Cultura

Successo per il primo workshop di new butoh. Mimma Di Vittorio: «Grande emozione»

«Successo ed emozione».

Le parole della danzatrice Mimma Di Vittorio racchiudono il lavoro, i sentimenti, le affinità elettive e l’incontro tra culture differenti  del primo workshop di danza new butoh, svoltosi negli spazi di Linea Comune, a Ruvo di Puglia, dal 26 al 28 aprile, a cura della Niubuto – New Butoh Dance Association (https://www.facebook.com/niubuto), fondata dalla stessa Di Vittorio, e sotto la supervisione di Sayoko Onishi (www.butoh.it), coreografa giapponese che ha dato vita a questa espressione  di butoh.

Se  il butoh classico, emerso alla fine degli anni Cinquanta con Ohno Kazuo e Hijikata Tatsumi, va oltre i tradizionali teatro e danza giapponesi poiché le coreografie dello stesso Ohno evocano la danza espressionista, il flamenco e l’avanguardia letteraria francese  e il primo spettacolo butoh presentato da Hijikata Kinjiki fu censurato tanto che il coreografo fu etichettato come iconoclasta, Sayoko Onishi si spinge ancora più in là, creando audaci contaminazioni tra Oriente e Occidente nella convinzione che non esista un’unica forma di butoh, ma tante espressioni quante sono le identità di coloro che lo danzano lo vivono.

Ce lo spiega la stessa Onishi, alla fine della prima giornata di workshop, nella sala in cui è necessario entrare rigorosamente senza scarpe e dove poco prima quindici allievi, tra cui Mimma Di Vittorio, hanno ascoltato e fatti propri gli insegnamenti e suggerimenti dell’eterea coreografa.

«Il Butoh  classico contiene elementi  tradizionali come il teatro Kabuki e Nō, aprendosi, tuttavia,  al contemporaneo. Il New Butoh è globale, crea  contaminazioni con diverse culture,  diverse persone e differenti background: questo perché non credo che esista solo la forma classica del butoh. Io ritengo che ognuno debba sviluppare una propria concezione del  butoh, non deve esistere una sola forma. Quindi dico sì alla tecnica di butoh, ma ritengo sia fondamentale elaborare  una personale visione di questa danza».  E presenza, conflitto, lentezza, paura, animalità, disinibizione, gioco, attacco, controllo sono state le parole chiave utilizzate da Onishi nelle giornate del workshop.

Quando la fondatrice del New Butoh ha incontrato Mimma Di Vittorio? 

«In realtà mi hanno trovata – ride – e non potevo più dire di no dinanzi a tanta passione». La passione di Mimma che per due anni ha “corteggiato” la coreografa e che ha deciso di creare la prima associazione dedicata al new butoh. E proprio lei spiega come è avvenuto questo incontro dal quale è scaturito un sodalizio artistico.

«Volevo formarmi nel butoh e nel corso delle mie ricerche ho scoperto questa straordinaria artista. Ho chiesto se era possibile formarmi con lei, ma Onishi stava vivendo un periodo lavorativo molto intenso per cui non poteva darmi la sua disponibilità. Alla fine, mi ha detto sì  solo che non sono più andata io da lei, ma ho fatto venire lei da me fondando questa associazione, forse unica in Puglia, dal momento che, fatta eccezione per rari laboratori, non esiste una scuola di butoh.  È stato un atto di generosità».

Chi può accostarsi al Butoh e quindi all’associazione?

«Danzatori, attori, artisti in generale, ma anche coloro che vogliano scavare nel proprio corpo, nel proprio essere e personalità  per cercare e trovare sé stessi perché il new butoh è soprattutto una danza interiore, intima, che consente di riscoprire la propria identità».

Da dove provengono gli allievi?

«La maggior parte dalla Puglia,  poi dal Piemonte, dalla Sicilia e dall’Olanda».

Allievi che hanno potuto anche conoscere le bellezze storico-architettoniche della città grazie alla bella “squadra tra arti e spazi” come spiega Di Vittorio. Infatti, in parallelo al workshop, si è svolto il festival Miniature, in collaborazione con la Pro Loco di Ruvo di Puglia: alle visite guidate in alcuni attrattori culturali della città sono seguite esibizioni di butoh.

Il 26 aprile, le Grotte di San Cleto hanno accolto la performance di Antonio Leto, ex allievo di Onishi, “Tra  sacro e butoh”, mentre sabato 27 aprile il cortile del Castello di Ruvo di Puglia è stato lo scenario di “Chi sono le nuvole” di e con Rosalba Castelli  e Margaret Lanterman, ispirato al dialogo fra Otello/Ninetto Davoli e Iago/Totò  in “Che cosa sono le nuvole” di Pasolini.

A conclusione del workshop sono stati consegnati gli attestati di partecipazione.

«In autunno, prevediamo di organizzare un altro workshop. Infatti, c’è una prospettiva a lungo termine di questo progetto dal momento che l’idea è quella di sviluppare un percorso di formazione permanente e, quindi una scuola di butoh» conclude Di Vittorio, il cui amore per quella che nacque come “la danza delle tenebre” si è manifestato in diverse occasioni tra cui la performance “Sotto il cielo – Sott-u cîle”, ideata da lei e dal musicista Tommaso Scarimbolo durante la Prima Giornata Nazionale “Camminata tra gli Olivi” nelle campagne ruvesi, Di Vittorio col suo corpo esile e d’acciaio si è compenetrata nei tormentati ulivi, divenendone essenza.

(Foto © Pagina Facebook “Niubuto”)

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