Cultura

Ottant’anni dall’8 settembre 1943: l’inizio della Resistenza e l’esempio di Vincenzo Ficco

Ottant’anni fa l’armistizio dell’8 settembre 1943 spinse gli italiani a fare i conti con la propria coscienza. In pochi giorni, fu necessario decidere se assecondare l’occupazione tedesca della Penisola o dire basta al fascismo e alla guerra. Questa scelta pose i militari di fronte al dilemma della resa incondizionata ai tedeschi. La guerra voluta dal fascismo a fianco dell’alleato nazista si trasformava nella tragedia dei militari italiani rimasti impiegati sui fronti esteri senza istruzioni precise.

L’armistizio disorientò i militati, colti alla sprovvista dalla fine delle ostilità contro gli Alleati e allo stesso tempo dall’ordine di rispondere a qualsiasi attacco. Nei vari scenari di guerra, reparti e divisioni italiane cedettero le proprie armi ai tedeschi, sotto il ricatto di una eventuale rappresaglia dettata dalla collera suscitata dall’armistizio. In alcuni casi i militari si unirono ai partigiani, come accaduto in Grecia o Jugoslavia, altri ancora riuscirono a raggiungere l’Italia.

Altre formazioni militari dettero vita ai primi atti di resistenza contro la guerra e il nazifascismo. Tra queste vi fu la 51a Divisione “Siena” del Regio Esercito, all’interno della quale era inquadrato il ruvese Vincenzo Ficco, membro del 51° Plotone Chimico. La Divisione “Siena” era stanziata sull’isola di Creta sin dal settembre 1941, svolgendo compiti di presidio e controllo, condividendo la permanenza con i paracadutisti della 22a Divisione di fanteria “Sebastopoli”. Alla notizia dell’armistizio, le truppe tedesche radunarono i militari italiani nella fortezza di Creta, obbligandoli alla resa e alla consegna delle armi. Alcuni reparti della Divisione “Siena” si ribellarono, venendo sopraffatti negli scontri armati con i tedeschi. Vincenzo Ficco scomparve negli scontri di quei giorni sull’isola di Creta. La documentazione recuperata ha dimostrato la ricerca disperata del corpo da parte dei genitori, Biagio e Giuseppa Leone, nel corso degli anni, nonostante la dichiarazione di irreperibilità sancita dal Ministero della Difesa.

Pochi giorni dopo l’armistizio, la Divisione “Sebastopoli” si distinse per il massacrato di oltre 500 civili cretesi. Molti militari subirono la stessa sorte di Ficco, altri ancora furono deportati dalle isole greche su imbarcazioni poco adeguate che naufragarono nel Mediterraneo, portando alla morte di migliaia di militari italiani, tra i quali diversi ruvesi. Circa mezzo milione di militari italiani furono imprigionati dai tedeschi e deportati, assumendo la denominazione di IMI (Internati militari italiani). La ricerca ha attestato la presenza di un centinaio di IMI italiani, tuttavia questo numero potrebbe essere parziale e sottostimato.

Nel ricordo dei tragici giorni che seguirono all’8 settembre 1943, è necessario celebrare le scelte di resistenza dalle donne e degli uomini che dettero avvio alla Liberazione dal nazifascismo del nostro Paese. Una scelta che oggi come allora è rifiuto della guerra e lotta per la pace, i diritti, la democrazia e la giustizia sociale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza online. Accettando l'accettazione dei cookie in conformità con la nostra politica sui cookie.

Privacy Settings saved!
Impostazioni

Quando visiti un sito Web, esso può archiviare o recuperare informazioni sul tuo browser, principalmente sotto forma di cookies. Controlla qui i tuoi servizi di cookie personali.

Questi cookie sono necessari per il funzionamento del sito Web e non possono essere disattivati nei nostri sistemi.

In order to use this website we use the following technically required cookies
  • wordpress_test_cookie
  • wordpress_logged_in_
  • wordpress_sec

Rifiuta tutti i Servizi
Accetta tutti i Servizi