TRA I DECESSI PER LEGIONELLOSI ANCHE IL RUVESE VINCENZO FICCO
I carabinieri del Nas hanno sequestrato, con facoltà d’uso, due interi padiglioni del Policlinico di Bari – Chini e Asclepios – perché “infetti da batteri di legionelle”. Il decreto di sequestro preventivo è stato disposto nell’ambito di una indagine sui decessi di quattro pazienti, avvenuti tra il 2018 e il 2020, morti dopo aver contratto il batterio.
Nell’inchiesta sono indagati cinque dirigenti del Policlinico, per i reati di omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro delitto, tra i quali il direttore generale Giovanni Migliore.
Oltre al dg Migliore (in alto insieme al Governatore Emiliano), le accuse riguardano il direttore sanitario Matilde Carlucci, il direttore amministrativo Tiziana Di Matteo, il responsabile sanitario Giuseppe Calabrese e il direttore tecnico Claudio Forte che rispondono, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, di otto ipotesi di reato collegate con il decesso per legionellosi dei degenti Claudio Del Giudice, Francesca Nuzzolese, Domenico Martiradonna e Vincenzo Ficco: in tutti e quattro i casi le analisi avevano confermato la presenza del batterio.
Nella cartella clinica di Vincenzo Ficco è emersa la presenza del batterio che causa la legionella.
I dirigenti del Policlinico di Bari, dopo il primo decesso causato da una infezione da legionellosi il 10 giugno 2018, non avrebbero adottato “alcuna misura di controllo e bonifica per l’eliminazione del batterio, la cui presenza era stata accertata”, già all’epoca, “nell’acqua prelevata dai rubinetti del reparto di Medicina interna Frugoni”, nel padiglione Chini dove il paziente era stato ricoverato dal 5 al 15 maggio 2018. E’ quanto emerge dall’indagine che ha portato oggi al sequestro con facoltà d’uso dei padiglioni Chini e Asclepios.
I quattro decessi accertati per infezione da legionella nei due padiglioni sequestrati nel Policlinico di Bari “potrebbero essere solo la punta dell’iceberg”, ma per scongiurare “la totale paralisi del funzionamento della già provata struttura sanitaria e in un periodo di emergenza sanitaria quale quello che stiamo attualmente vivendo” il Tribunale di Bari ha disposto che i reparti ritenuti infetti restino aperti. Una scelta che il gip definisce di “buon senso” per evitare “un rimedio peggiore del male accertato”
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