Tra una balena e D’Annunzio, la poesia per Luana Lamparelli
Giovedì 24 maggio, a Palazzo Caputi, si terrà il laboratorio di scrittura poetica “Una balena è la poesia”, ideato e curato dalla scrittrice Luana Lamparelli nell’ambito di “Ruvo in Poesia”, ciclo di eventi “poetici” organizzato dall’Associazione culturale “In folio” in collaborazione con Circo Lamparelli, sotto il patrocinio del Comune di Ruvo di Puglia.
Con “Una balena è la poesia”, Luana Lamparelli condurrà quindici partecipanti a esplorare il significato ampio di “poesia” attraverso un percorso molto particolare e attingendo da altri linguaggi, per scoprire il potenziale poetico, rincorrere il “fanciullino” pascoliano, la realtà altra o, semplicemente, giocare con le parole come nei Calligramme di Guillaume Apollinaire, il poeta francese a cui fu dedicato, nella Giornata mondiale della Poesia (21 marzo), uno degli eventi organizzati dall’Accademia dei Pensieri e delle Culture del Mediterraneo, in attesa dell’appuntamento della Notte bianca della Poesia, a Giovinazzo, al quale la nostra partecipò con tre poesie inedite: “Delle cose non accadute”, “Frammenti” e “A Claudia”.
«”Delle cose non accadute” e “Frammenti” sono state composte, rispettivamente, nella primavera e a dicembre 2017, mentre “A Claudia” lo scorso febbraio. – racconta Lamparelli – Sono poesie con una costruzione interna più particolare rispetto ad altre che, invece, possiedono significati più immediati. Rimandano infatti a immagini che si compongono e scompongono nella mente del lettore tramite l’uso della parola. La scrittura poetica, in generale, è quasi creare un mondo con poco: anche da parole scarne, quasi sconnesse tra loro, possono scaturire nel lettore emozioni, ricordi. La poesia, più che la prosa, consente la fusione del sentire del lettore con lo scritto. Il risultato può essere la creazione di un significato totalmente diverso rispetto alla volontà dell’autore. Questo è possibile grazie al linguaggio e agli strumenti della poesia: la parola si fa polisemantica, si amplifica, si dipana, abbraccia più universi di rimandi; il ritmo, le rime, le figure retoriche rendono possibili risultati linguistici straordinari».
FRAMMENTI
Tutto passa
Tranne il frammento che porta il tuo nome
Quell’istante di numeri che si perde tra
Pagine di calendario sbrindellato su un
Pavimento di passi fatti per lasciarti indietro
Ma poi mi volto e ti ritrovo davanti a me
E non mi libero dalla tua morsa
Quella dove l’amore era un peccato che siano
Finiti i nostri giorni fatti di notti insonni
Come questa notte che ti assomiglia ma non
È nostra e del resto la mia mente sa fare magie
Incredibili.
E’ questo che insegnerà nel laboratorio? Accompagnerà i suoi “allievi” a scavare, a cercare in ogni parola il proprio vissuto per restituirlo in versi al mondo? Penso al simbolo della balena. Cosa rappresenta per Luana Lamparelli e perché è poesia?
«No, il laboratorio non ha affatto l’obiettivo di scavare nei vissuti di alcuno. Al contrario, la poesia può usare l’Io e il Tu e non necessariamente essere autobiografica nel contenuto. La voce del poeta è la voce prestata a tutti. “Frammenti”, per esempio, racconta di una storia che mi è stata “regalata” dai suoi protagonisti affinché ne facessi un racconto. Ne è nata anche questa poesia, che ha i loro “Io e Tu”. Ci tengo a sottolineare che la finalità del corso non è di tipo autobiografico, ma specificatamente creativo. Spesso si confondono tra loro scrittura creativa, scrittura autobiografica e scrittura terapeutica: è un errore gravissimo, non sono la stessa cosa, sono percorsi del tutto differenti. Questo laboratorio di scrittura poetica rientra nella scrittura creativa che, appunto, mira a creare. Per questo parlerò di poesia attraverso la presentazione di un cortometraggio molto bello scelto come “metafora” della poesia, per introdurre il discorso su cosa è poesia; procederemo poi con la visione di altre immagini, accenni specifici alle diverse tipologie di poesia, quindi alle rime, alle figure retoriche basilari per la scrittura in versi. Ci divertiremo con le poesie grafiche e con le filastrocche. Scopriremo il lato allegro, piacevole, leggero della poesia, attraverso questo corso. Ovviamente scopriremo anche perché ho deciso di intitolare il laboratorio “Una balena è la poesia”, che rimanda alla balena di Pinocchio. Quello che mi sta a cuore è far capire che la poesia ci appartiene da vicino, è nei ricordi che vengono a trovarci mentre laviamo i piatti, nella meraviglia che proviamo guardando un attimo di vita non nostro mentre siamo pendolari in treno. La poesia è come un aquilone che spicca improvvisamente nel cielo del nostro orizzonte. Io voglio far conoscere tutta la bellezza della poesia, tutto il suo lato divertente pure; inoltre voglio far convivere nello stesso spazio gente che è semplicemente curiosa e gente che scrive già poesie. Perché il poeta non è fuori dal mondo».
