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Quella volta che Pertini incontrò gli alunni ruvesi

I Pertini impertinenti. Quasi un’allitterazione che diventa sostanza perché riflette l’anticonvenzionalità mai disgiunta da forte etica e rigore che animavano l’operato di Sandro Pertini, indimenticato Presidente della Repubblica italiana dal 1978 al 1985, e di sua moglie Carla Voltolina, psicologa che considerava Quirinale le corsie d’ospedale, le case di recupero dove prestava la propria opera

Il loro spirito anima le pagine de “Gli Impertinenti – Il viaggio di Sandro e Carla Pertini, per l’Italia di oggi”, saggio biografico scritto da Enrico Cuccodoro, docente di Diritto Costituzionale dell’Università del Salento e Coordinatore dell’Osservatorio “Sandro e Carla Pertini”, con Alessandro Nardelli, Raffaele Marzo e Giovanni Pizzoleo. Il saggio è stato presentato ieri sera proprio nella Sala dedicata al partigiano presidente, la Sala “Sandro Pertini” di Palazzo Avitaja, a Ruvo di Puglia, in occasione dei settant’anni dalla promulgazione della Costituzione italiana e dei quarant’anni dall’elezione del Presidente “più amato dagli italiani”.

Pochi i presenti, ma alcuni di essi serbavano un ricordo affettuoso del partigiano-presidente, come la professoressa Liliana Bruni  a cui Pertini chiese di portare, in occasione dell’incontro con gli alunni ruvesi a Palazzo del Quirinale, l’olio extravergine di oliva pugliese, «il più buono». Perché Sandro Pertini aveva un rapporto diretto con le persone, lontano dalle rigide regole del protocollo di palazzo.

«Stavo facendo lezione – racconta la Bruni – quando il collaboratore scolastico bussa e mi invita in segreteria per rispondere a una telefonata. Prendo la cornetta e dall’altro capo qualcuno mi dice: “Buongiorno! Sono Sandro Pertini!”». La professoressa pensava a una burla. Ma era la verità. Tutto nasceva dal fatto che ai ragazzi, tempo prima, aveva dato il compito di scrivere delle domande che avrebbero voluto rivolgere al Presidente della Repubblica: domande che giunsero a Roma.  «Quel giorno, in Quirinale – racconta Bruni – mi colpì non solo il suo rigore nel rispondere alle domande degli alunni, ma anche la sua giovialità».

Pertini, infatti, amava i bambini e aprì sempre, per loro, le porte del Quirinale. E li amava perché erano il seme della Nazione e voleva che si avvicinassero alla politica che «non è una cosa sporca».

L’incontro si è aperto con i saluti di Michele Scardigno, Presidente del Consiglio Comunale di Ruvo di Puglia, che ha portato i saluti di tutto il Consiglio e ha confida come abbia, sin da piccolo, considerato Pertini come un nonno, quel nonno da lui non conosciuto, ma grande attivista ed esponente politico comunista della scena ruvese.

Ai saluti di Scardigno si uniscono quelli del sindaco Pasquale Chieco, di formazione socialista, come il vulcanico Capo dello Stato. A Chieco piace molto un pensiero pertiniano: «Non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà». Pertini ha incarnato quanto predicato.

Enrico Cuccodoro traccia un ricordo di Pertini attraverso i viaggi che ha compiuto in Italia, soprattutto in Puglia: da Foggia a Maglie, passando per Bari. A Turi visitò l’ex Casa Penale dove fu internato nel 1930 e dove conobbe Antonio Gramsci: accarezzò, commosso, il duro lettino sul quale aveva dormito. Pertini amava la Puglia, la sua gente, i suoi paesaggi, la sua cucina: quando visitò l’Italsider di Taranto, mangiò insieme agli operai chiedendo un piatto di fave e cicorie.

Ateo, era amico di Aldo Moro sin dalla Costituente e di Papa Giovanni Paolo II.

Pertini conobbe anche Don Tonino Bello. Appena nominato vescovo, in ossequio a quanto stabilito nei Patti Lateranensi, Don Tonino aveva l’obbligo di recarsi al Quirinale per omaggiare il Capo dello Stato. Pertini fu colpito dalla presenza mite di Don Tonino e dalla semplicità dei simboli episcopali che indossava: l’anello era la fede nuziale di sua madre e il crocifisso era in legno di ulivo. Don Tonino si sfilò la collana e la donò al Presidente.

Sono tanti gli episodi evocati da Cuccodoro, riportati nel testo che è anche uno spaccato della storia italiana. Pertini era amico di artisti come Renato Guttuso, Andrea Pazienza (diffuso il binomio “Paz e Pert”) e tanti altri.

Il libro è destinato agli italiani di oggi per compiere un viaggio nel passato più recente della nostra politica e comprendere meglio il presente.

L’incontro si conclude con una foto di gruppo sotto l’iscrizione nella Sala: “Affinché la rettitudine morale e l’amore per le Istituzioni restino valori indelebili a Sandro Pertini il Consiglio Comunale quest’aula dedica”. Era il 25 marzo 1995.

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