Attualità

PENSIERO AD ALTA VOCE…

Caro Michele,

ho passato diverse ore prima di prendere la tastiera del pc e accedere al pannello di controllo per parlare di te. Ho fatto decantare il mio stato d’animo che è quello di tutti i ruvesi: affranto, addolorato.

Mi è sembrato di sentire la tua voce strillarmi “ancora devi mettere il pezzo?”, come quando tardavo a inserirti i tuoi pezzi e tu ci chiamavi a ripetizione. “Menalo subito e a prima mattina così lo condivido in tutto il mondo” e allora io a cercare in ogni modo di accontentarti. Come quando ci dicevi che quando condividevi un articolo il contatore dei visitatori saliva inesorabilmente e ci dicevi “il nonno è forte, vince sempre”, per non dire un’altra frase colorita. Il nonno di redazione che non vedeva l’ora che pubblicassimo i suoi video e stava là a conteggiare i visitatori, a condividere e a taggare mille persone per poi chiamarci e dirci: “facebook mi ha bloccato”. E lì ridevamo di gusto: “pure a fb hai rotto la scatole”.

Ma eri così: buono, troppo buono. Ho aspettato un pò di tempo perchè era giusto togliere questo velo di malinconia dettato dalla tua assenza. Bisogna parlare di te col sorriso sulle labbra come tu mi hai sempre insegnato. Ero piccolo, molto piccolo, quando ti ascoltavo in radio, quando il lunedì sera accendevo l’apparecchio radiofonico per ascoltare i tuoi commenti sul Ruvo Calcio e non solo. La voce impostata e tanta passione che sapevi trasmettere in maniera genuina. “Mai una querela, solo una volta rischiai a RadioRuvo con Cataldo Minafra, ma andammo dai carabinieri, facemmo gli scemi e ce la cavammo”, raccontavi orgoglioso.

Poi un giorno al campo mi hai detto “leggi tu le formazioni”. Io timido e impicciato ero il ragazzo più felice del mondo. Non ci siamo mai allontanati, mi avevi adottato come figlio e per me era una cosa che mi faceva stare bene. La mia storia giornalistica è cominciata inevitabilmente in quel pomeriggio di calcio: più avevi fiducia in me e più il mio curriculum si arricchiva di esperienze. Sei stato il primo a farmi salire su un palco per il Carnevale o per lo Sport sotto l’Albero. Dalla radio a ruvochannel.com il passo fu breve. Leggesti un breve preambolo, “tutto quello che gli altri non dicono” portato in web-tv. Facevamo “A Cena Con…”, da Luca Cappelluti al “Convivio”. Cominciavi, facevi quattro domande in fila agli ospiti e mangiavi come un ossesso. Poi noi ti rimproveramo e tu ci guardavi con un’espressione che ci faceva morire oppure partivi con le citazioni folkloristiche. Si rideva.

Poi lanciammo il “Michele Pellicani Show” e lì hai dato il meglio di te. Facevi l’opinionista accompagnato dal “Poeta Contadino”, da Francesco e da Antonella Bruno: eri teatrale ed eri entrato alla grande nel personaggio.

Quante cose abbiamo fatto insieme: belle, vere. Eri un urugano che aveva incrociato dei matti e con loro andava d’accordo: “solo se sei pazzo puoi andare d’accordo con me”. Poi ti tuffasti a fare l’opinionista di “Box and One” parlavi di basket e ti affacciavi ai termini cestistici inglesi. Indimenticabile il tuo “coooach” che ci faceva morire dal ridere e tu a dirci “meno male che ridete, ma non è che posso vivere sempre”. Per non parlare delle litigate su “PalaColombo”: “si chiama palasport di viale Cristoforo Colombo. Chi è questo Cristoforo Colombo?”. E rimproveravi sempre tutti su questa cosa.

Eri così: mettevi il cuore per gli altri avanti a tutto. Ragionavi di cuore e ci stavi male quando la gente se la prendeva con te.

Poi aprimmo ruvesi.it, dopo mesi complicati: e tu eri felice, lo eri per me. Rimarcavi il fatto che fossi “direttore” perchè secondo te la gente doveva sapere chi era il direttore. E io a litigare con te a dirti, “siamo tutti uguali”. “Non è così”! E tu testardo come sempre, durante la presentazione a un certo punto mi chiedesti se tu avessi potuto usare l’espressione “Buona vita ruvesi” che avevamo coniato per l’occasione. Ti dissi subito di sì, perchè la vedevo appropriata a te. Poi furono i cicli di “Pensiero ad Alta Voce”, straordinaria ogni puntata. “Il sindaco a Ruvo di Puglia sono io, la gente viene da me per ogni problema”.

