PIT-STOP CARNEVALE DOPO DIECI EDIZIONI. GLI ORGANIZZATORI: "SOSTA NECESSARIA, MA CHE SOFFERENZA"
Dopo dieci edizioni, il Carnevale di Ruvo di Puglia subisce una brusca fenata. Lo chiamano “pit-stop” gli organizzatori, una sosta obbligatoria dalla quale occorrerà estrapolare nuova linfa per tornare in pista.
Appena si varca la soglia della sede dell’associazione “Biagio Minafra”, ti colpisce il fatto che nulla sia pronto, come consuetudine, e l’aria di festa è sostituita da una pesantezza psico-fisica da parte degli artefici di tale iniziativa, dovuta alla sofferente decisione presa.
I ruvesi erano ormai abituati a Mbà Rocchetidde, maschera tipica ruvese, e alla sua famiglia, in lacrime per la scomparsa del proprio “Papà”, lacrime che erano di facciata, pronte a lasciar posto alla curiosità per la lettura del testamento! Poi la delusione per quanto narrato, portava tutti a dar “fuoco” al Carnevale e dare inizio della Quaresima e ai riti della Settimana Santa.
Il primo a rompere il ghiaccio è il presidente dell’associazione, Gennaro Sorice: “Siamo molto dispiaciuti per questo pit-stop forzato. Le motivazioni sono molteplici, a cominciare dall’impossibilità di poter utilizzare la piazza antistante all’associazione per i noti lavori. La camera ardente sarebbe stata molto sacrificata e non siamo riusciti a individuare un luogo dove poter svolgere gli appuntamenti del nostro cartellone. Motivo per il quale anche la “Quarantana” della nostra associazione, quest’anno non sarà appesa per l’impossibilità a montarla”. “U Scandaun” per eccellenza è rimasto, momentaneamente, senza il suo luogo di ritrovo preferito, “Piazza Mbà Rocchetidde”.
Gli aspetti burocratici hanno inciso abbastanza, ma questa sosta potrebbe servire a dare un’ulteriore rilancio a tutto l’evento: “Era obbligatorio – afferma il prof. De Palo, direttore artistico della compagnia teatrale – fermarsi, riflettere, in quanto non c’erano i presupposti per l’organizzazione della manifestazione in questo 2016. Per varie motivazioni, certamente, ma soprattutto perchè in cuor nostro avevamo la necessità di riportare sui binari della “tradizione” i festeggiamenti carnevaleschi che, nell’ultimo periodo, si erano discostati molto dai racconti dei nostri avi. Il carnevale ruvese è prettamente “povero”, lo sfarzo ostentato negli ultimi anni di certo non si addiceva con la tradizione rubastina”.
Dal nulla, grazie all’impegno attivo dei soci dell’associazione e di collaboratori esperti in campo organizzativo, il Carnevale Ruvese aveva saputo ritagliarsi il proprio spazio, nel panorama regionale carnevalesco.
Martino Lovino, protagonista assieme a Maria Tambone di tutte le edizioni del Carnevale, è sicuramente il più addolorato: “L’anno scorso abbiamo raccolto dalla rete una serie di accuse e di offese che ci hanno fatto desistere dall’assumere un nuovo impegno organizzativo. Quando si afferma che noi dell’associazione facciamo questa iniziativa per soldi, si travisa il nostro intento, il nostro operato. E’ stata una coltellata che ci ha procurato una ferita, al momento, non risanata”.
Aspetti burocratici, l’assenza di un interlocutore su Palazzo Avitaja che potesse affiancare l’associazione “Biagio Minafra” nell’organizzazione, la non partecipazione di scuole e associazioni del territorio, hanno fatto desistere il presidente e i suoi soci: “Ci sono cadute le braccia l’anno scorso, quando abbiamo appreso che alcuni partecipanti della Sfilata delle Meraviglie, senza preavviso, avevano preferito optare per la sfilata a Corato nel corso del Martedì Grasso. E’ stato un colpo troppo basso per noi che ci sacrifichiamo e lottiamo per tentare di dare lustro e regalare vitalità alla nostra amata Ruvo di Puglia durante il Carnevale. Nessun amore patriottico, nessuna disponibilità a vivere insieme i giorni carnevaleschi. E poi siamo stati penalizzati, anche, dal fatto che non ci fosse un assessore al ramo con cui poter stilare il programma e comprendere che direzione assumere in questo 2016”.
Eppure il movimento di idee non si è esaurito: “A giugno chiameremo a raccolta associazioni e scuole della città. Proveremo ad allargare l’organizzazione sperando nella partecipazione attiva di studenti e volontari. A quel punto capiremo se sarà possibile riprendere la corsa oppure se daremo l’addio definitivo al Carnevale ruvese. Il nostro sogno è quello di ripresentare il “Funerale di Mbà Rocchetidde” così come ci racconta la tradizione, sarebbe un’opportunità di inserire delle novità all’interno del programma del carnevale ruvese”.
Sulla scena, scompare anche il “Calzone”, evento voluto da Michele Pellicani e dallo chef Luca Cappelluti in principio con l’ausilio fondamentale dell’associazione “B. Minafra”, proseguito grazie all’enorme disponibilità di Ettore Cascione e dell’associazione E.A.T.: “Era diventato anche questo un momento importantissimo – ammette Gennaro Sorice – per la collettività. Il dispiacere nostro è soprattutto incentrato per questo stop forzato al tentativo di migliorare il record rubastino di “Calzone più lungo del mondo”. Voglio ringraziare i ristoratori della E.A.T. e sperare di dar loro appuntamento al 2017″.
Ma quanto mancherà “Mbà Rocchetidde” agli organizzatori? E la tristezza dilaga: “Io faccio le cose – sostiene Martino Lovino -per divertimento e il sapere che quest’anno passeremo un “Martedì Grasso” anomalo, di certo non mi rallegra. Sono triste e spero davvero che la gente ruvese, attraverso questa assenza, sappia apprezzare ancor di più quello che abbiamo fatto in questi lunghi dieci anni e ci faccia ricredere sulle “pugnalate” ricevute. Cerchiamo di amare di più questa città e di lavorare tutti insieme per il bene della collettività”.
L’unico a festeggiare realmente è Mbà Rocchetidde che resterà in vita per ben due anni! Un amaro festeggiamento!