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STORIE DI SPORTIVI RUVESI, ALBERTO DI SALVIA: “GIOCARE PER RUVO E’ UN ONORE”

L’amore di Ruvo di Puglia per la pallacanestro è qualcosa di speciale e magico.

E’ quasi un incantesimo che travolge e coinvolge tutta la cittadina che si stringe attorno al bianco e all’azzurro.

Basta andare nel Palazzetto di viale C. Colombo, il tempio dello sport ruvese, per restare ammaliati dal fascino di questo sport incredibilmente folle ed entusiasmante.

Il nostro viaggio alla ricerca delle storie degli sportivi ruvesi non può non proseguire con il racconto di Alberto di Salvia, giovane innamorato della pallacanestro.

Inizia a raccontare il ruvese: “Non c’è stato un momento ben preciso in cui ho scoperto di avere la passione per la pallacanestro. E’ stato tutto molto naturale.

Il primo giorno in cui i miei mi hanno portato in palestra ero piccolissimo, avevo solo cinque anni, infatti ho pianto continuamente perché non volevo che andassero via. Poi dal secondo giorno è stato un crescendo.

E’ una passione innata che è cresciuta giocando“.

La vittoria più bella – continua – è quella del 23 maggio 2019. Non può che essere quella per una serie di motivi: per l’appartenenza al paese, per come è arrivata, per tutto quello che è significato. Eravamo un gruppo unito, fantastico. E’ stata una serie bellissima con il palazzetto pieno di tifosi.

Indossare la maglia della propria città è un onore. E’ sempre una bella emozione. 

La sconfitta che ricordo particolarmente, invece, è quella delle finali nazionali nell’ultimo anno giovanili con Ruvo.

E’ un ricordo molto bello perché siamo arrivati alle finali e poi siamo usciti dopo due sconfitte, di cui una contro la squadra che ha vinto lo scudetto. E’ una sconfitta che fa male perché siamo arrivati a un soffio, dopo i tempi supplementari. Però la ricordo sia in negativo che in positivo perché nessuno avrebbe scommesso su di noi“.

Aggiunge: “Il momento più difficile è stato quando per un anno non ho ricevuto l’idoneità medico-sportiva per un presunto problema medico. Problema che poi, fortunatamente, è risultato non tale. Non c’era nessun impedimento per il quale non potessi giocare“.

Continua il racconto: “La stagione senza pubblico è stata una novità per tutto. Non facile, perché è completamente diverso avere la spinta del pubblico. Però è già qualcosa che siamo riusciti a finire la stagione. Per quest’anno ci siamo dovuti accontentare.

Siamo anche riusciti a raggiungere un obiettivo importante e anche raggiungerlo al secondo anno di serie B non è affatto scontato, soprattutto in queste condizioni. La stagione è stata positiva“.

Conclude: “Le persone che mi hanno seguito costantemente nel mio percorso sono i miei genitori che, sempre da dietro le quinte mi hanno sostenuto. Vivono con me le partite e l’ansia prepartita, forse anche più di me.  La mia passione per la pallacanestro è cresciuta insieme alla loro. Mio padre in particolare è sempre super aggiornato e non si perde neanche un match“.

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