Attualità

“Non siamo pacchi postali”. Sale la protesta di 12 anziani

La casa di riposo “Spada” presto sgomberata per lavori. Gli ospiti traslocheranno. Sul tavolo del Sindaco Ottombrini un problema sociale che si riflette anche sui posti di lavoro degli operatori sociosanitari
Elisabetta, 78 anni, non trattiene le lacrime: «Io sempre vissuto qui. Dove andrò a finire? Chi si prenderà cura di me?» Operatori sanitari, infermieri e i parenti degli altri anziani ospiti della casa di riposo comunale «Maria Maddalena Spada» cercano di consolarla ma anche sui loro visi c’è molta incertezza.
Entro il 31 agosto, i 12 anziani ospiti della casa, molti ultranovantenni, almeno tre non autosufficienti, devono lasciare il reparto di lungodegenza dell’ex ospedale cittadino dove, da marzo 2013, è stata trasferita la casa di riposo. Nella storica sede dello «Spada» sono in corso i lavori di ristrutturazione che, dicono da Palazzo Avitaja, non finiranno prima di gennaio prossimo. E adesso stanno per partire anche i lavori al secondo piano dell’ex ospedale, dove appunto risiedono temporaneamente gli anziani: la Regione ha dichiarato inagibile la struttura, mentre la Asl, per non perdere un finanziamento già acquisito, deve fare partire quanto prima il cantiere.
Così, dal primo settembre, la struttura deve essere sgomberata e gli anziani ospiti resteranno sennza «casa».
Secondo l’amministrazione comunale, gli anziani dovranno essere trasferiti in altre case di riposo, in attesa che finiscano i lavori allo «Spada». La giunta avrebbe assicurato anche un contributo alle rette e un impegno a trovare per tutti strutture con posti letto disponibili.
Ma i familiari non ci stanno. «La vita di questi anziani è fatta di poche cose, le loro abitudini, le conoscenze e le amicizie che sono nate qui, il rapporto di fiducia con gli infermieri e gli operatori. Per loro un trasloco sarebbe un trauma troppo forte. E poi, dove andranno a finire? A Ruvo? A Bisceglie? A Molfetta? E come faremo noi parenti ad andarli a trovare? Per molti di loro – sottolineano i familiari – il trasferimento significherà solitudine e abbandono».
Riprende un altro dei parenti: «Abbiamo parlato con il sindaco che ci ha assicurato un aiuto economico. Ma qui non si tratta di soldi. Qui si tratta di persone. E un problema umano». L’altra faccia di questo problema umano sono i posti di lavoro a rischio. La casa è gestita dalla partecipata «Ruvo Servizi», che ha impiegato nove operatori sociosanitari, un infermiere, un ausiliario e altri dipendenti che si occupano della lavanderia e della cucina.
I lavoratori si stringono nelle spalle e parlano a mezza bocca di licenziamenti, cassa integrazione, contratti di solidarietà. «Una situazione difficile – ammette l’assessore al Bilancio Salvatore Di Rella -. Siamo tuttavia in trattativa, con i sindacati e non solo, per trovare una soluzione ponte, che permetta di traghettare i lavoratori fino alla riapertura dello “Spada”. La “Ruvo Servizi” non ha alcuna intenzione di tagliare di netto un intero ramo d’azienda né di mandare a casa nessuno».
Fonte “La Gazzetta del Mezzogiorno”

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