Tracciata la strada per la Casa di Riposo “M.M. Spada” da affidare a terzi
La Casa di Riposo “Maria Maddalena Spada” inaugurata, dopo il suo restauro, il 21 marzo 2016, sarà gestita dalla società terza vincitrice del bando che sarà predisposto in tempi brevi affinché, entro il 31 marzo 2017, essa possa diventare operativa e garantire i servizi di cura per gli anziani. Questo anche per non perdere il finanziamento erogato per la ristrutturazione della stessa, circa 2.000.000 di euro. La metà della somma investita, finanziata con fondi regionali, tornerebbe alla Regione se entro quel termine la gestione non dovesse essere definita.
Ha così termine l’affaire “Ruvo Servizi srl e Casa di Riposo Spada”, con questa decisione presa dal Consiglio Comunale del 13 gennaio 2017.
Gli ex dieci dipendenti della Ruvo Servizi saranno tutelati da una clausola sociale che sarà predisposta, in collaborazione con i sindacati, lunedì prossimo, e con l’attribuzione di un punteggio elevato alla società che parteciperà al bando e che si impegnerà ad assumerli. Attualmente essi sono disoccupati e godono della NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego).
Inoltre la società vincitrice gestirà la struttura per nove anni e garantirà la disponibilità delle attrezzature e degli arredi non ancora presenti nella stessa; gli allestimenti apparterranno al Comune.
La “Maddalena Spada” si è trasformata, poi, in residenza sociale assistenziale e ospiterà anche un centro diurno polivalente per anziani autosufficienti. Una struttura che necessita, quindi, della gestione di una società dotata non solo di requisiti di economicità efficienza ed alta professionalità, ma anche di elevato project management.
Questo non significa che la Ruvo Servizi srl, società di cui il Comune di Ruvo di Puglia è unico azionista, scompaia perché essa può coesistere, nella gestione della struttura, con una società privata. Una decisione che è frutto dei mutamenti legislativi, susseguitisi negli anni fino al Decreto Madia, sulla disciplina delle società partecipate.
Ricostruiamo, intanto, la vicenda.
Con una nota del 7 luglio 2015, l’Ufficio Area Politiche della Salute della Regione Puglia intimò al Comune di Ruvo di Puglia, a causa di gravi problemi di agibilità dei locali dell’ex Ospedale, lo sgombero e la chiusura della Casa di Riposo Comunale. Se non avesse ottemperato nei tempi stabiliti, il Comune avrebbe dovuto risarcire la ASL per la perdita del finanziamento che le era stato concesso per intraprendere i lavori.
Preoccupazione immediata del Comune fu quella di trovare un’idonea collocazione dei dodici ospiti della Casa di riposo e di salvaguardare l’occupazione degli operatori addetti alle loro cure.
Infatti il 30 luglio 2015 il sindaco, all’epoca Vito Ottombrini, convocò sindacati e lavoratori della Ruvo Servizi Srl per illustrare la questione e per trovare una soluzione soddisfacente per tutti.
Ma alcuni lavoratori della Ruvo Servizi Srl, rappresentati dall’avv. Salvatore Bonadies, chiesero alla Regione Puglia di prorogare la riconsegna dell’area dell’ex ospedale fino a quando non fossero terminati i lavori di ristrutturazione della Casa di Riposo, e cioè sino alla fine del 2015, pena il rischio di licenziamento dal momento che non avrebbero goduto della Cassa integrazione e di altri ammortizzatori sociali, essendo la Ruvo Servizi Srl una società in-house. Senza contare il fatto che la società avrebbe avuto un bilancio in passivo e quindi avrebbe corso il rischio di chiudere, lasciando a casa quaranta dipendenti.
Ma il Comune attivò la procedura di licenziamento collettivo il 6 agosto 2015, sollevando le naturali proteste dei lavoratori.
Ad ottobre 2015, al termine di una trattativa, Amministrazione comunale, sindacati e legali degli undici lavoratori, individuarono una soluzione condivisa.
L’accordo prevedeva che l’Amministrazione si impegnasse a garantire il futuro occupazionale dei lavoratori e il loro inquadramento professionale alla riapertura della casa di riposo, sia nel caso in cui la struttura fosse stata data in gestione alla Ruvo Servizi, sia in caso di esternalizzazione del servizio; nel primo caso reintegrando i lavoratori con la riassunzione diretta (secondo il DLGS 297/2002), nel secondo caso inserendo nel bando per l’affidamento della gestione una clausola sociale di salvaguardia del livello occupazionale.
Si è avverata la seconda condizione.
«Sarebbe stato troppo oneroso, per il Comune, gestire questa importante realtà. Una struttura conosciuta e apprezzata anche dai paesi limitrofi. Gli ex lavoratori saranno tutelati, non li abbandoneremo e queste non sono parole vane» ha commentato la consigliera Irene Turturo (PD).
«Era necessario assumere questa decisione soprattutto per continuare a garantire, quanto prima, un servizio eccellente agli anziani e dare risposte certe agli operatori della Ruvo Servizi srl» conclude l’assessora alle Politiche Sociali, Monica Montaruli, dopo la lettura della relazione.