MUSEO JATTA, ITALIA VIVA: “UNA BRUTTA STORIA”
Nota del coordinamento cittadino di Ruvo di Puglia di “Italia Viva”.
Apprendiamo dai giornali Ruvesi.it prima e dalla Gazzetta del Mezzogiorno e dal quotidiano La Repubblica del prolungamento della chiusura del Museo Nazionale Jatta e dello spostamento, a Bari al Castello Svevo, di 25 importanti vasi del Museo stesso.
Una chiusura legata a lavori di ristrutturazione, grazie ad un finanziamento del MIBACT, necessari da anni, noti alla cittadinanza ed agli amministratori comunali sin dal loro insediamento, la cui durata si dice, terminerà a fine 2021 ma a leggere le cose da farsi e l’impegno economico destinato (un milionecentomila euro) certamente si prolungherà, per non si sa, quanto ulteriore tempo.
La domanda che ora ci poniamo. Premesso che, il Museo Jatta è il principale attrattone turistico culturale della città, che ha sempre dato lustro nel mondo alla nostra bella cittadina e ha creato flussi turistici utili alla nostra comunità e opportunità alla nostra economia, perché gli amministratori locali non si sono impegnati in questi ultimi anni a trovare una soluzione transitoria che mantenesse qui fruibile questo inestimabile patrimonio archeologico che tutto il mondo ci invidia?
E viene da pensare che, tra le tante notizie che leggiamo oggi giorno che ci riguardano come cittadini e che riguardano il nostro patrimonio storico artistico e archeologico, che lo stesso sia gestito da persone che sembrerebbero usarlo più come merce di scambio per ambizioni personali che non come simbolo identitario di una intera comunità cittadina.
Questi i fatti. Ora noi ci chiediamo:
E Ruvo in tutto questo? I cittadini sono stati informati di queste decisioni? Sono stati ascoltati? Sono stati messi a conoscenza di quale sarà il progetto che garantirà il raggiungimento dello “standard di museo contemporaneo”?
Ma se questo non bastasse, c’è qualcosa di più grave per noi ruvesi:
sapere che la concertazione tra l’amministrazione comunale e gli uffici regionali del Ministero (se mai c’è stata) ha portato ad una decisione passata sotto silenzio anche da parte di tutte quelle associazioni, da tutti quei cultori dell’archeologia, sedicenti intellettuali che non si sono interessati minimante di fermare questo scippo, seppur temporaneo come si afferma, e non hanno provveduto a elaborare proposte utili ad individuare un luogo che potesse essere reso idoneo ad ospitare i 20/25 pezzi più importanti (quelli sulle colonnine, per intenderci) per una mostra temporanea a Ruvo.
Ex Convento dei domenicani, locali del centro immigrati, sede della ex ragioneria di Palazzo Avitaja di prossima apertura: possibilità ragionevolmente valutabili piuttosto che privare la cittadina della presenza preziosa di un pezzo di storia e di antica ricchezza per cui è conosciuta in tutto il mondo, per cui ha visibilità e notorietà. Il troppo tempo che sicuramente ci vorrà per l’esecuzione dei lavori (viste le lungaggini burocratiche e le lentezze già sperimentate per l’esecuzione dei lavori pubblici), porterà l’attenzione e il turismo culturale fuori dal nostro territorio con le conseguenze ed il rischio che, i vasi non tornino più indietro…
Fantasia? Banalità? Quel che è certo, è che i tempi sono lunghi e la gestione per nulla chiara.
E intanto non si può restare indifferenti
E se l’ostacolo è il finanziamento per l’allestimento dello spazio museale temporaneo, l’amministrazione si sarebbe dovuta mettere al lavoro nella ricerca di finanziamenti pubblici o altri canali.
Noi di Italia Viva pensiamo che una strada possibile possa essere quella della ricerca di uno spazio espositivo alternativo temporaneo e iniziative di fundraising tra i privati e tra le aziende, tra gli industriali e i commercianti di Ruvo, per una causa nobile di identità territoriale e di grande valore sociale, che porterebbe lustro alla città ma anche opportunità di sviluppo e lavoro per i nostri giovani che invece stanno sempre più lasciando il paese.
Coordinamento Italia Viva
Ruvo di Puglia
Ma i vasi di chi sono? Del Comune, dello Stato? Giusto per sapere.