PENSIONI: COLDIRETTI PUGLIA, GAP TRA CITTA’ E CAMPAGNE, A COLTIVATORI ‘SENIOR’ 480 EURO
Un laboratorio di idee nel settore agricolo, anche alla luce del nuovo PSR, che possa attivare. mediante servizi molto innovativi, attività di welfare rivolte agli anziani e alle famiglie, in modo che le imprese agricole possano rappresentare una risorsa utile per rafforzare la rete di protezione nelle campagne e consentire una migliore qualità della vita nelle aree rurali, alla lue delle novità anticipate dal Governo Renzi e delle misure della Regione Puglia già in cantiere.
“I nostri ‘senior’ che devono rimanere nelle aziende agricole per sempre comprendono la difficile situazione del Paese – ha dichiarato il Presidente della Federpensionati Coldiretti, Giorgio Grenzi, nel corso del convegno alla Fiera del Levante – ma non possono tacere sull’insostenibilità sociale della situazione dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie, sulle quali si vanno sempre più scaricando i disservizi e le insufficienze dell’intervento pubblico. Stiamo lavorando su due progetti, nel dettaglio lo ‘Sprint – Italia Longeva’, primo studio clinico europeo che mira a sviluppare una strategia di prevenzione puntando su cibo, movimento e tecnologia, e il protocollo d’intesa con l’INPS attraverso il CUPLA (Comitato Unitario Pensionati Lavoro Autonomo) per elevare le pensioni minime. La nuova agricoltura che ha saputo conciliare innovazione con la tradizione non può fare a meno del patrimonio di esperienza degli anziani all’interno delle nostre aziende dove sono una grande risorsa. L’intera società ha fame di conoscenza del mondo agricolo, come conferma il crescente protagonismo degli agricoltori pensionati nella società civile, dalle scuole agli orti urbani fino ai progetti di integrazione dei soggetti più deboli”.“
La maggioranza dei ‘senior’ in agricoltura – secondo Coldiretti Puglia – riceve meno della metà di mille euro e da qui la necessità di intervenire per recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse.
“In Puglia sono circa 210 mila pensionati dei lavoro autonomo – 63 mila coltivatori diretti, 73 mila artigiani ed altrettanti commercianti – con un’altissima percentuale di pensioni integrate al minimo – ha aggiunto il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – che stanno vivendo un momento di grande difficoltà, ma che, nonostante tutto, sono impegnati nel presidio territoriale nelle aree rurali dove sono spesso il motore di iniziative ed esperienze culturali e di solidarietà. Secondo i dati dell’analisi territoriale dell’Istat sui trattamenti pensionistici, esiste una disparità di trattamenti nelle aree rurali alla quale si aggiunge la carenza di servizi sociali che rende più complessa la vita degli anziani”.
Da qui la necessità di intervenire per recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse; eliminare ogni forma di discriminazione fra lavoratori dipendenti ed autonomi anche per quanto attiene gli assegni familiari; riconoscere un sostegno per le famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza; definire i livelli essenziali di assistenza previsto dalla Legge 328/2000; potenziare i servizi di prevenzione presso gli ambulatori di medicina generale allo scopo di assicurare, agli anziani a basso reddito, gli accertamenti diagnostici in forma ambulatoriale, con riduzione delle liste di attesa, dei ricoveri in ospedale e della spesa sanitaria.
“I continui tagli apportati alla spesa sociale, la notevole riduzione del Fondo per la non autosufficienza – conclude il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – e le addizionali IRPEF stanno scaricando sulle famiglie l’inadeguatezza dei servizi pubblici per gli anziani e per i non autosufficienti e stanno minando la stessa qualità della vita dei nostri pensionati, una risorsa e un patrimonio da salvaguardare”.
Va anche riconosciuto un sostegno alle famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza. E’ evidente l’insostenibilità sociale della situazione a carico dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie, sui quali si vanno sempre più scaricando i disservizi e le insufficienze dell’intervento pubblico.