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RISCOPRIAMO ALBERTO DI SALVIA, PLAYMAKER MADE IN RUVO

Si delinea sempre meglio la conformazione tecnico-tattica della Talos Basket Ruvo di coach Valerio Corvino. Dopo gli arrivi di Bagdonavičius e Laquintana, è giunta l’ufficialità del ritorno a Ruvo di Alberto Di Salvia, playmaker ruvese reduce da un anno di inattività e, soprattutto, da due ottime stagioni in maglia coratina.

Per le caratteristiche tecniche dei suoi compagni fin qui annunciati, l’innesto di Di Salvia sembra un tassello fondamentale e ben studiato tecnicamente. Dopo una stagione nella quale Ruvo ha mostrato enormi problemi nella gestione e nel bilanciamento tra il ritmo della transizione offensiva e l’attacco della difesa schierata, la società ruvese ha deciso di strutturare una squadra che possa dare ampie garanzie da questo punto di vista. Dopo gli arrivi di due grandi attaccanti, la firma dell’ex playmaker di Corato e Bisceglie è da leggere proprio in questa direzione.

La dimensione essenziale del gioco di Alberto Di Salvia, infatti, risiede proprio nella denominazione del suo ruolo in campo. Alberto è un play-maker nel senso letterale del termine: in una pallacanestro moderna sempre più iper-cinetica, nella quale le point-guard tendono sempre più a essere realizzitrici e i compiti di creazione delle trame di gioco vengono sempre più dislocati tra i giocatori in campo, Di Salvia mentiene intatta l’impostazione più autentica del suo ruolo. L’ordine e l’intenzione di portare sempre il primo mattoncino nella costruzione sono le sue caratteristiche migliori, che, però, non devono sviare sulla consistenza del suo gioco nelle due metà campo.

Il fatto che sia un reluctant shooter, ovverosia un giocatore che preferisce non mettersi in proprio, non deve portarci a sminuire sulle sue doti offensive. La sua propensione alla creazione del ritmo migliore per la sua squadra non è l’unico punto di forza del suo gioco: pur disponendo di un solido jumper dal midrange e di un tiro da tre non battezzabile se in ritmo, Di Salvia predilige l’attacco del canestro in penetrazione. Il neo-acquisto ruvese è in grado di arrivare al ferro con costanza, anche grazie a un ottimo fisico che gli permette di assorbire i contatti e chiudere nel traffico. Una dote simile torna decisamente utile sia per far collassare al ferro una difesa schierata, liberando quindi spazio per i tiratori, sia, più spesso, in transizione per trovare i così detti fastbreak points.
Soffermiamoci un attimo su quest’ultimo aspetto: la transizione. La difesa del playmaker ruvese, infatti, potrebbe essere un elemento capace di generare numerosi possessi in transizione grazie alla sua attenzione sulle linee di passaggio, alle sue mani rapide sulla palla e al suo ottimo fisico che fa sembrare meno ostico ogni mismatch al quale viene forzato. E’ un’equazione ormai vecchia quanto la pallacanestro: una buona difesa porta a recuperare tanti palloni, che si traducono in contropiede e in tiri ad alta percentuale.

La sua bravura dovrà risiedere nell’alternare prolificamente ogni situazione di gioco, modulando il ritmo della squadra sulle esigenze dei compagni. Collaborare sin da subito con uno scorer come Laquintana e un rollante di qualità come Benas non può che facilitargli il compito. Ben tornato Alberto.

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