Ruvo Racconta. Rocco Sienese: la vita in un dipinto
La musica e la danza hanno scritto le prime due puntate di Ruvo Racconta. Oggi, invece, ad aggiungere un tassello al panorama culturale della nostra Ruvo, è Rocco Sienese, pittore ruvese quarantunenne.
Legato alla bottega di famiglia sin da bambino, ha maturato dentro di sé la passione per l’arte. Passione tramutatasi poi in lavoro dopo gli studi presso l’accademia delle Belle Arti di Bari.
I suoi colori prendono vita nella sua bottega, e, così, Rocco dipinge un angolo del nostro paese.
Fantasia e maestria si fondono nelle sue tele, rendendole vere, immortali. È la bellezza che passa per gli occhi e si tuffa in un sorriso appagato, disegnato sul volto del visitatore dell’area espositiva riservata alla sua arte. Un sorriso che rende realizzato e perpetuo il suo lavoro.
Ma non sono solo le sue cornici e i suoi dipinti a renderlo unico. Rocco, con premura e pazienza, tramanda le sue nozioni ai suoi allievi, insegnando dolcemente a far fiorire la vita in un dipinto.
Così si è raccontato.
–Quanti anni ha la sua attività? E’ un’attività di famiglia?
La mia attività nasce negli anni 80 ed è una attività di famiglia. Ho sempre respirato “l’aria di bottega” sin da piccolo e dopo mi sono ritrovato, naturalmente, a farne parte e ad avere un ruolo attivo.
Dal 2015 ho deciso di dare un nuovo nome all’attività, che oggi si chiama Sienese Art Gallery. Questo per segnare un punto di svolta tra tutto quello che c’era e si faceva già, e quello che di nuovo ho introdotto, spinto dalla mia passione per l’arte.
–In cosa consiste il suo lavoro?
Tutto gira intorno alla cornice. Realizzo cornici artigianali fatte su misura, con diverse finiture. Grazie ad una ventennale esperienza, e ad un vasto campionario di cornici, attuo la soluzione più adatta ad ogni singolo caso, conciliando le finalità conservative con quelle estetiche.
Il nuovo progetto, invece, nasce dalla mia passione per la pittura e dalla voglia di applicare le competenze tecniche e teoriche acquisite durante gli anni di studio presso l’accademia di Belle Arti di Bari. Questa passione ha dato vita ad un nuovo spazio espositivo, Sienese Art Gallery appunto.
Qui trovano spazio le mie opere pittoriche e quelle di altri artisti locali e non. Fra le attività della galleria ci sono anche i corsi di pittura, grazie ai quali riesco a trasmettere la mia passione a grandi e piccini.
Oggi il mio spazio lavorativo è composto da due unità distinte, la galleria (corso Piavi n.64) e la Bottega (corso Piave n. 51) dove eseguo materialmente tutti i lavori e dove prendono forma le mie idee.
–Cosa guarda in un’opera d’arte?
Quando mi avvicino ad un’opera d’arte non guardo un aspetto in particolare. Quello che ti avvicina, che ti trasporta è sempre diverso.
Credo che tutti, ponendoci difronte ad un’opera d’arte, cerchiamo qualcosa che è già dentro di noi e che cambia nel tempo.
Banalmente potrei dire che mi piacciono le cose belle e le formule che portano ad esse.
–Da dove nasce la sua pittura? Cosa significa per lei fare arte?
Fare arte, provare a farla, per me significa mettermi in discussione, pormi delle domande, farle a chi guarda.
Non sempre i risultati sono soddisfacenti. L’arte è un momento durante il quale entri in sintonia con te stesso, il frutto di questo momento o della somma di questi momenti è l’opera d’arte.
Avere la possibilità di vivere questi momenti è la gratificazione più grande.
Confesso, però, che c’è anche un aspetto importante del mio lavoro che sempre devo considerare. È quello “commerciale”, che spesso mi spinge dove non voglio, ma sa anche restituirmi nuovi punti di vista.
–Quale è la sua fonte d’ispirazione? C’è un pittore al quale si ispira?
Non mi ispiro ad un artista in particolare. Posso dire, però, che la scoperta dell’arte di Hokusai, artista giapponese dell’800, durante gli anni di studio ha influito moltissimo nella formazione del mio linguaggio pittorico.
Quello di Hokusai è un linguaggio apparentemente semplice, superficiale e puramente descrittivo. La sua arte va all’essenza delle cose.
–Quale è l’opera a cui è più affezionato?
Nel 2009 ho realizzato un dipinto, che attualmente non è più in mio possesso, al quale sono molto legato.
Il dipinto si intitola “Il pazzo”.
Per realizzare questo dipinto ho vissuto un intenso e lungo processo creativo che non sapevo dove mi avrebbe portato. Il risultato è un’opera dal tema molto attuale.
Credo che oggi l’uomo abbia perso il senso delle cose, e deve accadere qualcosa per far sì che lo riacquisti. Credo sia andata smarrita un’armonia primaria che va riconquistata a tutti i costi. Di questo parla “Il Pazzo”.
–Quale è la gratificazione più grande del suo lavoro?
Riuscire a creare qualcosa con le proprie mani, con il solo pensiero è già molto gratificante.
Quando il lavoro è ben riuscito senti di aver speso bene il tuo tempo. Molto bello è anche vedere apprezzato il tuo lavoro.
Spesso quando lavoro su commissione, mi ritrovo ad assecondare richieste e voglie pittoriche non ben specificate. In questi casi, cerco di capire cosa mi stiano effettivamente chiedendo. Cerco in qualche modo di entrare nelle menti degli altri. Questo mi diverte molto.
–Cosa vorrebbe dire a chi vuole approcciarsi ad un percorso artistico?
Niente paura, tutto è già stato fatto, non resta che ripeterci.
L’importante è seguire il proprio sogno!