Obbligatoria l’origine in etichetta per conserve, pelati e altri derivati del pomodoro
Con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro agricoltori e consumatori hanno un strumento efficace per smascherare l’inganno dei prodotti coltivati all’estero e importati per essere spacciati come italiani.
Scaduto il termine di 120 giorni previsto per l’entrata in vigore, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro «si potrà mettere un freno alle importazioni selvagge dall’estero che solo nel primi 5 mesi del 2018 sono cresciute di un ulteriore 15%, una invasione straniera di ben 86 milioni di chili di derivati di pomodoro provenienti nell’ordine da Stati Uniti, Spagna e Cina» denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele.
«La Puglia è nel leader nel settore del pomodoro, con il 40 percento del pomodoro italiano prodotto in Capitanata. La provincia di Foggia conta 3.500 produttori– aggiunge il Presidente Cantele – che coltivano mediamente una superficie di 32 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una P.L.V. (Produzione Lorda Vendibile) di quasi 175.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d’Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita».
I prodotti Made in Italy ottenuti con pomodori coltivati e trasformati in Italia – spiega la Coldiretti – saranno finalmente riconoscibili sugli scaffali dalla dicitura “Origine del pomodoro: Italia”. Per consentire lo smaltimento delle scorte – continua la Coldiretti – i prodotti che non soddisfano i requisiti previsti dal decreto, perché immessi sul mercati sul mercato o etichettati prima dell’entrata in vigore del provvedimento, possono essere commercializzati entro il termine di conservazione previsto in etichetta.
«Si tratta di un’attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall’estero – segnala Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – sono arrivati nel 2017 ben 170 milioni di chili di derivati di pomodoro che rappresentano circa il 25% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco. Un fiume di prodotto che per oltre 1/3 arriva dagli Stati Uniti e per oltre 1/5 dalla Cina e che dalle navi sbarca in fusti da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare come italiano».
Le Forze dell’ordine svolgono una straordinaria attività di controllo che in questa fase va ulteriormente intensificata «perché la maggior parte degli stabilimenti della trasformazione non sono in Puglia – conclude il Direttore Corsetti – pertanto, tutta la filiera deve farsi garante di origine, trasparenza e tracciabilità».
Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia – precisa la Coldiretti – dovranno infatti avere d’ora in poi obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
- a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
- b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
La nuova normativa entra in vigore mentre si sta concludendo la campagna di raccolta del pomodoro in Italia che quest’anno dovrebbe assicurare un raccolto attorno a 4.750.000 tonnellate, con una buona qualità in termini di gradi Brix, ovvero di contenuto zuccherino, ma rese all’ettaro sotto le medie degli ultimi anni. Si tratta di una attività che – sottolinea la Coldiretti –impegna in moto in Italia una filiera di eccellenza del Made in Italy che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e 10.000 addetti, che esporta 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo. L’Italia è il principale produttore dell’Unione Europea dove le previsioni riportano un calo produttivo complessivo del 14%, con riduzioni superiori al 20% in Spagna e Portogallo. A livello mondiale il calo della produzione sarebbe meno sostenuto (-6,6%), nonostante la previsione di un meno 40% per la produzione cinese di pomodoro da industria, mitigata da un +14% della produzione californiana. Oggi – conclude la Coldiretti – in Italia si consumano conserve di pomodoro per circa 30 chili a testa all’anno di a casa, al ristorante o in pizzeria secondo le stime della Coldiretti e ad essere preferiti, sono stati nell’ordine le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati.