Presentato “25 aprile 1945”. Greppi: «Attenti alle nuove forme di nazifascismo»
A Ruvo di Puglia “Città che legge” il primo appuntamento letterario di aprile è stato dedicato alla presentazione di “25 aprile 1945” (Editori Laterza), dello storico Carlo Greppi.
Venerdì scorso, nella Sala Conferenze di Palazzo Caputi, gremita di ragazzini, lo scrittore piemontese ha conversato con Rosanna Pellegrini e Corrado De Benedittis, docenti presso il Liceo Scientifico “Orazio Tedone” di Ruvo di Puglia, sulla grandezza degli uomini, spesso giovanissimi, che hanno combattuto sino al sacrificio supremo in nome della libertà e della democrazia durante il secondo conflitto mondiale, prima e dopo l’8 settembre 1943. Una narrazione avvincente che, partendo dalle vicende dei tre protagonisti del saggio, ha toccato anche temi di scottante attualità quali la recrudescenza del razzismo nei confronti degli immigrati e di toni violenti che hanno caratterizzato anche la scorsa campagna elettorale. Sembrerebbe che ci siano i presupposti per il riaffermarsi di ideologie totalitarie, ma se si opponesse a chi vuole, in fondo, tornare indietro, l’arma della cultura e della conoscenza, incarnate nel libro, questo potrebbe non accadere, come affermato da Pellegrini.
E proprio il libro di Greppi, nel mese in cui ricorre la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’autore – il prossimo 23 aprile – come ha ricordato Rosangela Bellifemine dell’Associazione Culturale Calliope, e nel mese in cui in Italia ricorre la Giornata della Liberazione, può contribuire a gettare un’ulteriore luce sui fatti che condussero alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo e alla creazione di una Costituzione moderna e di grande bellezza.
I tre personaggi sono coloro che, insieme ad altri “grandi” e “piccoli”, contribuirono a dare vita a una “nuova Italia”: il Generale Valenti e i suoi vice, Maurizio e Italo o Comandante Gallo. Ma questi sono, rispettivamente, i nomi di battaglia di Raffaele Cadorna jr, comandante del Corpo Volontari della Libertà, e di Ferruccio Parri e Luigi Longo. Al CVL gli Alleati riconobbero unità militare mentre al Comitato di Liberazione Nazionale l’unità politica. All’interno, poi, di questi organismi, si esprimeva un pluralismo di ideologie, credi e fedi che coinvolgevano monarchici e repubblicani, moderati e comunisti, uniti tutti dai più nobili valori e tesi a proteggere la libertà.
«In Europa, questo è stato l’unico caso di esercito partigiano veramente unito nella lotta contro i nazifascisti. – spiega Greppi – E mentre i capi delle altre Resistenze europee erano rifugiati a Londra e coordinavano da lì le varie azioni, in Italia i leader hanno combattuto in patria, clandestinamente, rischiando la propria vita».
Greppi, ospite anche di “Confabulare 2018” con “Bruciare la frontiera” (Feltrinelli), ha sottolineato la tendenza revisionista di alcuni autori a puntare solo sui lati oscuri della Resistenza, che ci sono stati, indubbiamente: «Nella Resistenza hanno militato esseri umani, con i loro punti di forza e debolezza» spiega. Ma è necessario anche non rinunciare all’obiettività e alla verità storica. Chi ha combattuto nelle fila della Resistenza, e non solo con le armi, ha voluto riaffermare la libertà, la protezione della dignità umana e non bisogna mai scordarsi di questo.
Greppi scrive con un linguaggio efficace e semplice, diretto, affinché le nuove generazioni possano “vivere intensamente” quei momenti fondamentali della loro storia di italiani. Lo stesso De Benedittis ha ammesso che ha conosciuto le figure dei combattenti attraverso i racconti dei braccianti anziani che si riuniscono nei circoli di partito: certo, ha studiato le vicende della guerra mondiale a scuola, ma lì un vivido ritratto dei “grandi” che hanno combattuto per un’Italia libera non è stato mai restituito.
Si parla spesso di Milano, poi, come centro nevralgico della Resistenza Italiana, ma a Milano c’erano anche tanti meridionali e la Resistenza è stata fatta anche a Sud. Lo ha potuto affermare Michele Romito, scomparso nel 2009, che il 9 settembre 1943, con i suoi concittadini di Bari Vecchia, impedì, a lancio di bombe, che i Tedeschi penetrassero nel nucleo antico. E aveva solo quattordici anni. E non dimentichiamo il sangue che ha intriso la terra di Puglia: l’eccidio di Murgetta Rossi, località di Spinazzola, ne è un drammatico esempio. La stessa casa editrice barese Laterza, infine, raccolse intorno a sé dapprima antifascisti e poi divenne presidio culturale di Resistenza contro i nazifascisti.
Greppi, come notato dalla stessa Pellegrini che ha letto il saggio, è disilluso perché figure di così rilevante spessore, in politica, non ci sono più. E questo lo rattrista: «Dicono che gli insegnanti non debbano fare politica in aula: io ritengo che debbano farla, invece; devono guidare i ragazzi, devono infondere loro l’amore per i valori della Costituzione, bella e fragile. Per questo non si devono sottovalutare quei movimenti politici che si ispirano a ideologie fasciste e naziste (e lo fanno nella sostanza), movimenti che non avrebbero dovuto neanche partecipare alle scorse consultazioni politiche, perché appunto professano valori antitetici alla nostra Carta». In fondo, anche più di settant’anni fa, in un clima di incertezza economica, ci fu chi sottovalutò, politicamente, Mussolini e un oscuro pittore di belle speranze austriaco, Adolf Hitler. Tuttavia si deve sempre sperare, commenta in conclusione l’assessora alla Cultura Monica Filograno, che i giovani possano recepire e sviluppare il messaggio presente nell’opera di Greppi e di altri storici, che è quello di difendere la libertà e la dignità umana anche con piccoli gesti, alla base della buona politica.