PARTONO SEGNALAZIONI E VERIFICHE PER ATTIVARE LA CALAMITÀ PER SICCITÀ
Partono le segnalazioni e le verifiche per il riconoscimento della calamità da siccità per il comparto agrumicolo, con le clementine che sono finite al macero, dopo essere state compromesse dalla mancanza di acqua che ne ha inibito l’accrescimento, con i costi di produzione anche per l’irrigazione di soccorso schizzati alle stelle. Ad affermalo è Coldiretti Puglia, in seguito all’assemblea degli agricoltori a Palagiano con gli assessori all’Agricoltura dei Comuni di Massafra Rosa Termite e di Palagiano Francesco Serra per l’avio delle procedure per l’attivazione della richiesta di calamità naturale causata dalla siccità.
Intanto, sono state anche gettate le basi dall’Assessorato regionale all’0Agricoltura per l’attivazione della Misura 23, la ex misura Covid, per dare un sostegno alle imprese agrumicole colpite da una pesante crisi di liquidità.
“Sono vitali iniziative importanti per rilanciare la produzione, ridare un giusto reddito ai produttori e stimolare i consumi. Distintività, qualità, accordi di filiera e lotta alle pratiche sleali per un giusto reddito, sono gli strumenti per rilanciare l’economia ortofrutticola”, dice Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia.
Mentre i lavoratori per la raccolta sono divenuti introvabili – insiste Coldiretti Puglia – al crollo dei prezzi degli agrumi in campagna corrispondono i prezzi stellari dei costi di produzione, a causa dell’irrigazione di soccorso che si è protratta dall’estete fino ad oggi, dei rincari per le operazioni colturali, dei costi energetici fino ai fertilizzanti.
“E’ necessaria l’istituzione di un tavolo agrumicolo permanente, considerato che la crisi del comparto è strutturale, e un Piano agrumicolo regionale che preveda il sostegno per nuovi impianti e una rigenerazione del patrimonio agrumicolo in provincia di Taranto”, conclude il presidente Cavallo.
Ma per ridurre la volatilità e stabilizzare i prezzi occorre – insiste la Coldiretti Puglia – realizzare rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti e l’avvio da parte della Regione dia avvio a un immediato piano promozionale del prodotto agrumicolo regionale, anche in accordo con la Distribuzione Organizzata.
Le imprese agricole impegnate nella produzione di agrumi in provincia di Taranto sono 1.041, il 9% del totale dell’imprenditoria agroalimentare jonica, con una produzione di clementine, arance e mandarini di 2,5 milioni di quintali – dice Coldiretti Taranto – un patrimonio da valorizzare attraverso un piano straordinario agrumicolo ed un sostegno al reddito. Intanto, la Puglia ha detto addio a oltre 8 milioni di piante di frutta fresca in Puglia negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, con il taglio maggiore che ha interessato limoni (-27%), arance (-23%), mele (-17%), clementine e mandarini (-3%).
Alle barriere commerciali si aggiungono i danni causati dalla concorrenza sleale – denuncia Coldiretti Puglia – con quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia che non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso spinto addirittura da agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea.
E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute, secondo il principio di reciprocità. La crisi della frutta italiana mette a rischio non solo la salute dei cittadini ma anche il futuro delle imprese agricole che hanno scelto di investire nel settore ortofrutticolo, il più gettonato dagli agricoltori under 40, conclude Coldiretti Puglia, nel sottolineare che si tratta di una nuova generazione di imprenditori che hanno assicurato in questi anni un apporto importante dal punto di vista dell’innovazione di prodotto e della sostenibilità delle coltivazioni che non possiamo ora permetterci di perdere.