"QUALCUNO SI E' CHIESTO COME STAVO?"
Sono le 12.45 di un giorno qualunque. Sulla strada della tua vita stringi “amicizia” con il panico: entra un rapinatore a volto coperto e con un coltello in mano. Tu sei lì a fare la coda in farmacia e a un certo punto capisci che lo spazio per la tua tranquillità e libertà è limitato. Lui urla e ti minaccia con un coltello. Qualcuno scappa, altri provano a non perdere il controllo. Poi il ladro arriva al sodo: mette le mani nella cassa e scappa via. Da quel momento in poi quello che accade è un percorso parallelo tra quello che la tua persona ha rischiato rispetto allo scorrere della vita.
Torniamo virtualmente nella farmacia Comunale, dopo i commenti e uno scambio di mail, con la donna presente all’interno del punto vendita e minacciata dal malvivente.
“Per fortuna – afferma la testimone oculare della rapina – non c’è scappato il morto e dico “per fortuna”, egoisticamente, perchè la persona tenuta in ostaggio sotto la minaccia di un coltello ero io. Tante notizie si scrivono sui giornali o sui social network che in fin dei conti non sono del tutto vere. Ma d’altronde la cosa più importante è divulgare notizie, non la verità”.
La donna fa osservare che, nel giorno in cui è avvenuta la rapina, nessuno si è chiesto come stava: “Per me, che sono una persona votata alla giustizia, ha fatto più male non tanto il rapinatore che mi ha minacciato col coltello ma l’indifferenza e l’opportunismo della gente che in quel momento ha pensato solo a se stessa”.
Stando a una ricostruzione non confermata, il malvivente sarebbe stato lasciato andare dopo che gran parte della refurtiva era stata recuperata. La donna non si è sentita tutelata fino in fondo dalla giustizia: ha rischiato la vita, per poi ritrovarsi sola dopo lo shock subito e con tutto quello che un episodio del genere può lasciare sulla propria pelle.
Esiste giustizia?