PILLOLE RUVESI n.17: IL COMPLESSO SCOLASTICO “GIOVANNI BOVIO”
Avrà visto crescere la maggior parte dei cittadini ruvesi; ha accolto maestre e maestri che sono nella nostra memoria; visto i voti in giudizio e in decimi: parliamo dell’edificio scolastico “Giovanni Bovio”.
Era il 1913. Il clima sociale internazionale, molto precario, stava conducendo alla Grande Guerra. C’era una situazione economica non delle migliori e tutto il Paese riversava in queste condizioni e, sicuramente, quello dell’istruzione era l’ultimo dei problemi. Andare a scuola era un lusso per molti ma Ruvo, nonostante il grande debito pubblico, insistette sulla costruzione di un edificio che fosse adibito proprio all’insegnamento. Fu una vera e propria sfida. In realtà non era la prima scuola a Ruvo a quel tempo, né tanto meno la più grande perché c’era già quella istituita dai Padri Scolopi nel 1820, nell’allora Convento dei Domenicani.
Per costruire la scuola il progetto fu affidato ad Egidio Boccuzzi che, al tempo, era il maggior architetto e progettista. Nel 1924 la scuola, imponente, fu portata a termine. Aveva in sé studenti delle elementari, medie e superiori, di cui le alunne e le maestre entravano dall’ingresso di via Don Minzoni, e gli alunni e i maestri, con le varie autorità scolastiche, da Largo di Vagno. Le aule, grandi, ospitavano addirittura una sessantina di alunne e alunni, divisi per genere ma non per censo. Anche il giardino era (ed é) molto ampio tanto da fungere per orto didattico. L’edificio fu denominato “Principe di Piemonte” ma, dopo la caduta della monarchia, fu intitolata al filosofo e politico tranese, Giovanni Bovio.
Una curiosità riguarda le barriere architettoniche: all’epoca era una struttura che non ne possedeva affatto, infatti, il 98% degli ambienti della scuola si può raggiungere in carrozzina. Questa è stata un’idea geniale del Boccuzzi e, soprattutto, rivoluzionaria se pensiamo al fatto che, tutt’oggi, il tema delle barriere architettoniche è ancora un problema.