Politica

PRC: “OTTO MARZO, ESSERE DONNE OGGI È ANCORA UN HANDICAP SOCIALE”

Nota di PRC Ruvo.
Era l’8 marzo 1917, quando a San Pietroburgo le donne guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della Grande Guerra: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni che portarono al crollo dello zarismo ormai completamente screditato e privo anche dell’appoggio delle forze armate, così che l’8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l’inizio della Rivoluzione russa di febbraio (secondo il calendario giuliano). Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, a Mosca il 14 giugno 1921 la Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste , fissò all’8 marzo la «Giornata internazionale dell’operaia».
Quello appena trascorso è stato un anno da dimenticare per la condizione delle donne e per il contrasto a violenze e discriminazioni nei loro confronti. La pandemia ha evidenziato drammaticamente la precaria condizione femminile in tutti gli ambiti: in Italia il lockdown ha obbligato molte donne a una convivenza ancora più forzata con i loro aguzzini e l’inizio del nuovo anno ha continuato a registrare un numero di femminicidi spaventoso, quasi quotidiano.
Anche la forza lavoro femminile nel nostro paese è rimasta la più dimenticata e in crisi, come sottolineato dagli agghiaccianti dati dell’Istat a dicembre 2020, dove su 101mila posti di lavoro persi 99mila riguardavano le donne. E siamo ancora lontani dal garantire alle ragazze e alle donne parità di accesso all’istruzione, alle cure, a un lavoro dignitoso, così come la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici.
Lo abbiamo visto anche in Europa, in Polonia, dove a fine gennaio è entrata in vigore la legge che sancisce il divieto quasi totale di ricorrere all’aborto, riportandoci indietro di secoli.
Un quadro inaccettabile che non ha bisogno di essere affrontato con la solita vuota retorica che tende a riempire giornate come questa. Lo abbiamo ribadito stamattina, diffondendo dei volantini che riprendono le situazioni in cui oggi le donne sono vittime di violenza verbale e fisica. Pretendere la parità di genere significa mettere in discussione quello che è ancora un vero e proprio sistema di sottomissione, che rende l’essere donna un handicap sociale.
Non è questione di fiori, desinenze di sostantivi o di un ministro in più. È questione di tornare per le strade, proprio come fecero quelle donne, nel 1917, che cambiarono per sempre la Storia.

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