Attualità

Il Presidente del Comitato Feste Patronali: “Come si fa a restare uniti se critichiamo tutto?”

Plausi e mugugni. Grida di scandalo, accompagnate da battute salaci, e ovazioni hanno accolto il recente comunicato stampa con cui sono stati vietati, in occasione della Festa di San Biagio, patrono di Ruvo di Puglia, i botti. E per “botti” molesti si intendono anche le diane devozionali con cui si dà inizio ai festeggiamenti in onore di Santi o per ricordare particolari eventi storici.

L’ordinanza è stata emanata per tutelare i soggetti più fragili della comunità: anziani, bambini, diversamente abili e animali. Ma il provvedimento del sindaco ha diviso la città in tre fazioni: coloro che condannano apertamente tale divieto, in contrasto con antiche tradizioni religiose; quelli che concordano con proibire e punire l’uso di botti a Capodanno ma guardano con benevolenza alle diane devozionali o altre forme di spettacoli pirotecnici; coloro che considerano tale divieto un segno di civiltà e grande rispetto per il prossimo. L’ordinanza, beninteso, non esclude la rutilante scenografia offerta dagli spettacoli di luce e colore.

Ma l’allusione a una possibile estensione del divieto di botti anche in occasione dello Scoppio delle Quarantane, a Pasqua, ha fatto insorgere più di un ruvese.

Si tratta di vaghi riferimenti – da Palazzo Avitaja non è giunta, sinora, alcuna comunicazione ufficiale – ma le parole di Don Salvatore Summo a proposito della Quarantana che «...non verrà più sparata, anche perché era veramente brutto farlo a una donnina» fanno temere a molti la perdita di significato del rito dello Scoppio dei fantocci, un rito seguito e apprezzato anche da turisti e cittadini limitrofi, a cui il giornalista tedesco Jorg Holzwarth, nel 2015, dedicò una parte del documentario “Osterbräuche”, andato in onda sull’emittente pubblica tedesca Südwestrundfunk.

Ne ho parlato con Vincenzo Caldarola, presidente del Comitato Feste Patronali di Ruvo di Puglia. Caldarola intende rispondere alle polemiche infuriate fuori e sui social in relazione all’ordinanza contro i botti a San Biagio e, forse, in occasione del rito dello Scoppio delle Quarantane.

«Vorrei replicare alle polemiche di queste ultime ore relative all’ordinanza emanata dal sindaco sul divieto dei botti in occasione della festa di san Biagio. Condivido la decisione del sindaco perché negli anni scorsi ci sono state molte lamentele da parte dei residenti sull’Estramurale Scarlatti, zona Pantano, circa la molestia delle diane (segnale delle sveglia nelle caserme).

L’ordinanza sindacale non è di natura politica, non nasce da un capriccio del sindaco. Molti affermano che dobbiamo rimanere uniti per salvaguardare le tradizioni. Ma come facciamo a essere uniti se critichiamo tutto? Senza valutare attentamente le cose prima? Come manteniamo le tradizioni se siamo sempre in polemica? Secondo me, bisogna solo trovare un accordo con questa Amministrazione che sta lavorando bene. Ci tengo a farlo sapere a chi è ignaro di questo e a chi non si mette nei panni degli amministratori e di chi organizza gli eventi.

Ripeto, si tratta di trovare un accordo con l’Amministrazione circa la scelta di un luogo adatto per fare le diane, un posto molto lontano dal centro abitato e, per quanto riguarda, gli spettacoli pirotecnici in città, basta calibrare la potenza dei fuochi in relazione al luogo, salvaguardando in primis la sicurezza delle persone, degli animali, delle cose e dei luoghi stessi».

Poi accenna alla polemica sul paventato mancato rispetto di tradizioni secolari: lo scoppio della Quarantana.

«Ci stiamo fasciando la testa prima del tempo. Vede, da qualche anno, gestisco lo scoppio della Quarantana di Piazza Bovio. E’ mia, un omaggio personale che faccio alla città e ai ruvesi. Quest’anno mi occuperò anche dello ” scoppio” della Quarantana di Piazza Matteotti che è dell’Amministrazione Comunale. Non è detto che ci debbano essere botti forti. Si possono fare anche degli scherzi pirici, con incendio e, per concludere, due piccoli botti finali che faranno “scoppiare” la Quarantana. Vedremo. Studieremo tante soluzioni in modo tale da venire incontro agli estimatori dello scoppio con batteria e a coloro che non apprezzano i forti rumori, per diversi motivi. Nessuno è uguale all’altro. Ma questo non significa che non ci sia amore per le tradizioni da parte di tutti».

Timori infondati, quindi? Scaturiti dalla recente ordinanza sindacale, «drastica perché dettata dall’urgenza» come precisa Caldarola? O dalle parole allusive di Don Salvatore Summo?

«Vede. Neanche io comprendo le polemiche di alcune persone che non sono a favore delle diane o dello scoppio delle Quarantane con batteria. Ad esempio, alcuni dicono che le diane, i botti provochino lesioni ai muri di casa. Ma come può accadere questo se le diane esplodono lontano dall’abitato? Gli animali hanno paura. Certamente. Ma io ho due cani che, durante gli spettacoli pirotecnici, si mettono in prima fila. I bambini. Quando deve scoppiare la Quarantana, io mi affanno ad allontanarli perché si avvicinano troppo, perché a loro piace. Ma nessuno è uguale all’altro e quindi bisogna rispettare le esigenze di chi ha timore o trova molesti questi rumori. Ripeto, troveremo il giusto equilibrio tra opposte esigenze, per soddisfare tutti. Tradizione e innovazione nei costumi. E questo lo voglio ribadire a chi fa polemiche, a chi critica senza sapere il grande lavoro che c’è dietro ogni evento».

Caldarola, poi, fa una piccola riflessione sul capitolo “sicurezza”, in generale.

«Per quanto riguarda la sicurezza, ha notato come, alcune vie del centro storico, siano chiuse da transenne e da blocchi di cemento. Le dico che non è stato facile organizzare tutto: devo ringraziare, a tal proposito, sia il Comandante dei Vigili Urbani che il Comandante dei Carabinieri per la collaborazione. Penso, tuttavia, che questi sistemi vadano bene per gli eventi stanziali. Per le processioni e altri eventi itineranti non vanno molto bene. E’ uno spreco di danaro e di energia fisica. Parola mia, che li sposto».

Ci salutiamo: come presidente del Comitato Feste Patronale deve correre per definire qualche dettaglio della festa patronale, dal momento che, di lì a poche ore, si snoderà la processione del Santo Patrono dalla Cattedrale.

E ai ruvesi non resta che attendere le decisioni di Palazzo Avitaja.  Sino a Pasqua, giorno in cui la Quarantana “esploderà” non senza aver ricevuto prima un bacio di saluto e di perdono, si conoscerà quale nuova forma, quale destino avranno tradizioni ancestrali.

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