E per i ruvesi davi l’anima: per ogni successo dei nostri concittadini eri subito pronto a esultare. Questa cosa sei riuscita a trasmettercela: negli ultimi giorni eri felice per Raffaele Cascione e per Massimiliano Bellarte. Come gioisti alla notizia dell’incarico della nazionale assegnato al nostro concittadino. Mi riportavi alla mente i momenti belli di quando organizzammo la festa scudetto a Gianluca Basile o quando portammo Gattuso a Ruvo: “ma tu sei juventino” e tu mi dicevi “sono lo sportivo numero uno di Ruvo di Puglia”. O di quando con la nostra amica di sempre, Anna Turturo, organizzammo il Maggio Sportivo con Giovanni Mazzone, assessore allo sport. Fior di campioni che giunsero a Ruvo e arricchirono il panorama sportivo. Ne parlavi sempre con gusto.

La Juve! Che altro amore, un delirio. Mi ripetevi le frasi di Boniperti ogni volta che ci incontravamo e quando ti sfottevo sulle Champions perse non la prendevi sempre benissimo ma si rideva di gusto.

La politica, un altro delirio: “sono liberale e di destra”. Lo rimarcavi costantemente. Stavi male perchè la destra non vinceva e ne soffrivi di questo. Arrivavi con i tuoi exit poll che poi non si avveravano mai. “Io sto con la gente non tu” e gongolavi prima del voto per poi soffrire per il risultato elettorale. Ti avrei detto: “il sindaco ha scritto di te” e tu mi avresti risposto: “anche il sindaco? allora sono importante”.

E quante volte mi criticavi: un’infinità. Poi io mi arrabbiavo e tu mi dicevi “quante ne devo fare per te”, ti guardavo male e poi si rideva di gusto. Come si faceva a volerti male. Dopo ogni telecronaca o uscita in tv mi chiamavi e mi dicevi “sei andato bene” oppure “che avevi oggi? Ti ho visto ammaccato”. Felice sul piano lavorativo, felice per il mio matrimonio, tifavi per me in maniera genuina.

Mi hai sempre sostenuto. Ci siamo voluti bene ed è l’eredità più bella che mi lasci in questa valle di lacrime. Le stesse che a microfono spento sgorgavano durante le dirette streaming de “La Settimana Santa a Ruvo”. Attimi veri, come quando usciva la “Desolata” e tu la sentivi talmente tua da piangere ogni volta per quella mamma che aveva perso il figlio.

Tifavi per la squadra di ruvesi.it, eri sempre pronto a elogiare tutti, “sciom nanz”.

E ricordo anche come ti sei precipitato a salire sullo sgabello, in quella domenica di Pasqua da me non vissuta. Tu non stavi bene ma per me facesti un grande sacrificio. Pregavi e mi dicevi: “ricordati che la gente ti vuole bene”. Abbiamo superato momenti difficili, complicati. Sempre con la certezza che ci fossimo l’un per l’altro. In qualsiasi sfida: che fosse l’organizzazione de “I Santi Medici” o del “Carnevale” o di altro. Eri così: trascinatore, vulcanico. Il vuoto che lasci è immenso, si colma solo mettendo mano alla valigia dei ricordi, quelli genuini, belli, vivi.

O come quando, pieno di te, eri felice perchè arrivava in città Giovanni Di Benedetto di Telenorba: “l’ho portato io, è amico io” e gioivi per la visibilità che portavi non a te stesso ma alla città. A parlare di quarantane o di qualsiasi argomento che potesse far bene alle nostre tradizioni.

Mi mancherai, mancherai alla città. Tantissimo. Lunedì mi avevi detto di fare qualcosa per lo “Sport sotto l’albero”, per il “Tg degli sportivi”. Te ne vai senza esser riuscito a centrare il tuo intento, di diventare consigliere comunale, ci tenevi. Ma eri felice per la famiglia che avevi attorno a te, tua moglie, i tuoi figli e nipoti che ora dovrai guidare dall’alto.

So che inevitabilmente dovrò riprendere ma non so da dove, perchè in questo momento sento solo tanto silenzio.

Grazie di tutto e buon viaggio!

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