“Petroso”, lento e colto percorso in bici con Mariano Fracchiolla
Ruvo di Puglia è una delle città-simbolo del progetto “Tra natura e cultura: percorso cicloturistico dalla costa al Parco”, inserito in “Progetto Puglia: percorsi tra legalità e sviluppo” a cura dell’UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) e patrocinato e finanziato dalla Regione Puglia.
Ne parlo con l’agronomo Mariano Fracchiolla, animato da una forte passione «per la bicicletta», grande amore per la Murgia e una delle anime di questo progetto che ha l’ambizione di coniugare sviluppo e crescita economica con l’etica, la cultura, la conoscenza dell’ambiente e il suo rispetto.
Fracchiolla spiega il forte valore simbolico di Ruvo di Puglia all’interno di questo percorso, «un transetto, dal mare alla Murgia, che accompagna il viaggiatore attraverso una miriade di episodi climatici, paesaggistici, naturalistici e geologici creati sinergicamente dalla pietra, dall’acqua e dall’uomo».
Come si inserisce Ruvo di Puglia in questo “viaggio tra mare e Murgia”?
«Il paese, per la sua posizione strategica e intermedia, viene presentato contemporaneamente come “Porta” e come “Porto” per l’Alta Murgia.
Porta per l’Alta Murgia in quanto l’insediamento urbano divide due paesaggi fisici, culturali e vegetazionali “connessi, ma diversi”. Nel panorama verso nord, la copertura di uliveti è pressoché totale. L’ulivo costituisce una delle essenze e dei motivi di identità più importanti della cultura, del paesaggio e dell’economia. In direzione opposta, superata la macchia boschiva, nel giro di pochi chilometri si apre la vista suggestiva sul paesaggio più tipicamente murgiano.
Porto per l’Alta Murgia, poi, in quanto il passaggio in questo territorio è pressoché brusco, tanto da poter essere vissuto come lo sbarco su un’isola: un’isola climatica, caratterizzata da accentuata ventilazione, estati secche ed inverni spesso rigidi; ma anche un’isola paesaggistica, se si pensa al contrasto col paesaggio della piana litoranea o a quello della Fossa Bradanica, che isola la Murgia dai rilievi appenninici».
Come si articola il progetto “Tra natura e cultura: percorso cicloturistico dalla costa al parco”, dal mare al Parco dell’Alta Murgia?
«Il progetto prevede la redazione di una guida relativa ad un itinerario che va dalla costa Adriatica all’Alta Murgia. In particolare, l’itinerario suggerito parte dalla Cattedrale di Trani e finisce al Castel del Monte, due luoghi fortemente simbolici e importanti per il paesaggio pugliese.
Esso si snoda attraverso tappe intermedie dislocate alcune sulla costa, altre nella risalita verso l’interno. Tali tappe saranno svelate con la presentazione della guida.
I diversi luoghi visitati sono definiti “punti di osservazione”, tappe funzionali per meglio comprendere l’intimo legame fra fenomeni fisici, biologici e antropici che producono le diverse forme della pietra in Puglia e che delineano il paesaggio di questa regione.
Di tali luoghi, piuttosto che fornire mere notizie reperibili facilmente in testi specializzati, si forniranno solo spunti di riflessione utili ad arricchire il viaggio di sensazioni più che di informazioni.
Alla guida si affiancherà un breve video da distribuire sul web che servirà ad incuriosire e a suggestionare i potenziali visitatori, oltre che ad invitarli su un percorso destinato ad essere tra i più rappresentativi del paesaggio, della natura e della cultura dell’intera regione».
Chi dà vita a questo progetto?
«Il progetto è gestito, attraverso un finanziamento della Regione Puglia, dall’UNPLI. Alla sua realizzazione sono impegnate molte e diverse professionalità. Tra queste, oltre al sottoscritto, c’è il geologo Vincenzo Iurilli, l’architetto Graziano Gadaleta e il musicista compositore Tommaso Scarimbolo. A differenti professionalità corrispondono diverse sensibilità e visioni: il progetto, in tal modo, propone una lettura olistica e multidisciplinare del territorio».
L’itinerario, come racconta Fracchiolla, si snoda lungo tre direttrici: pietra, cultura e lentezza.
«La pietra, in Puglia come molte aree del Mediterraneo, è onnipresente e non è solo un substrato geologico. La pietra in Puglia ha condizionato l’ubicazione dei centri abitati e le tecniche architettoniche, così come l’utilizzazione del suolo a fini agricoli.
La pietra calcarea è il materiale che costituisce pressoché tutte le strutture architettoniche, dalle più semplici e povere come i muretti e i trulli, fino alle imponenti cattedrali e i ricchi castelli. La stessa pietra che, a seconda degli utilizzi, viene solo sbozzata oppure finemente lavorata tanto da apparire un materiale diverso: ricoperta da licheni, costituisce un muro a secco; lavorata ad arte, forma il portale di una Cattedrale.
