SISMA CENTRO-ITALIA DEL 2016, LA TESTIMONIANZA DI ALESSANDRO DI VITTORI
Erano le 3.36 del 24 Agosto 2016 quando una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.0 fece tremare il centro Italia, colpendo i territori di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Epicentro la valle del Tronto, tra i comuni di Accumoli e Arquata del Tronto. Il bilancio fu terribile: 299 morti, 365 feriti e decine di migliaia di sfollati.
Molti ragazzi del comune di Arquata e delle sue tredici frazioni riuscirono a salvarsi dal crollo delle loro abitazioni in ragione della loro partecipazione alla “Festa Bella”, evento che si tiene a Spelonga ogni tre anni. Alle celebrazioni, quest’anno, ha partecipato anche la “Tony Sugar Band” del ruvese Tonio Ciliberti.
Per l’occasione abbiamo intervistato il cittadino spelongano Alessandro Di Vittori.
Alessandro, anche se per te, immaginiamo, sia difficile parlarne, c’è qualcosa che ricordi in particolar modo della notte del 24 agosto 2016?
“In realtà noi siamo stati sotto attacco per molto tempo. Dal 24 agosto tutto il nostro territorio è stato interessato da un grande sciame sismico, culminato con la grande scossa di magnitudo 6.5 del 30 ottobre.
Ricordo che quella mattina, subito dopo il terremoto, riuscivamo solo ad udire, nel silenzio generale, il suono del megafono con cui si ordinava a tutti i cittadini di abbandonare immediatamente la zona. Non abbiamo avuto neanche il tempo necessario per prendere con noi i nostri affetti personali, siamo stati costretti a lasciare tutto e allontanarci.
La tragedia, però, è iniziata alle ore 3.36 del 24 agosto, un’ora che nessuno di noi potrà mai dimenticare.
Fortunatamente tutta la mia famiglia è riuscita subito a mettersi in salvo, anche il nostro cane è scappato via rompendo la catena. Accertatomi delle condizioni di salute dei miei cari, mi sono recato immediatamente ad Amatrice, dove presto servizio come operatore della Polizia stradale, per prestare i primi soccorsi.
E’ stato per noi tutti un trauma molto grande. Oltre alla perdita materiale, ciò che segna maggiormente è la distruzione nel cuore. In qualità di genitore, ho dovuto trovare immediatamente la forza di reagire per “alleggerire” il più possibile quella situazione agli occhi dei miei figli. Ho cercato di non far trapelare tutte le preoccupazioni che, in momento così difficile, affliggevano la mia mente”.
Come è cambiata la tua vita dopo il sisma?
“Il terremoto ci ha, letteralmente, stravolto la vita. Subito dopo il 23 agosto abbiamo iniziato a dormire in macchina, poi in tenda. Qualche giorno dopo, persone a noi sconosciute ci hanno offerto di vivere in una roulotte proveniente direttamente da Bardonecchia. In momenti così difficili si innescano meccanismi di grande solidarietà e umanità.
Dopo la scossa del 30 ottobre, come già detto, siamo stati costretti ad abbandonare Spelonga.
Da allora, per circa un anno, ci siamo trasferiti lungo la riviera adriatica, precisamente a San Benedetto del Tronto. In un primo momento abbiamo alloggiato in un albergo, poi, con l’inizio dell’attività scolastica, ci siamo trasferiti in un altro hotel più vicino alle scuole frequentate dai miei figli. Io, nel frattempo, sono stato costretto a percorrere ogni giorno 180 km, dovendomi spostare, per lavoro, da San Benedetto del Tronto ad Amatrice.
E’ solo sul finire del 2017 che, finalmente, siamo riusciti a tornare a Spelonga per stabilirci all’interno delle casette di legno che, nel frattempo, sono state assegnate. Attualmente viviamo ancora qui”.
A che punto è la ricostruzione?
“A Spelonga hanno iniziato solo qualche lavoro riguardante i danni più lievi. Vi è solo un cantiere per le grandi costruzioni. Non so quali siano le cause di questi ritardi, se l’indifferenza o le lungaggini burocratiche. Io, pero, sono fiducioso”.
Cosa rappresenta per voi spelongani tornare a celebrare la “Festa Bella”?
“Voglio prima di tutto sottolineare che il popolo spelongano è molto forte e dinamico. Vivendo in un paese di montagna non abbiamo mai goduto di molte comodità. Il nostro è un popolo valoroso, seppur non numerosissimo, che tiene tanto alle proprie tradizioni ed usanze.
Il 24 agosto di tre anni fa il sisma ha interrotto le celebrazioni della “Festa Bella” che quest’anno, per noi, non può che rappresentare, quindi, un punto di ripartenza. Ci piace l’idea di ripartire, tutti insieme, proprio dal momento in cui tutto si è interrotto”.
Cosa ti auspichi per il futuro?
“Per quel che mi riguarda posso affermare che, prima del sisma, ero un persona felice, tuttavia, non sapevo di esserlo. Spesso si danno per scontate le cose più essenziali: la famiglia, la salute, un tetto sulla testa. Quando vivi avvenimenti tragici come quello che ci ha colpito impari ad apprezzare e a dare il giusto valore a tutto ciò.
Noi tutti ci auguriamo di ritrovare il prima possibile ciò che di più importante abbiamo perso: la normalità.
Io e la mia famiglia abbiamo deciso di tornare a vivere qui a Spelonga. Ho tre figli, Francesco di 18 anni, Sofia di 15 e Irene di 10. Adesso che tutti i loro compagni sono andati via, i miei ragazzi si sentono soli. E’ davvero difficili restare qui”.
Infine, c’è qualcosa che vorresti dire?
“Voglio ringraziare a nome di tutti il mio amico fraterno Tonio Ciliberti che, sin dal primo momento, è sempre stato presente per tutti noi, senza mai abbandonarci. Voglio parimenti esprimere tutta la mia gratitudine alla gente di buon cuore, tra cui molti pugliesi, che ci hanno supportato in questo difficile momento che ha profondamente colpito la nostra terra”.
Grazie mille Alessandro per la disponibilità e un grande in bocca al lupo per il futuro!