PILLOLE RUVESI n.2: l’Ipogeo
Come tutti sanno, le fondamenta della Concattedrale di Ruvo di Puglia sorgono su una basilica precedente che ha svelato squarci di vita passata dall’età peuceta a quella medievale. A scoprire un sottosuolo così vissuto furono i lavori di restauro della stessa cattedrale avvenuti all’incirca nell’anno 1900 quando si volle definire meglio il sagrato. Scavando emerse un antico pavimento più umido rispetto al calpestio. Ufficialmente i lavori di scavo furono condotti molto dopo, tra il 1976 e il 1979 dall’architetto Mauro Civita, restituendo al presente la vita degli abitanti della Ruvo antica. Partendo in ordine cronologico, i primi reperti risalgono all’età peuceta: sono tombe con poco corredo funerario, tra cui frammenti di vasi, anfore, coppette e un patto integro decorato con motivi geometrici tipici del tempo. Secondo gli storici, potrebbero appartenere a un villaggio con necropoli del IV-III secolo a.C. Lo testimoniano anche i resti di una fornace scoperta 2 metri più sotto all’attuale navata centrale della Cattedrale. Nella fornace sono stati rinvenuti pezzi di argilla cruda, tegolame, vetro, il tutto su un cumulo di cenere. Tutto questo dimostra la presenza nella zona di officine di artigiani. I resti successivi appartengono invece all’età romana. Sono stati rinvenuti diversi mosaici tra cui uno a pavimento, forse di una domus o di una terma domestica, risalente alla prima metà del III secolo d.C. Conservato in tre frammenti, il mosaico è realizzato con tessere bianche, nere e qualcuna in cotto. Il motivo decorativo è costituito da una balza floreale stilizzata, che disegna ampie volute che si concludono con un fiore cuoriforme. Il tralcio, quasi un nastro ondulato, è reso con una fila di tessere nere. È probabile che ad essere collegato a questi resti sia una cisterna coincidente con la navata destra sovrastante. Invece di età medievale sono le due tombe rinvenute in corrispondenza dell’ingresso del transetto a destra che hanno restituito un corredo funerario costituito da anelli, fibule e orecchini. Una di queste tombe è stata datata tra VI e VIII secolo, mentre l’altra più tardi ma non posteriore all’XI secolo. Inoltre, entrando nell’attuale Cattedrale notiamo lastre in vetro che rivelano, a soli 44 cm più in basso, quattro frammenti di pavimento in opus tassellatum, relativi a un edificio di culto andato distrutto. Il frammento più esteso è decorato con grosse tessere bianche a motivi geometrici neri e rosati. Tale livello pavimentale si riferisce all’edificio che precedette quello attuale di cui lo scavo ha restituito anche altre emergenze, tra cui un sistema di sostegni. La maggior parte di questi sono stati utilizzati come supporto dei pilastri della nostra Cattedrale. L’assonanza dei sistemi costruttivi dei due edifici e il massiccio reimpiego del materiale lapideo fanno pensare che il cantiere della Cattedrale fu impostato poco dopo la distruzione della chiesa più antica, forse a causa del terremoto del 1088 o 1183, documentabile dal tipo di lesioni presenti nei plinti. A seguire una foto dell’interno della Cattedrale priva dell’attuale pavimentazione.
Fonti: http://www.cattedraleruvo.it/Storia.html