Ad uno sguardo superficiale potrebbe sfuggire la comune genesi geologica di tali strutture le quali, al di là della diversa competenza di chi le ha progettate e create, sfruttano tutte le stesse proprietà chimiche, fisiche ed estetiche del materiale calcareo del quale sono fatte.
Quando parliamo di cultura, penso agli aspetti antropici, naturalistici, climatici e geologici che sono inscindibili nel paesaggio pugliese. E’ proprio dall’interazione tra tutti questi elementi che è nata la “magia” di un paesaggio nel quale si leggono ancora i segni di una civiltà mediterranea.
La lentezza…la lentezza perché un paesaggio complesso come quello descritto può essere percepito solo con un “viaggio lento”».
Il progetto si inserisce in un contesto più ampio dove lo sviluppo è strettamente connesso alla legalità. Il turismo slow che rispetta i tempi e i paesaggi in cui si è accolti può contribuire a combattere l’economia dello sfruttamento irrazionale del territorio che conduce anche all’inquinamento (vedi discariche abusive), quindi?
«Il progetto è ispirato dalla consapevolezza che l’integrità ecologica e paesaggistica dei territori si accompagna sempre ad una cultura della legalità. L’etica dello sfruttamento delle risorse ambientali è, infatti, inscindibile dall’etica dei rapporti sociali.
Il turismo lento, per sua natura, è una modalità evoluta di fruizione delle potenzialità turistiche dei luoghi che è in grado di rispettare e mantenere nel tempo la loro autenticità».
Cosa risponde a chi obietta che il cicloturismo sia poco redditizio?
«Rispondo che occorre sfatare la falsa convinzione che sia un turismo povero. I dati più aggiornati riportano, per esempio, che in Europa il valore del cicloturismo è pari a 44 miliardi di euro, ben al di sopra del mercato delle crociere (di poco superiore ai 39 miliardi di euro). In Italia, si stima che il potenziale sia di 3,2 miliardi di euro (fonte: http://www.fiab-onlus.it).
Tale turismo ben si associa anche alla proposta di prodotti agricoli di qualità. Nel caso specifico, l’itinerario individuato costituisce un transetto lungo il quale si trovano diverse “Agricolture”, intendendo con questo termine diverse produzioni agricole associate ad altrettanto diverse “Culture e paesaggi agricoli”. Un modo per valorizzare al meglio l’agricoltura che è una delle attività economiche basilari della Puglia».
Ruvo di Puglia fa parte di una rete di mobilità lenta e sostenibile, che favorisce un turismo slow e di nicchia per la peculiarità dei luoghi: penso, solo per citare alcuni percorsi, alla Ciclovia dell’Acquedotto, alla rete ciclabile Cyronmed, alla Rete dei Tratturi e alla possibilità che sia inclusa nel Biciplan Metropolitano. Si sta andando sempre più verso la direzione della mobilità sostenibile, quindi, una direzione che dovrebbe culminare nella redazione del Piano Urbano di Mobilità Sostenibile: si può fare ancora di più, tuttavia?
«La posizione geografica fortunata candida questo comune a far parte, a pieno titolo, dei luoghi chiave per il turismo e la mobilità lenta sui quali la Regione vuole scommettere. La conferma empirica di tale affermazione si può trovare, per esempio, osservando le centinaia di ciclisti o camminatori che si danno appuntamento, soprattutto la domenica, alle porte della città per partire in escursione verso i territori murgiani.
Un simile ruolo non è conferito alla città solo dalla sua posizione, tuttavia.
Decine di anni di attività pianificatoria seria e illuminata hanno reso il territorio ruvese un luogo dove si percepisce ancora l’autenticità e la naturalità dei luoghi, persino quelli più antropizzati per la presenza di attività agricole.
E, quindi, sì: è importante continuare su questa strada, prima di tutto recependo queste idee all’interno del PUG (Piano Urbanistico Generale) in corso di approvazione definitiva.
Un altro strumento importante sarà la futura costituzione del Distretto Biologico (delle Lame, ndr). In tal modo, il territorio comunale diverrà un luogo dove le aziende agricole e le aziende di trasformazione, le strutture ricettive e di somministrazione, operatori turistici, culturali, ambientali e sociali, amministrazioni pubbliche e cittadini, stringendo tra loro un patto, produrranno beni e servizi benefici e per la persona e per l’ambiente.
Una giusta sintesi del concetto di “utilizzazione sostenibile” delle risorse nel quale la “fruizione lenta” dei luoghi non potrà che essere protagonista».
(Fotografie © Mariano Fracchiolla)