Politica

NASCE IL GOVERNO MELONI. PUGLIA RAPPRESENTATA DA FITTO E MANTOVANO

La Puglia sorride, la Basilicata piange. È questo, in sintesi, il bilancio «geografico» prodotto dall’illustrazione del nuovo governo Meloni. I conti sono presto fatti: il Tacco, che non vantava ministri nell’esecutivo Draghi, incassa una doppia nomina salentina. Quella dell’ex governatore Raffale Fitto agli Affari europei e Pnrr e quella di Alfredo Mantovano – cattolico, magistrato e da quattro anni consigliere della Corte di Cassazione – a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nel solco di una recente tradizione che, in quel ruolo, ha spesso premiato proprio i pugliesi.
Dall’altra parte, invece, l’amaro lucano della «quota zero». Dopo aver espresso due ministri di straordinaria rilevanza come Luciana Lamorgese agli Interni e Roberto Speranza alla Salute, la Basilicata non raccoglie infatti nulla dalle nuove indicazioni e spera nella complessa infornata dei sottosegretari da cui la Puglia pescherà quasi certamente altri assi.
Terminato, almeno parzialmente, il toto-nomi resta la sfida politica. Particolarmente delicata quella di Fitto – copresidente del gruppo europeo dei Conservatori e riformisti (Ecr) – che saluta la nomina con un tweet: «Dal giorno dopo le elezioni – scrive – eravamo consapevoli tutti, Giorgia Meloni in testa, che il momento è difficile e non bisognava perdere tempo. Da domani il Governo sarà già al lavoro! Ringrazio Giorgia per la fiducia, sono onorato ma anche consapevole della responsabilità». Uomo di collegamento tra Roma e Bruxelles, a Fitto spetterà il difficile compito di tenere una linea che si annuncia europeista sui grandi temi (a cominciare dal conflitto ucraino) ma critica nel merito di molte questioni, con aperture di credito a Ungheria e Polonia senza però compromettere gli equilibri nella stanza dei bottoni. Non meno complesso sarà poi completare l’altro capitolo, quel del Piano nazionale di ripresa e resilienza su cui. nei giorni scorsi. si è consumata l’unica polemica fra l’entrante (Meloni) e l’uscente (Draghi) con accuse di ritardi e secche smentite. All’appello mancano ora solo i sottosegretari. Poi, si apriranno davvero le danze.

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