Cultura

RECENSIONE QUARTA E ULTIMA SERATA DEL TALOS FESTIVAL INTERNATIONAL.

“Grazie alla sua sana follia! Senza di lei, oggi non saremmo qui”. Così il sindaco Vito Ottombrini a Pino Minafra nella quarta e ultima serata del Talos Festival International.

Rapporto complicato quello tra il Comune di Ruvo di Puglia e il jazzista ruvese che ha definito “la musica, il pubblico e i giovani” l’unica nota positiva di questa edizione del “laboratorio musicale” (come lui ama definire la sua creatura).

Pino Minafra si è dichiarato terrorizzato dalla burocrazia paralizzante che vige nel nostro Paese e ha ringraziato tutti coloro che hanno consentito la realizzazione del Talos Festival, ma soprattutto colei che gli è sempre rimasta al fianco nei suoi progetti: Margherita Porfido, sua moglie.

La parola è passata a Fabrizio Versienti, giornalista e critico musicale per il Corriere del Mezzogiorno, che ha introdotto gli ospiti musicali, che provengono dalla “Terra delle aquile”.

L’11 ottobre 2015 il pubblico è, infatti, rimasto incantato dalle voci e dalla musica dei “nostri fratelli dirimpettai”, come li ha chiamati Pino Minafra che ha esaltato la tradizione polifonica  e la fanfara albanese.

Versienti coglie delle analogie tra i canti corali albanesi e gli stisa salentini e parla della Iso-polifonia albanese  dove  all’iso o drone (stile musicale che enfatizza l’uso di suoni, note e bordoni, effetto armonico e monofonico di accompagnamento in cui una nota o un accordo sono suonati in modo continuo per tutta la composizione) si intrecciano le melodie .

E’ la volta del manager di Ballkan World Music Management, il quale aggiunge che la polifonia albanese è patrimonio UNESCO ed è la più antica forma di polifonia profana. Si sviluppa nel XVII e XVIII secolo per accompagnare le orchestre albanesi, dove il clarinetto è la voce principale a cui risponde il violino. E la polifonia albanese è così ricca che in essa si ravvisano elementi jazz e blues ancor prima che questi stili musicali nascessero (basti pensare al Kabà improvvisazione al clarinetto e al violino tipico della musica sudalbanese o degli albanesi dell’Epiro).

Inoltre dalla polifonia albanese si sono sviluppati i canti polifonici sardi e corsi.

I primi artisti a calcare il palco sono i cinque cantori dell’ Albanian Iso-Polyphonic Choir. In abiti tradizionali, intonano canti dolci, allegri, che parlano d’amore, vita, morte e si possono accostare ai cantu a tenores sardi. L’ultimo brano è un canto d’amore in lingua corsa.

I coristi sono poi accompagnati al pianoforte dal virtuoso polistrumentista Robert Bisha che dalla tastiera estrae una musica dolce e sommessa o vivace e impetuosa.

In seguito Bisha esegue una composizione che riecheggia il suono del flauto: suoni purissimi e meravigliosi.

Quella che segue è la rivisitazione folk di una musica con gli ottoni. E, infatti, sul palco a uno a uno entrano i membri della Fanfara Tirana, brass band balcanica. Il pianoforte dà l’incipit, poi gli ottoni  eseguono una musica impetuosa e vivace che si chiude con le dolci note del pianoforte.

E questo è il momento più suggestivo della serata: Robert Bisha prende il saz o chitarra saracena, regalo di un suo amico curdo che gli ha detto “ Suonala tu, perché il mio cuore non canta più.” Bisha pizzica le corde, tamburella la cassa armonica e ne trae una musica triste e dolce.

Dopo questa struggente esibizione, è il momento del “melting pot” musicale e culturale.

La Fanfara di Tirana incontra i Transglobal Underground, gruppo britannico che, forte di una notevole preparazione tecnica, può permettersi scorrerie nel mondo della musica. La Fanfara Tirana ha permesso ai  Transglobal Underground di divertirsi col loro progetto “Kabatronics” e in tal modo hanno rivisitato l’antico rito albanese del Kabà.

Sul palco nasce uno spettacolo rutilante, dove l’amore (“ Oh, mòn chère! Je t’aime”), la libertà ( “I fly so high!”) e la pace sono il leit motiv di musiche vivaci, vorticose e tumultuose. Sitar, maracas, bongo, ottoni, pianoforte: la musica che promana da loro fa danzare e molti spettatori non hanno resistito alla voglia di farlo.

L’apice si è raggiunto quando sul palco Hysni Zela, in arte Niko, lead vocalist della Fanfara Tirana, in abiti tradizionali, ha cantato brani albanesi con l’accompagnamento dei vivaci strumentisti.

Niko, Fanfara Tirana, Transglobal Underground e Robert Bisha: un esercito di artisti che ha infiammato il pubblico e che ha concesso generosamente il bis. Un bis dove tutti hanno ballato e applaudito, divertendosi al ritmo della musica “melting pot” ma soprattutto hanno apprezzato le loro raffinate contaminazioni musicali.

Veronique Fracchiolla

Stagista c/o ruvesi.it – Double P. Communication

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