QUELL’IDEALE CRISTIANO FONDAMENTO DELLA VITA DI PINA MONTARULI
Nata il 26 gennaio del 1933, proprio nell’anno in cui papa Pio XI indiceva il Giubileo straordinario della redenzione, Pina Montaruli agli occhi di tutti era una donna amabile, generosa e sempre disponibile. Nonostante le limitazioni derivanti dalle condizioni di vita sicuramente più difficili nel Dopoguerra, malgrado le problematiche familiari, grazie alla tenacia e alla propensione per lo studio riuscì a conseguire il Diploma di abilitazione magistrale.
Professava una fede concreta che esercitava sia nella frequentazione costante delle Suore di Don Bosco sia nel servizio prestato a scuola fra i numerosi alunni che si avvicendavano nel corso del tempo. Soprattutto quando aveva ottenuto l’insegnamento a Ruvo, aveva offerto un grande contributo presso la scuola elementare G. Bovio, diventando membro del Consiglio di Circolo. Iscritta all’AIMC (Associazione italiana maestri cattolici), si impegnava a portare avanti la formazione della donna secondo i valori cristiani. Tuttavia partecipava altresì a corsi per i docenti, tra i quali quelli di “Igiene e assistenza sanitaria per gli insegnanti elementari”, di “Fisiopatologia per gli insegnanti”, di “Agraria per gli insegnanti” e di “Religione per gli insegnanti”.
Ma Pina era consapevole che il suo cristianesimo doveva esplicarsi anche nella vita politica. Aveva un’intelligenza viva e profonda, spesa in favore di ideali cattolici che nella mentalità dell’epoca erano avversati da una politica italiana ancora troppo frammentaria, prima che i capisaldi partitici, DC e PCI, avrebbero dato inizio a quel periodo di reciproco riavvicinamento, mai pienamente realizzatosi, durante la cosiddetta Prima Repubblica.
Alla Democrazia Cristiana di don Luigi Sturzo, Pina riservò molte delle sue energie, spiegando alla gente l’importanza del voto dopo anni di dittatura fascista. Collaborò fattivamente con gli onorevoli Aldo Moro e Renato Dell’Andro, battendosi più volte per la loro elezione. Per la sua carriera politica l’amministrazione comunale le conferì un riconoscimento nel 1986, per il servizio reso alla cittadinanza ruvese.
Con l’avanzare dell’età e con il suo pensionamento si ritirò a vita privata, mettendo a disposizione il proprio tempo per i fratelli e per i nipoti, nonché ai suoi pronipotini a cui era molto affezionata.