibro di quello rinvenuto sul luogo della rapina durante i rilievi. La vittima fu uccisa per un bottino di appena 300 euro.
Il processo portò alla condanna di quattro e un’assoluzione il primo verdetto.
Queste furono le condanne: 30 di reclusione sono stati comminati a Giancarlo Pozzessere, ritenuto il killer di Peppino. Venti anni di carcere dovrà scontare Roberto Cosimo Damiano Selle; 14 anni di reclusione la pena inflitta a Domenico Gentile e Francesco De Cillis. Assolto invece Daniele De Feudìs con l’equivalente della formula dell’insufficienza di prove poiché l’unico che quella sera non entrò nel negozio di generi alimentari essendo rimasto in auto nelle vicinanze. I pubblici ministeri avevano chiesto l’ergastolo per tutti i 4 imputati nonostante la scelta del rito abbreviato.
L’inchiesta condotta dai Carabinieri ha ricostruito l’intera vicenda e di come si svilupparono i fatti quella sera. Dai riscontri di dna, sequestri e ogni dettaglio della vicenda, è emerso che il primo obiettivo della rapina fosse un tabaccaio che a quell’ora fu trovato chiuso. I 4 allora si indirizzarono verso un’altra meta dirigendosi verso la salumeria, in procinto di chiudere dopo la giornata di lavoro.
Dall’esito e dalle prove, a sparare a bruciapelo con un colpo di pistola calibro 7,65 contro il volto di Pino Di Terlizzi fu appunto la mano di Pozzessere coperto da passamontagna. Preceduto pochi istanti prima dalla minaccia della pistola scacciacani in mano al complice, Roberto Cosimo Damiano Sette (cognato di Pozzessere) per farsi consegnare il danaro in cassa. La rapina finì con la sparatoria finita nel sangue e poi la fuga di corsa insieme agli altri tre complici a bordo della Ford Fiesta.