Ritornando alle poesie declamate a Giovinazzo, mi ha colpito “A Claudia”. Chi è?
«E’ dedicata a Claudia Ruggeri, una poetessa leccese che ho scoperto decidendo di partecipare a un concorso poetico indetto da Versante Ripido, associazione di Bologna, a lei dedicato.
Quando ho letto le sue poesie, sono rimasta letteralmente folgorata, quasi stravolta dalla bellezza dei suoi versi. Ne traspare un’intelligenza acuta, una sensibilità profonda e insieme una cultura immensa, sapientemente utilizzata nei suoi versi e addomesticata proprio da quella intelligenza. Le sue poesie sono ricche di rimandi alla cultura classica, latina, a Dante, alla numerologia. Sono capaci di rapirti letteralmente in una vertigine. Dal baleno provocato in me dai suoi versi, è nato il desiderio di conoscere meglio la sua biografia. Mi sono documentata ulteriormente: se la scrittrice che è in me è rimasta incantata dalle sue capacità intellettuali, l’educatrice che io sono e il mio animo sono rimasti fortemente scossi. Ai suoi esordi, appena diciottenne, è stata subito acclamata e accolta con fermento dagli esponenti intellettuali maggiori del tempo, tra cui Dario Bellezza – con cui pare avesse stretto anche una forte amicizia – Franco Fortini, Mario Desiati.
Claudia Ruggeri è scomparsa il 27 ottobre 1996, lanciandosi dal balcone della sua abitazione, una domenica sera. Aveva solo 29 anni.
Bellissima, tanto brillante quanto sola, soffriva di cenofobia (paura del vuoto, nda), aveva disturbi per i quali viveva in una casa-famiglia. Considerava l’arte e la poesia figlie del vuoto, tanto che alla fine in esso vi si lanciò. Dopo la sua morte, però, è stata immediatamente scordata, io direi abbandonata da tutti, soprattutto da chi più l’ha osannata in vita».
A CLAUDIA
Forzo il custode del passato
Sacerdote, questa notte
M’apre le porte – da quanto m’aspettavi?
Sono dritta e composta in questo ciglio
Precipizio in cui amo sprofondare volare.
Su questo oblio incompiuto giungi a parlarmi.
Canti senza voce – eppur l’eco tua mi riverbera.
Strapiombi nel buio,
Al mio perché non risponde.
Ho domato i miei ricci
Avrei potuto carezzare anche i tuoi
E raccontarti che non nera è la salvezza
Ma luminosa come le tende stirate
Dal bagliore al mattino che si fa barlume
Col bucato che s’asciuga e la notte stinta
Da una risata improvvisa che con la poesia strida.
Coi tuoi versi mi conduci al mistero mio più grande.
«Come educatrice che ha lavorato per tantissimi anni nell’area di disabilità neurologica e psico-comportamentali – prosegue Lamparelli – mi sono chiesta perché nessuno sia intervenuto per “salvare” questa giovane ragazza mostrandole il volto più reale, vero e piacevole dell’arte; perché nessuno l’abbia accompagnata lontano dalle sue paure, dalle immagini distorte che aveva edificato e di cui era rimasta prigioniera.
Ho sentito un nodo alla gola che da allora non va via.
Oggi pochi parlano di lei: se non fosse stato per il concorso che Versante Ripido ha deciso di dedicarle, non l’avrei conosciuta. Una piccola ma molto attenta casa editrice leccese, “Terra d’Ulivi”, si è notevolmente dedicata al suo studio. Elio Scarciglia, l’editore, ha raccolto testimonianze da cui è nato un documentario, ha pubblicato una sua raccolta di poesie, “Canto senza voce” a cui faccio riferimento nel mio testo in versi».
