RUVESE MORTA DOPO IL PARTO, CONDANNATO IN PRIMO GRADO UNO DEI GINECOLOGI IN SERVIZIO
E’ stato condannato ad un anno di reclusione per omicidio colposo, con pena sospesa, uno dei ginecologi in servizio presso il nosocomio “Umberto I” Corato, lì dove, nel febbraio del 2012, fu ricoverata d’urgenza la ruvese Maria Teresa Lauciello, successivamente deceduta presso l’ospedale Miulli di Acquaviva, dopo aver dato alla luce un feto morto.
La sentenza, emessa lo scorso 14 luglio, è giunta a seguito del giudizio di primo grado celebratosi presso il Tribunale di Trani in composizione monocratica.
All’esito del dibattimento, il ginecologo è stato condannato, così, per il reato di omicidio colposo in concorso, alla pena di un anno di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno, da liquidarsi in separata sede, in favore del marito della signora deceduta, costituitosi parte civile nel procedimento penale in parola e patrocinato dall’avv. Andrea Lobascio.
Secondo l’ipotesi accusatoria, confermata nel corso dell’istruttoria dibattimentale, ha riferito quest’ultimo, il ginecologo non avrebbe posto in essere le regole di cautela richieste dal caso specifico, omettendo di compiere, in tal modo, le azione necessaria alla salvaguardia della paziente. Quest’ultima, infatti, all’arrivo presso il nosocomio di Corato, presentava un diffuso processo infettivo della placenta, complicatosi per effetto di un’infezione polmonare del feto e la permanenza dello stesso, ormai deceduto, all’interno dell’utero della donna. L’aggravarsi irreversibile dello stato infettivo della paziente ne aveva, poi, cagionato la morte in data13 febbraio 2012.
“In realtà – ha affermato l’Avv. Lobascio – già nel 2018 il GUP del Tribunale di Trani, il quale si era occupato della morte di Mariateresa, aveva assolto altri due medici in servizio presso l’Ospedale di Corato in quei giorni perché, pur riconoscendo che la “diagnosi della morte fetale in utero fatta con l’ecografia avrebbe con alta probabilità modificato la storia naturale dell’evento” aveva specificato come, al momento in cui tale azione avrebbe dovuto essere compiuta, gli stessi non fossero in servizio. L’assoluzione – ha continuato il legale – non aveva impedito al GUP del Tribunale di Trani di recepire le considerazioni del CTU, Prof. Belpiede, il quale aveva riscontrato come, a prescindere dalle responsabilità individuali, esistesse nella struttura dell’Ospedale di Corato un’evidente responsabilità diffusa con un’assistenza al di sotto dello standard, caratterizzata da disorganizzazione e assenza di coordinamento del reparto”.
Soddisfazione per l’esito del giudizio di primo grado è stato espresso, quindi, dall’Avv. Lobascio: “Dopo otto anni di una battaglia giudiziaria complessa ed estenuante, che ha visto coinvolte la procura di Bari e quella di Trani, finalmente il Tribunale di Trani ha riconosciuto la colpevolezza del Medico Ginecologo, all’epoca in servizio presso l’Ospedale di Corato, per aver causato la morte della povera Maria Teresa”.