Cultura

"Onehand Jack", quando la fragilità diffonde potenti messaggi d'arte e d'amore

L’atrio di Palazzo Pirlo – Rubini o Regina, dal nome della famiglia che lo abita, ha ospitato ieri sera “Onehand Jack”, uno spettacolo musico – teatrale tratto da “Teatro 2” di Stefano Benni per la regia di Giordano Cozzoli, voce narrante, e la partecipazione di Floriana Caserio, voce , e Nico Buonsante al contrabbasso.

E’ lo spettacolo presentato dalla Scuola Teatrale e Musicale “To Play” nell’ambito della rassegna “Musica e Teatro nei portoni storici” di “Evoluzioni dicembre – gennaio 2016/2017” che intende valorizzare attrattori culturali poco conosciuti nella città.

L’atrio, con uno splendido giardino,  che ha ospitato lo spettacolo,  si è trasformato in uno dei tanti speakeasies delle metropoli dove convivono grandi virtù e grandi vergogne, povertà e ricchezza. Si è trasformato in quei luoghi pregni del fumo delle sigarette e degli aromi del whisky e del gin, in penombra, con i musicisti e i cantanti illuminati da un faro di luce, portatori di bellezza laddove sembra non ci sia. laddove sembra non batta il cuore, “un cuore affaticato e tenace” come il basso suonato dal Buonsante.

In uno di questi speakeasies nasce e fiorisce l’amore tra Onehand Jack , nato con una sola mano, e la cantante jazz non vedente, Sweet Misery: un amore puro, incontaminato e tenace perché anche nei luoghi più brutti, come la casa in cui abita Jack e in un lercio locale gestito da Big Omemmè Joe, un uomo di malaffare imponente e con il suo seguito di scagnozzi, si sognano cose grandi e nascono le cose più belle. Come è bella la musica che Jack, con una sola mano, trae dalle corde del bianco contrabbasso donatogli da un Dio “di colore” – per far prendere un bello spavento ai razzisti che andranno in Paradiso (ma vanno poi in Paradiso?).

Jack (Nico Buonsante) impara a suonare sudando, graffiando, piangendo, ridendo e di queste emozioni è intrisa la sua musica d’angelo a cui si lega la bellissima, limpida e a tratti graffiante voce di Floriana Caserio (Sweet Misery) che intona grandi classici come “Fever”, “At last”, The man I love”, “Why don’t you do right?”: brani che sono una pausa al monologo di Cozzoli, narratore che fuma, interagisce col pubblico ed emoziona.

“Quando il blues prende il timone possiamo fare cose che neanche immaginiamo”: è vero, perché il blues simboleggia l’ Io più autentico che va ascoltato e assecondato. Per vincere sul Male, qualsiasi apparenza assuma.

E’ quello che accade a Jack Onehand e Sweet Misery, che sono entrati in contatto col proprio cuore e hanno vinto su tutto con la propria fragile bellezza, la propria arte e l’intenso amore che li unisce.

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