È davvero singolare che mentre ieri Israele apriva il fuoco contro le postazioni ONU in Libano – dove sono presenti circa 1000 militari italiani – il centrodestra ruvese passava la giornata a bearsi della lettera inviata dal Prefetto di Bari all’amministrazione comunale in merito all’esposizione della bandiera palestinese.
Ricapitoliamo: sul Municipio viene esposta la bandiera palestinese come gesto di solidarietà verso un popolo che è sotto le bombe da ormai un anno (oltre 42.000 morti, dei quali quasi 17.000 bambini, circa 100.000 feriti e 10.000 dispersi al 1° Ottobre 2024); il centrodestra decide di inviare un esposto alla Prefettura; il Prefetto (che d’altra parte rappresenta il governo centrale) agisce di conseguenza e chiede spiegazioni al Sindaco.
Fin qui tutto legittimo. Quello che ci chiediamo è fin dove può arrivare l’acredine e l’ostilità del centrodestra, che arriva a montare un caso – tra social e stampa – solo per attaccare l’amministrazione comunale e al contempo non spendere una sola parola sul massacro in corso in Medio Oriente. Le bandiere palestinesi stanno fioccando sui municipi di tutta Italia, è un caso? Non crediamo. Tutti sindaci sprovveduti e autocrati? O forse il sentimento di solidarietà è più forte di qualsiasi prescrizione da cerimoniale? Dalle facciate dei municipi – incluso il nostro – negli ultimi anni si è esposto di tutto: striscioni per i Marò, volti di santi e vescovi, bandiere della pace e altro ancora. La bandiera della Palestina, però, suscita scandalo ed è meritoria di un esposto alla Prefettura.
Con le bandiere, poi, il centrodestra ruvese ha sempre avuto qualche problema. Lo sa bene il consigliere Paparella, che già due anni fa, tentò di montare una polemica al limite del ridicolo sulla presenza delle bandiere rosse nel corteo del Primo Maggio, sostenendo che inneggiassero a Putin. A questo giro, Paparella cerca ancora una volta lo scoop, la polemica acchiappa like. A lui piace così, si accomodi pure.
Solamente, gli chiediamo di fare pace con le bandiere di tutti i tipi: capiamo bene che aver seguito la carriera politica di Fitto ha imposto a lui e al suo gruppo di cambiare diversi partiti e quindi le bandiere di diverso colore lo disorientano e confondono, ma ci creda, consigliere Paparella, la battaglia per il riconoscimento dello Stato di Palestina è una battaglia degna di essere combattuta. Una battaglia che parla soprattutto a noi, meridionali e mediterranei, a due passi da scenari di guerra che potrebbero toccarci. E se per farlo è necessario issare una bandiera sul Municipio, ben venga.