Pasquale Chieco, supportato da Michele Emiliano: “A me le deleghe sullo sviluppo economico e l’agricoltura!”
Pasquale Chieco è consapevole che il 20 giugno 2016 occuperà, per cinque anni, il primo scanno di Palazzo Avitaja. Infatti, ha preannunciato che assumerà le deleghe per lo sviluppo economico, quindi per il comparto industriale, e per l’agricoltura: i due settori chiave dell’economia ruvese. Un parziale disvelamento di quella che sarà la sua Giunta è stato fatto nel comizio del 14 giugno alla presenza del Governatore della Puglia, Michele Emiliano. Una Giunta politica, una giunta che formerà senza accettare indicazioni perché è una sua prerogativa, ottenuta grazie al consenso popolare, attribuire le deleghe di cui, però, è garante: nel senso che se dovesse sbagliare nella scelta, sarà lui che perderà la faccia.
D’altronde Machiavelli scriveva, ne “Il Principe”, che la saggezza di un sovrano è rivelata dai ministri che sceglie quali suoi consiglieri, per cui Chieco è sicuro che sarà giudicato un “sindaco saggio”. Un sindaco che non ha mai rinnegato i propri principi a differenza di chi (leggi Antonello Paparella) ha sempre parlato di una giunta squisitamente politica ma poi,nel comizio di domenica 12 giugno, ha dichiarato che nominerà Assessori all’Urbanistica e alla Cultura, Sport e Turismo, rispettivamente l’architetto Mariangela Ciliberti e il professor Gianni Todisco, due “tecnici”. D’altronde cosa ci si può aspettare, secondo Chieco, da colui che, anche nel corso della partita a ping pong disputatasi domenica scorsa, 12 giugno, ha rivendicato il diritto di essere incurante delle regole del “fair play” solo perché ci si trova in campagna elettorale? Da colui che pretende di amministrare la cosa pubblica dal “basso” della sua inesperienza? Da colui che dileggia, calunnia altri speculando sull’”Affaire Cooperative”, ossia sugli espropri. Antonello Paparella asserisce che Chieco non voglia un confronto, perché ha paura…ma il Prof. ha tenuto testa a persone che nessuno vorrebbe trovarsi di fronte per la levatura intellettuale e professionale. Egli non vuole un confronto perché è inutile farlo con chi parla due lingue differenti: la politica e l’antipolitica.
Ma queste sono frasi dettate dal timore e dalla consapevolezza di perdere al ballottaggio – confermando l’esito del primo turno che lo vede in svantaggio di 900 voti – la stessa paura che attanaglia l’alter ego di Antonello Paparella, cioè il suo omonimo.
Matteo Paparella ha creato allarmismo tra gli impiegati comunali e quelli della Ruvo Servizi Srl sugli effetti dei pignoramenti sugli stipendi e sulle posizioni lavorative, paventando il rischio licenziamento. Nulla di più falso, come ribadito da Emiliano, in quanto giuridicamente inconcepibile. Ci saranno ridimensionamenti, è vero, ma sempre salvaguardando i diritti quesiti e comunque facendo il massimo perché alcuno non sia pregiudicato.
Ma la paura fa perdere, a volte, la lucidità di pensiero che doveva essere posseduta, in quel momento, da chi ha, invece, attaccato un assessore uscente, accusandolo di aver commesso abusi edilizi. Ecco la campagna del centro destra, di Antonello Paparella! Una campagna – e le campagne elettorali sono spesso specchio della psiche dei principali attori (leggi Chieco e Antonello) – colma di livore, invidia nei confronti del vincente, secondo Ninni, che non ha bisogno di chiedere apparentamenti con altri partiti e altre liste, come è successo al suo antagonista, a cui Mariatiziana Rutigliani e Vito Cantatore hanno risposto con un “No grazie!” Ma è logico, tuona Chieco, dal momento che la sua non è vera poltica – e lo attestano i numerosi “parametri zero”, che indicano coloro che non si sono neanche votati -dimostrando la fragilità dell’apparato che supporta Antonello. Ma è naturale tutto ciò, laddove non esista un progetto politico.
Cosa che, invece, vive, esiste con Pasquale Chieco, detto Ninni, di cui Emiliano ha tessuto un panegirico degno di un santo.
Ottimista, lucido, stratega, assertivo, acuto, organizzatore, colto: ecco il candidato sindaco di centro sinistra che ha lasciato impegni più remunerativi per dedicare il suo tempo al bene di Ruvo di Puglia, di cui sarà il protagonista principale.
Un protagonista che ammetterà anche “guest star”, come lo stesso Emiliano, alla cui porta Chieco busserà sovente. Emiliano che, come un Giove benevolo, convince Chieco, novello Marte, a perdonare chi ormai è già sconfitto, perché antepone i propri interessi a quelli dei ruvesi.
Emiliano conclude, poi, con l’appello a votare Ninni, un amico, un padre e una madre per ogni ruvese.