«Questa storia mi ha colpita molto. Sono convinta che l’arte, la poesia debbano avere messaggi positivi, e anche laddove tristi debbano fungere da incoraggiamento: tutti soffriamo, tutti possiamo sopravvivere al dolore. I ragazzi soprattutto hanno bisogno di incoraggiamento, di modelli positivi e costruttivi a dispetto del periodo storico che l’Italia sta vivendo».
Un forte messaggio rivolto a tutti che scaturisce anche dalla sua esperienza. La Poesia, infatti, è arrivata proprio in un periodo in cui Lamparelli non voleva più scrivere, rifiutando categoricamente la sua innata attitudine all’arte di raccontare e inventare storie.
«La poesia è introspezione e ti fa vedere la Vita con occhi diversi. Eppure non è tutto qui: la vera poesia è l’allegria».
Nei progetti di Lamparelli c’è, poi, il desiderio di vivere un’esperienza poetica nella casa del Vate.
«Lo scorso aprile – racconta – ho scoperto il Premio “Più Luce”, appuntamento del Cartellone Tener-a-mente organizzato dal festival dell’Anfiteatro del Vittoriale. È un Premio dedicato ad attori (o aspiranti tali) che vogliano mettersi alla prova declamando versi di grandi poeti per conferirgli nuova vita. Non a caso D’Annunzio è il padre della mia citazione per eccellenza. La possibilità di essere nella sua casa del Vittoriale, con la poesia, mi è sembrata un’ottima motivazione per mettermi in gioco, per sfidarmi.
Ovviamente, mi sono ridotta al pomeriggio dell’ultimo giorno di candidatura per provare e filmare l’interpretazione delle due poesie scelte dall’antologia proposta dagli stessi organizzatori. Però avevo già chiaro cosa fare, come realizzare il set. Sono figlia di un fotografo, sono cresciuta giocando con una Hasselblad e altre mille macchine fotografiche, con uno sguardo attento ai dettagli, alle linee, alle luci.
Quando avevo cinque anni la fotografia non era affatto quella di oggi. Quando ho dovuto immaginare il set, mi sono detta: “Io non sono un’attrice, ma se fossi un’attrice cosa farei? Impersonerei la Poesia”. Così ho pensato a come la Poesia potrebbe essere se fosse una donna: vestita di bianco perché è un lampo, un guizzo di luce; una donna non attenta al rigore della forma ma al fascino del contenuto delle parole, ai dettagli; e poi sensuale, perché vuol ammaliarti, avvicinarti a sé, ma sempre irraggiungibile, perché il poeta può sempre migliorare, aspirare a elevare sempre più le proprie capacità liriche. Ho partecipato con questa mia visione della Poesia al Premio Più Luce. Ho scelto la poesia di Nizar Qabbani, poeta arabo del Novecento, perché parla della donna: come le tante protagoniste che invento e che, quando ne scrivo le storie, non mi lasciano mai, non mi danno tregua, mi seguono ovunque e mi perseguono ostinatamente. Mi piacerebbe tanto riuscire a superare la prima fase del concorso. Chi vuole, può aiutarmi: basta cliccare “mi piace” al post contenente il mio tag e il mio video direttamente sulla pagina Facebook di Premio Più Luce. Sì, sarebbe una bella soddisfazione giungere piccola piccola alla casa del grande Vate della poesia italiana!».
Intanto, l’appuntamento con la “Bellezza della vita” è per giovedì 24 maggio, dalle 17.00 alle 19.00, a Palazzo Caputi, a Ruvo di Puglia (via Alcide De Gasperi 26) con il laboratorio “Una balena è la poesia”. Possono partecipare, gratuitamente, massimo quindici persone prenotandosi all’ indirizzo email: circolamparelli@gmail.com, oppure compilando il form sul sito www.luanalamparelli.it, nella sezione eventi. Nel caso in cui le richieste siano superiori al numero dei posti disponibili, si prenderanno in considerazione le prime quindici prenotazioni pervenute. Ogni candidato riceverà una risposta di conferma o di appuntamento al prossimo incontro.
(Foto in evidenza © Francesco Pinto)