NEVE E GELO: LA SITUAZIONE NEI VIVAI E NELLE SERRE DI RUVO DI PUGLIA
Emergenza neve e gelo, emergenza economia agricola.
I dati diffusi dalla Coldiretti sono drammatici: secondo una prima timida stima sono state bruciate centinaia di milioni di euro di ortaggi, latte, serre, vigneti e agrumeti.
Un duro colpo, soprattutto per le comunità a forte vocazione agricola come Ruvo di Puglia. Dopo aver ascoltato il grido di rabbia dei fratelli Cucumazzo, imprenditori agricoli, Ruvesi.it ha raccolto le testimonianze di vivaisti e floricoltori della nostra città.
«Nel nostro settore, neve e gelo – racconta Michele Cantatore della “Vivai Cantatore – non possono essere combattuti ma si possono attenuarne i danni.
Chi coltiva piante stagionali o da interno e chi possiede serre riscaldate con gasolio, metano o sansa, può evitare danni strutturali riscaldando quanto più possibile le serre. Un’operazione da fare già dal giorno prima della prevista nevicata: in questo modo la neve si scioglie al solo contatto del rivestimento in plastica, evitando che si formi il ghiaccio. Ovviamente è possibile fare questo solo su strutture che tollerano pochi centimetri di neve – massimo quindici – anche se molte serre sono predisposte a “sopportare”, in media fino ai 25/30 centimetri di manto nevoso.
I problemi nascono quando si supera questa soglia. A questo punto, la soluzione drastica è quella di tagliare o rimuovere le strutture plastificate, facendo gelare le coltivazioni sotto serra: in tal modo si evitano danni permanenti e più onerosi alle strutture stesse.
Nel mio settore specifico, questo non avviene. Infatti disponiamo di strutture “a freddo”, cioè di serre che non sono riscaldate in quanto atte al ricovero di piante che non necessitano di temperature molto calde per crescere ma devono essere riparate, in inverno, da eventi atmosferici eccezionali, come quello di questi giorni. In questo caso, la soluzione è tagliare i teli plastificati per evitare che il peso della neve faccia implodere su sé stessa la serra stessa. Per fortuna, visto il rigoroso collaudo delle strutture in fase di realizzazione, anche questa volta abbiamo evitato il disastro per un pelo, dato che le strutture hanno retto, sia pure al limite.
Per le piante fuori serra, pari al 95% della nostra produzione, non si può fare altro che aspettare lo scioglimento naturale della neve e del ghiaccio. Infatti, la rimozione di neve e ghiaccio dalle piante, di qualunque dimensione siano, potrebbe essere dannosa perché l’apparato fogliare è letteralmente congelato e, quindi, si rischierebbe di spezzarlo con esiti fatali per la maggior parte delle piante.
Con queste precauzioni adottate, non ci sono stati grossi danni. Almeno questa volta, almeno per ora».
Non è stato così per Giovanni Campanale della Greentecnic del papà Nicola.
«Purtroppo, la situazione non è delle migliori: 40% di colture danneggiate! Agrumi, piante fiorite come la lantana, la poligona, l’eugenia. Le altre piante, come la strelitzia, i bonsai, la bouganvillea sono state messe al riparo, in serra o nei locali adiacenti».
Soprattutto alti costi di riscaldamento sono stati sostenuti da Franco Lovino della “Florovivaistica” e da Alessandro Pagano della “Florpagano”.
«Per limitare i disagi – racconta Lovino – abbiamo portato all’interno il maggior numero di piante, solitamente presenti all’esterno. Aspettiamo il disgelo, prima di fare la conta dei danni. Di sicuro, abbiamo dovuto tenere acceso il riscaldamento molto di più rispetto al dovuto, per cercare di sciogliere la neve. Unico danno un vetro rotto, ma nulla di particolare».
«Non abbiamo avuto nessun danno in questi giorni – rassicura Pagano – perché abbiamo preventivamente riscaldato le serre, sostenendo però alti costi riguardanti energia e riscaldamento».