STORIE DI SPORTIVI RUVESI: ALESSANDRO VENEZIANI E LA PASSIONE PER IL TENNIS
Il nostro viaggio alla ricerca delle storie degli sportivi ruvesi prosegue con il racconto di Alessandro Veneziani, giovane talento rubastino innamorato del tennis.
Sport che, inevitabilmente, ci riporta con la mente a Wimbledon, il torneo londinese più famoso al mondo.
Una disciplina bellissima e intensa. La combinazione perfetta di atleticità, arte, stile e potenza. Uno tra gli sport più difficili, una sorta di combattimento a distanza.
“Gioco a tennis – ci racconta – da ormai undici anni. Sono stati anni di sacrificio, passione, vittorie, sconfitte, soddisfazioni e delusioni.
È stato grazie a mio zio Massimiliano che, all’età di sei anni ho iniziato ad approcciarmi a questo sport, per puro caso.
Avevo, infatti, appena lasciato il basket e provato a giocare a calcio senza avere, però, alcun particolare interesse per questi sport.
Così mio zio mi portò ai campi perché lui è un grande appassionato di tennis.
Pian piano, da essere un semplice sport ha iniziato a far parte sempre più costantemente della mia vita occupando un posto rilevante nella mia quotidianità.
Il tennis ha svolto un ruolo fondamentale durante la mia crescita, aiutandomi anche ad acquisire maturità. Mi ha formato e reso ciò che sono oggi.
In questo sport sei solo. Devi iniziare a gestirti autonomamente sin da quando hai dieci anni se sei bravo. Ed è quello che ho fatto io.
Continua: “L’arma principale per eccellere nello ‘sport del diavolo’ è la testa e la voglia di dare tutto quello che si ha.
Si è soli in campo. Bisogna superare gli ostacoli e le avversità per conto proprio senza l’aiuto di nessuno. Insomma, è uno sport che ti insegna anche un po’ ad affrontare la vita“.
“Il torneo di Natale – aggiunge – è stata la competizione che ho inseguito fin da quando avevo otto anni. È uno dei tornei più importanti dell’anno che si svolge a Bari.
È possibile parteciparci fino all’età di 16 anni ed io, dopo otto lunghi anni, sono riuscito a vincerlo, giusto in tempo, prima che non mi fosse più permesso. È stata una sensazione stupenda!
Credo di aver giocato uno dei miei migliori tornei. C’erano tutti a fare il tifo per me, i miei genitori, i miei nonni, i miei maestri, insomma tutte le persone che mi hanno permesso di continuare ad alimentare questa mia passione.
Credo invece che la sconfitta più demoralizzante sia stata quella a Cerignola. Il divario tra i punteggi fu abbastanza netto. Il mio avversario era un ragazzo contro cui, negli anni precedenti, ero sempre riuscito a vincere con facilità.
Fu per questo che dopo quella partita pensai persino lasciare il tennis. Fortunatamente, però, capii che avrei dovuto soltanto guardare avanti e provare a dare ancora di più“.
Conclude: “Nel tennis il giocatore di cui sono innamorato è Roger Federer. Ha rivoluzionato questo sport con la sua eleganza e semplicità.
Però, lo sportivo a cui mi ispiro è Lebron James, (il basket è un altro sport che amo), che con la sua forza, la sua passione e la sua determinazione è riuscito a non cadere nella criminalità del suo paese, ma a seguire la strada dello sport“.