OLGA BRUCOLI E LA TRAGEDIA SFIORATA PER COLPA DEL TROFEO DI CALENTANO: “PERSA LA MIA DIGNITA'”
E’ provata Olga Brucoli al telefono. Al di là della lettera, dell’azione di protesta giustamente espressa sui media e al protocollo, rimane l’imbarazzo da cittadino ruvese per il modo con cui è stata trattata.
Il Covid le ha lasciato strascichi pesanti e convive con una patologia che all’improvviso le fa perdere conoscenza. C’è la terapia immediata da seguire quando le vengono queste crisi, ma le è stato impedito di tornare a casa per colpa del “Primo Trofeo di Calentano”.
Nessun segnale di divieto, nessuna segnaletica ad annunciare la presenza di una corsa ciclistica domenica scorsa. I residenti si sono svegliati e hanno fatto i conti con la maggior parte delle strade bloccate. Bella iniziativa per valorizzare il borgo, certo, ma il diritto a uscire e a rientrare dalla propria abitazione non è da mettere in considerazione. Si è sentita lesa nella sua dignità, perchè non si è vista rispettare, aiutare. Barcollava ma le hanno detto che l’avrebbero denunciata, cercava il conforto del marito che è stato bloccato da chi doveva lavorare per la messa in sicurezza del borgo. Pessimo tutto!
Lesa la dignità di donna, di persona profondamente turbata dalla sua patologia che ha perso certezze e tutto sarebbe potuto finire peggio.
Tristezza profonda e inaudita e guai a metterla su altri aspetti, la valorizzazione, lo sport, la cultura, c’è da chiedere scusa e riflettere sul presente e sul futuro di tantissimi atteggiamenti che ledono alla nostra comunità.
Ecco la sua lettera:
“ll giorno 2 Luglio, verso le ore 17 mentre cercavo di recarmi, a bordo della mia autovettura, condotta da mio marito, presso la mia abitazione sita in Calentano in Via Torre Mascoli 19, mi veniva inibito l’accesso ala pubblica via dalle transenne presidiate dalla Polizia Locale di Ruvo di Puglia, per una gara ciclistica in corso, di cui la maggior parte degli abitanti del borgo non era a conoscenza, dato che non vi era nessun avviso ufficiale.
Io sottoscritta segnalavo, pertanto, alla polizia locale che avevo necessità di tornare a casa per un malore, e mi veniva indicato un percorso alternativo, ma venivo nuovamente bloccata dagli organizzatori della stessa gara.
Constatato, pertanto, che non c’era nessuna via di accessi/fuga, dopo aver spiegato che avevo urgenza e necessità di tornare a casa per assumere i miei farmaci poiché ero in procinto di perdere i sensi, mi veniva nuovamente vietato di oltrepassare ogni accesso nonostante fosse già passata l’auto di fine gara.
Allora decidevo di scendere dall’auto e raggiungere la mia abitazione a piedi poiché distante pochi metri, ma nonostante ciò e nonostante stessi barcollando per il malore in corso, un organizzatore mi minacciava di denunciarmi perchè stavo camminando al bordo strada.
Con fatica e molto affanno individuavo un gruppo di persone e chiedevo loro aiuto, ma dopo pochi secondi svenivo.
Nonostante cercassero di rianimarmi, rimanevo priva di sensi per parecchi minuti. I presenti avvisavano telefonicamente mio marito che era rimasto dietro le transenne ignaro di tutto e che saputo dell’accaduto e sceso dall’auto veniva bloccato da uno degli organizzatori o comunque addetti che dichiarava di non ritenere importante che io fossi inerme stesa sull’asfalto.
Nel frattempo io giacevo prima di sensi alla mercè e alla vista di chiunque.
I presenti chiamavano l’ambulanza, ma vista la mia patologia già nota, mio marito segnalava loro l’inutilità del ricovero in ospedale e una volta ripresi i sensi venivo accompagnata da un’auto comunale a casa.
Non posso che segnalare la frustrazione e l’umiliazione per aver subito quanto sopra che ha messo a rischio la mia salute ed incolumità a causa di disinformazione e scarsa organizzazione. Ritengo grave non lasciare un percorso alternativo di accesso e non permettere ai residenti di rientrare a casa Resto rattristata dalla poca sensibilità avuta nei miei confronti a causa della quale non mi è stato permesso di andare a prendere le mie medicine a casa mia, nonostante il mio repentino passaggio non avrebbe creato pericoli a terzi, per essere già transitata l’autovettura di fine gara e non posso non considerare che farmi permanere priva di sensi sulla strada sia in conflitto con i buoni principi dello sport”.