RECORD IMPORT PRODOTTI AGRICOLI DA BRASILE IN PUGLIA
Con una crescita record del 530% in valore delle importazioni in Puglia di prodotti agricoli dal Brasile, il divieto di importazione dell’Unione Europea di prodotti che contribuiscono alla deforestazione è un primo passo importante nell’applicazione del principio di reciprocità nel commercio con Paesi extracomunitari che non rispettano gli stessi standard ambientali, sociali e sanitari vigenti in Italia ed in Europa. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in relazione ai dati diffusi da Nomisma, secondo cui il Brasile risulta il Paese che ha guadagnato di più dalle tensioni geopolitiche e dagli eventi climatici estremi registrati a livello globale.
Intanto, il Parlamento europeo e gli Stati membri dell’Ue hanno raggiunto l’accordo – ricorda Coldiretti – per vietare l’importazione nell’Unione europea di diversi prodotti, come olio di palma, carne bovina, soia, legno, cacao e caffe quando questi contribuiscano alla deforestazione.
Quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia – denuncia la Coldiretti – non rispetta infatti le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso anche grazie ad agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea. Ad esempio dalle banane dal Brasile al riso birmano dalle nocciole turche ai fagioli messicani dal pomodoro cinese fino alle fragole dall’Argentina e ai gamberetti tailandesi sono molti i cibi accusati di essere ottenuti dallo sfruttamento del lavoro minorile secondo l’analisi della Coldiretti sui dati del Dipartimento del lavoro Usa per sfruttamento del lavoro minorile.
Ma ci sono anche i rischi per la salute con ben l’80% degli allarmi alimentari scattati in Italia che sono stati causati dal cibi importati dall’estero. In generale, in testa alla classifica dei Paesi dai quali arrivano i prodotti più contaminati c’è la Turchia responsabile del 13% degli allarmi alimentari scattati in Europa. A seguire, l’India per l’8% delle notifiche complessive, ma preoccupazioni – continua la Coldiretti – vengono anche dalla Cina, che rappresenta quasi la metà delle notifiche relative ai materiali a contatto con gli alimenti, per la presenza di sostanze non autorizzate nei prodotti di plastica, come il bambù e la migrazione di ammine aromatiche, melamina, formaldeide, ecc.
Non sorprende dunque che l’88% degli italiani voglia il divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da paesi privi di regole sociali, di sicurezza e sanitarie analoghe a quelle italiane e della Ue, secondo l’analisi Coldiretti/Censis. Secondo la stragrande maggioranza dei cittadini è inutile imporre alle imprese italiane leggi sempre più severe se poi si consente ad imprese spregiudicate o a interi settori produttivi di altri paesi senza legislazioni analoghe di invadere il mercato italiano con prezzi stracciati, magari sfruttando il ricorso a lavoro semischiavistico o minorile o, anche, a produzioni senza rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale.
Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee, afferma Coldiretti nel sottolineare l’importanza che l’Ue assicuri il principio di reciprocità nei rapporti commerciali a partire dal trattato Ue-Mercosur, che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee.