Nicola Summo, il papà di Antonio: "Mi manca lui e la sua musica. Che non accadano mai più simili tragedie!"
Oggi, 12 agosto, è un mese esatto dal giorno più triste per tutta la Puglia, dal giorno in cui ventitre persone hanno perso la vita nello scontro tra due treni nella tratta Corato – Andria.
Tra coloro che hanno preso quei treni, vi era il giovane Antonio Summo, di ritorno da Andria, dove aveva seguito dei corsi di recupero.
Gabriella De Matteis, giornalista di “Repubblica.it”, ha intervistato Nicola Summo, il papà di Antonino, il gigante buono.
Quello che manca a papà Nicola è la musica della tromba suonata da Antonio, quale colonna sonora al suo quotidiano lavoro: “Nella mia azienda realizzo mobili su misura. La nostra casa è al piano di sopra. E sa qual è la cosa che mi fa più male? Non sentire quando sono al lavoro la musica di Antonio, il suono della tromba con la quale si esercitava sempre, il silenzio mi ricorda che lui non c’è più”.
Antonio era stato ammesso, pochi giorni prima della tragedia, al Conservatorio: un obiettivo raggiunto grazie allo studio intenso che lo portava a trascorrere ore in una delle tante scuole di musica di Ruvo di Puglia, città di musicisti.
Ma Antonio amava anche giocare a calcio; era vivace, allegro, un punto di riferimento per il fratellino Pasquale, come ama ricordare suo padre.
Nicola, una persona mite, che piange con composta dignità il figlio e non ha parole dure nei confronti dei presunti responsabili, anche se pretende assoluta serietà nelle indagini. Anzi, Nicola considera Vito Piccarreta, il capostazione di Andria, la “ventiquattresima vittima”. Perché l’errore umano è comprensibile, ma quello che non ammette è la scarsa attenzione da parte della Ferrotramviaria Spa nell’assicurare standard minimi di sicurezza sulla sua linea, nel tratto che va da Corato a Barletta.
Qui Nicola è deciso, non ammette repliche, tanto che confida che al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante l’incontro all’Istituto di Medicina Legale di Bari, ha chiesto che tali incidenti non devono accadere mai più, sollecitando in tal modo gli alti vertici dello Stato a una maggiore e costante presenza nel garantire che i servizi pubblici siano efficienti e, soprattutto, sicuri.
Ora Nicola e la sua famiglia si recheranno a San Giovanni Rotondo, con la speranza che la fede in Dio e in San Pio dia loro un po’ di forza per sopportare il vuoto “fisico” lasciato da Antonio.
Perché, in realtà, lui, il piccolo “gigante buono” è sempre con i suoi cari e nella musica, nella melodia di un pianoforte, di una tromba che, in ogni quartiere di Ruvo di Puglia, si sentono e si ascoltano sempre.