Palazzo Avitaja

PATRIMONIO IMMOBILIARE RUVESE: L'INVIMIT UNA BUONA SOLUZIONE?

Da tempo l’amministrazione comunale ha ritenuto fondamentale, per la salvaguardia delle casse municipali ruvesi, mettere in vendita alcune componenti del patrimonio immobiliare.

Senza entrare nel merito del giudizio di tale soluzione, ci è sembrato opportuno paventare ai nostri lettori, una soluzione alternativa che avrebbe potuto risolvere nell’immediato i problemi finanziari di Palazzo Avitaja.

Lo Stato può acquistare gli immobili attraverso Invimit (Investimenti immobiliari italiani), unica società statale che gestisce il patrimonio pubblico titolata a compiere operazioni di questo genere. In buona sostanza, i Comuni che hanno beni immobili di qualche pregio, soprattutto di valore turistico, e di cui hanno deciso di disfarsi perché inutilizzati, o perché le opere di restauro per renderli efficienti costerebbero troppo, possono ora cederli a Invimit che li compera, li restaura e li colloca in un fondo in attesa della vendita o dell’affitto. Si tratta per la Puglia di un’operazione complessiva da 300 milioni di euro. Un primo fondo è già stato costituito in Lombardia del valore di 200 milioni di euro e un altro sta per partire nel Lazio per lo stesso importo.

Ma come funzionerà il meccanismo di cui a fine settembre i sindaci dei 258 municipi pugliesi conosceranno i particolari? I Comuni cedono il bene di proprietà al fondo, l’immobile viene pagato al 30 per cento del valore dopo la stima eseguita da «esperti indipendenti» (società terze di valutazione immobiliare), il rimanente 70 per cento del valore consente al Comune di entrare nel fondo dal quale percepirà dividendi o la somma che Invimit potrà ricavarne dopo averlo venduto sul mercato o ad altro fondo. In alcuni casi si tratta di edifici storici, o di pregio, o semplicemente in posizione appetibile che troverebbero facilmente collocazione sul mercato in tempi in cui la nuova politica edificatoria punta in maniera quasi esclusiva sul riuso. In questo caso Invimit compra, ristruttura, pone sul mercato per la vendita o l’affitto o vende ad altri fondi gli immobili. Per i Comuni si tratta di una cascata di danaro fresco che permetterebbe di respirare evitando di tagliare servizi essenziali. Vista anche l’impossibilità di aumentare il monte impositivo.

Ma non è la sola operazione messa in campo dal nuovo management di Invimit, il cui presidente nazionale da poco insediatosi è l’ex presidente della Provincia di Brindisi e segretario regionale di Area Popolare, Massimo Ferrarese. Un po’ di ossigeno, infatti, giunge anche per le tanto tormentate casse delle Province rimaste, dopo la riforma di Graziano Delrio, con scarsezza di provvidenze e tanti debiti. Ecco allora il “Progetto Patrimonio Italia”, presentato alla fine del mese scorso, a Roma (anche se la notizia si è saputa solo ora), ai rappresentanti di Anci, Upi, Province e Città metropolitane non solo della Puglia. Anche a loro è stata prospettata la possibilità di liberarsi di alcuni immobili che entrerebbero nel patrimonio Invimit: nello specifico caserme dei vigili del fuoco, dei carabinieri, prefetture e questure. Sono beni di proprietà delle Province alle quali il ministero delle Finanze paga un fitto annuale. Ora, questi beni potrebbero entrare nella proprietà del fondo Invimit. Il fondo assicurerebbe una quota di dividendi ad investitori esterni e agli ex proprietari (Province e Città metropolitane) sostanziose somme per l’acquisto da parte della società pubblica. Non cambierebbe la destinazione d’uso in questo caso. Le Province non riscuoterebbero più gli affitti ma riceverebbero dalla vendita moneta sonante, anche se alienerebbero parte del loro patrimonio e con esso le manutenzioni obbligatorie.

«L’importanza di questa iniziativa – ha confermato lo stesso Massimo Ferrarese – rappresenta una concreta opportunità per gli enti territoriali, soprattutto alla luce della non facile situazione finanziaria in cui molti di essi versano».

Ruvo, che ha necessità di fare cassa, perché non pensa concretamente a questa soluzione?

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