SOS SEMINE IN TERRENI ARIDI PER SICCITA’, IN PUGLIA 1000 M3 ACQUA PRO CAPITE CONTRO 2330 NAZIONALI
In Puglia, la regione meno piovosa d’Italia con 641 millimetri annui medi, è SOS per le semine primaverili di granoturco, soia, girasole, riso e pomodoro nei terreni aridi per la mancanza dell’acqua necessaria alle coltivazioni per crescere. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti Puglia nel primo weekend di primavera che tradizionalmente sancisce l’inizio delle attività agricole nelle campagne, dopo un inverno che dal punto di vista climatologico ha fatto segnare una temperatura superiore di 1,21 gradi la media storica ma l’anomalia è addirittura di 1,38 gradi in più al nord sulla base dei dati Isac Cnr che rileva le temperature in Italia dal 1800.
A causa della siccità già nel 2022 è andato perso 1/3 delle produzioni, con la Puglia che registra un altro primato negativo della disponibilità annua media di risorsa pro capite con soli 1000 metri cubi, meno della metà della disponibilità annua pro capite media nazionale stimata in 2330 metri cubi, afferma Coldiretti Puglia sulla base dei dati ISPRA.
Una situazione resa difficile quest’anno dal caldo e dalla siccità che – sottolinea la Coldiretti – hanno stanno facendo progressivamente abbassare il livello di acqua negli invasi, dopo l’exploit iniziale, ma sono a rischio anche le riserve nel terreno, nel momento in cui l’acqua è essenziale per le coltivazioni. Se da un lato infatti il “bel tempo” ha permesso agli agricoltori di fare le lavorazioni per preparare il terreno alla semina in modo ottimale, non si può dire la stessa cosa per la germinazione dei semi, che – spiega la Coldiretti – può avvenire solo se in presenza di buona umidità del terreno. Si spera nella pioggia annunciata per i prossimi giorni anche se non sarà sufficiente a coprire il gap di acqua che si è accumulato.
In difficoltà – continua la Coldiretti – sono anche le colture autunnali come il frumento, l’erba medica e le altre foraggere che soffrono la prolungata siccità e con grandi preoccupazione per le rese della prossima raccolta.
Con la temperatura aumentata di oltre 1 grado e le precipitazioni crollate di oltre 124 millimetri di pioggia annua, in Puglia a causa dei cambiamenti climatici è a rischio lo stesso valore dei terreni – insiste Coldiretti Puglia – che potrebbero subire una perdita tra il 34% e il 60% nei prossimi decenni rispetto alle quotazioni attuali proprio a causa dell’innalzamento delle temperature che minaccia anche i redditi agricoli e rischia di far aumentare la domanda di acqua per l’irrigazione dal 4 al 18%.
La mancanza di precipitazioni – continua la Coldiretti – sta condizionando le scelte delle aziende agricole che si stanno spostando da mais e riso verso colture come soia e frumento meno esigenti dal punto di vista idrico. Per le semine del riso si stima un taglio di circa 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.
E’ importante la nomina del Commissario al quale è necessario conferire poteri straordinari per velocizzare le autorizzazioni burocratiche come fatto, ad esempio, per il caso del Ponte Morandi a Genova, per dare una risposta concreta alla sofferenza di imprese e cittadini, afferma Coldiretti nel sottolineare l’importanza di interventi strutturali per affrontare il cambiamento climatico. Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà, continua Coldiretti che elaborato con Anbi il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura. Gli agricoltori – conclude Coldiretti – sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare.